È lunedì, e quindi ci sono i sondaggi di Swg per il tg di La7. Dopo qualche flessione delle scorse settimane, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, pur essendo al centro delle polemiche per il caso riguardante Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove, ha recuperato un po’ di terreno. A crescere di più, però, è il Partito democratico di Enrico Letta che, sempre secondo le rilevazioni dell’istituto di ricerca, verrà sostituito da Stefano Bonaccini alla guida.
Chi, invece, ha perso di più è Forza Italia di Silvio Berlusconi, seguita a ruota dal MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte e dalla Lega di Matteo Salvini, che segnano lo 0,3% in meno rispetto alle proiezioni di una settimana fa. Tornando allo schieramento dem, secondo gli intervistati, con il nuovo segretario (o segretaria) il Pd potrebbe rilanciarsi, un sentimento che va in controtendenza rispetto a quattro anni fa, quando si stava decidendo il sostituto di Matteo Renzi che, ora, assieme a Carlo Calenda, nel terzo polo, secondo i sondaggi, perde qualcosina ma respira per il “tracollo” degli azzurri e del Cavaliere.
Ad animare il dibattito pubblico e politico in quest’ultima settimana sono stati, nel bene e nel male, Fratelli d’Italia, il partito della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni, e il Partito democratico di Enrico Letta, quasi arrivato alla fine della sua avventura come segretario dello schieramento dem. L’ironia della sorte ha voluto che, anche per i sondaggi – in questo caso quelli di Swg per il tg di La7 – le due compagini siano state le protagoniste (solo in positivo).
Non hanno avuto effetto, insomma, né le richieste di dimissioni da parte delle opposizioni per i due esponenti meloniani Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove, che avrebbero divulgato informazioni coperte segrete, né gli attacchi dei coinquilini più famosi d’Italia nei confronti dei quattro deputati del Pd – la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai – che sono andati a trovare Alfredo Cospito, quando ancora era detenuto al 41 bis dell’istituto penitenziario di Sassari (è ancora in regime di carcere duro, ma è a Opera, a Milano), che ha dei contatti con i mafiosi che vorrebbero che proseguisse la sua battaglia per la revoca dell’istituto.
E non hanno avuto effetto, dicevamo, perché, dopo settimane in cui i consensi calavano, ora entrambi i partiti li hanno visti crescere. Dal 30 gennaio, FdI ha recuperato lo 0,2% ed è arrivato al 30,6%, il Pd, invece, ha aumentato le percentuali di più di mezzo punto (0,6% per la precisione) ed è ora al 14,8%. Un bel balzo in avanti che fa bene al morale, e che avvicina anche il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte.
I pentastellati, infatti, perdono lo 0,3% dei consensi in una settimana e sono più distanti dalla premier e più vicini agli ex alleati (con cui, comunque, corrono per le regionali in Lombardia, ma non nel Lazio di domenica e lunedì prossimo), con il loro 17,5%. Perde la stessa percentuale, tra l’altro, anche la Lega di Matteo Salvini, che ora è fotografata di nuovo sotto il 9%, precisamente all’8,7%, e nonostante l’approvazione in Consiglio dei ministri della battaglia storica dell’autonomia differenziata.
A crollare di più, però, è Forza Italia di Silvio Berlusconi: una settimana fa, i forzasti galleggiava sul 6,8%, oggi sono tornati al 6,4%, e poco centrano le parole del Cavaliere che, secondo quanto dicono da Repubblica, avrebbe preferito appoggiare Letizia Moratti ad Attilio Fontana per la guida del Pirellone, ma che soprattutto si sta andando troppo destra con le politiche del governo.
Non vanno bene le cose neanche al terzo polo, quindi ad Azione e Italia Viva, di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che invece l’appoggiano per davvero l’ex vicegovernatrice della Lombardia alle regionali. Dal 30 gennaio, i due ex dem, le Ferrari per come la pensa l’ex premier fiorentino, hanno lasciato per strada un decimo di percentuale e sono scesi all’8,1% – hanno comunque guadagnato qualcosa sul Carroccio e anche sugli azzurri.
Tra chi oscilla sopra e sotto la soglia di sbarramento, l’alleanza tra Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, perdono lo stesso tanto del terzo polo e sono al 3,5%, mentre +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, che pure aveva raggiunto la fatidica soglia del 3% qualche settimana, pur rimanendoci dentro, cede lo 0,2% e ci arriva giusta giusta ora.
Il segno positivo, poi, si può notare anche nelle percentuali di consensi di Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore (e giornalista) pentastellato, avanti dello 0,3% e al 2,3%, meglio di Unione Popolare di Luigi De Magistris, l’ex sindaco di Napoli, che rimane al 2% totale. A rimanere uguale, in ultima istanza, è anche la percentuale di chi non andrebbe a votare nella remota ipotesi si dovesse tornare alle urne a breve: come la scorsa settimana, infatti, gli astensionisti sarebbero ancora il 37% degli aventi diritto.
In attesa che nei circoli si concludano le votazioni che ufficializzeranno chi arriverà al rush finale per la segreteria del Partito democratico, secondo un’altra rivelazione sempre di Swg per il tg di Enrico Mentana, Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, è preferito alla sua ex vice, Elly Schlein, da molti degli elettori.
Con il 48% delle preferenze contro il 38% della deputata, infatti, potrebbe essere lui a prendere il posto del dimissionario Letta. Di molto distaccati ci sono gli altri candidati: Gianni Cuperlo verrebbe votato dal 10% degli intervistati e Paola De Micheli da appena il 4%.
Un commento su questi dati, ma anche su quelli che stanno facendo litigare i dem in corsa, lo ha fatto Pina Picierno, vicepresidentessa del Parlamento europeo e seconda di Bonaccini: “Parlano i numeri – ha detto -, siamo avanti di oltre 13 punti percentuali. E siam fiduciosi che da qui a domenica questo vantaggio si allargherà ulteriormente. D’altro canto, come evidenziano anche i sondaggi odierni, sta ulteriormente crescendo il potenziale espansivo di Bonaccini. Per cui è ragionevole attendersi che il voto alle primarie del 26 febbraio rafforzerà ulteriormente l’affermazione che sta già ottenendo in modo netto tra gli iscritti“.
Su cosa succederà all’indomani della giornata ai gazebo, gli elettori dem intervistati da Swg hanno le idee poco chiare. Per il 37% di loro, infatti, con la nuova guida il partito del Nazareno si rilancerà (nel 2019, alla stessa domanda, solo il 30% pensava che le cose sarebbero migliorate), il 33%, invece, è meno fiducioso ed è dell’idea che, anche con un nuovo segretario, le correnti e i litigi rimarranno gli stessi (quattro anni fa, quando Renzi abbandonò la nave, lo credeva il 34% dei simpatizzanti dem).
Ancora, il 17% (contro il 22% del 2019) pensa che l’opposizione al governo con una nuova figura al posto del deputato pisano sarà più incisiva, mentre per il 3%, l’1% in meno delle ultime primarie, crede che il Pd sia destinato a scomparire qualcun sia il nuovo segretario. Infine, il 10%, come quattro anni fa, non ha una posizione netta sull’argomento.
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