Il Partito democratico cede il secondo posto nei sondaggi e viene sorpassato dal MoVimento 5 stelle, sempre più in ripresa da quando è caduto il governo di Mario Draghi, la cui crisi è stata scatenata proprio da decisione del presidente, Giuseppe Conte. Il terzo polo, però, quello di Carlo Calenda e Matteo Renzi, due dei più forti sostenitori dell’ex banchiere centrale, mantengono la quarta posizione, tenendo a distanza la Lega di Matteo Salvini, uno dei partiti della maggioranza dell’attuale esecutivo, guidato da Giorgia Meloni.
Ecco, la leader di Fratelli d’Italia continua a crescere assieme al suo partito, quasi arrivato al 30% nelle rilevazioni. Guadagna anche l’Alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, mentre scende +Europa. Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone, invece, è l’unico partito che rimane stabile.
Non si sente neanche il minimo scricchiolio dallo scranno più alto di Palazzo Chigi. Piuttosto, la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni, si libra in aria, vola. E su quella sedia pesante, che l’Italia le ha consegnato il 25 settembre, alle elezioni politiche, ci si accomoda per fare il suo lavoro, come deve essere fatto – per lo meno: questo è quello che pensano il 29,4% degli elettori intervistati dal sondaggio di SWG per Tg La7. Chiaro, quando non è impegnata nei viaggi, sempre di lavoro.
Tra Bruxelles e Sharm el Sheikh, in mezzo un Consiglio dei ministri per approvare la nota di aggiornamento al Def, la premier ha già mostrato di che pasta è fatta. E quali sono i suoi obiettivi, in politica estera, ma soprattutto per quanto riguarda il caro bollette. Poi si ci sono due piccoli provvedimenti, quello anti rave e quello di lasciare in mare tutti i migranti non ritenuti fragili, che hanno generato un po’ di polemiche. Senza scalfire la sua tenuta sondaggistica, però.
Non quella degli alleati, in effetti. La Lega di Matteo Salvini, infatti, così come Forza Italia di Silvio Berlusconi, che già avevano lasciato il passo a un inarrestabile, fino a quel momento, terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, perdono ancora lo 0,2%, e a testa. Il Carroccio, sempre secondo il sondaggio del telegiornale di Enrico Mentana, è fotografato al 7,7%, mentre i forzisti scendono al 6,3%, appena 2,3 punti percentuali in più dell’Alleanza Verdi e Sinistra, che cresce.
Come cresce pure il MoVimento 5 stelle che, ormai, ha superato e staccato il Partito democratico: e questa è la vera novità dei dati di oggi. Con lo 0,5% in più di una settimana fa, lo schieramento di Giuseppe Conte, oltre a essere quello che ha acquisito più consensi, arriva al 16,8%, mentre il Pd del segretario Enrico Letta ha sicuramente vissuto momenti migliori e tocca ora il 16%, meno di 0,3 punti percentuali rispetto al sondaggio precedente.
Poi, dicevamo, ci sono i due ex dem, che tra l’altro hanno appena imbarcato – ufficialmente e ufficialmente da soli – Letizia Moratti per candidarla alla guida di Palazzo Lombardia, dove potrebbe vedersela sia con il suo ex “capo”, Attilio Fontana, sia con l’economista e ora senatore del Pd, Carlo Cottarelli. Ecco, Azione e Italia Viva perdono lo 0,2%, ma sono comunque all’8,4% – ben lontani dalla doppia cifra a cui voleva arrivare Calenda per le elezioni, in effetti.
Fuori dal Parlamento perché non arrivati alla soglia di sbarramento ci sono poi +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino e Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone. A voler essere sinceri, però, il segretario del partito alleato del centrosinistra, alla Camera è riuscito a essere eletto, mentre l’ex radicale no, e anche ora potrebbero avere lo stesso problema, considerato che sono scivolati al 2,7%.
Un punto e due in più rispetto all’ex senatore del movimento di Beppe Grillo che, comunque, ha ancora tempo per farsi vedere dalla gente e farsi amare. Certo, fra un po’ non ci sarà più l’onda dei no vax da cavalcare, ma c’è una simil Brexit che potrebbe diventare un pretesto per guadagnare consensi. Tutto dipenderà, ovviamente, da come andranno le cose con la questione energetica. Perché se l’aiuto più grande dovesse arrivare dall’Unione europea sarebbe piuttosto difficile far credere agli italiani che uscirne, come hanno fatto dolorosamente in Gran Bretagna, potrebbe avere più benefici che svantaggi.
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