L’ultima Supermedia dell’anno di YouTrend per Agi, la media dei sondaggi della settimana, regala a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni un balzo in avanti di un punto percentuale, confermando anche a fine anno il trend che ha portato il partito al governo e la sua leader a diventare la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana.
Ma se loro possono gioire, non può fare altrettanto il Partito democratico di Enrico Letta, ancora una volta in discesa libera e, adesso, finito dentro con tutte le scarpe anche nello scandalo che ha coinvolto diversi politici del Parlamento europeo, quello rinominato Qatargate. Male, tra l’altro, anche la terza forza della maggioranza di governo, Forza Italia, che in 14 giorni, ha perso mezzo punto secondo i sondaggi.
Il regalo che hanno fatto gli italiani a Giorgia Meloni e alla sua creatura, che ormai ha dieci anni, Fratelli d’Italia per Natale è stato un bel balzo in avanti nei sondaggi, che già li vedevano primeggiare da tempo. Nonostante, infatti, ci sia ancora una manovra finanziaria da approvare – ancora non sono manco iniziate le discussione sulle intenzioni di voto alla Camera -, in due settimane, stando alla Supermedia di YouTrend per l’Agi, il partito della presidentessa del Consiglio è cresciuto di un punto percentuale, arrivando al 30,6% dei consensi.
Saldo al secondo posto, poi, c’è il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che non ha né perso, né guadagnato consensi (ed è al 17,2%) se non in confronto agli avversari politici. Perché sì, lo scarto con FdI è maggiore in negativo rispetto a quattordici giorni fa, ma anche quello nei confronti del Partito democratico lo è, ma in positivo.
Lo schieramento di Enrico Letta, segretario ancora per poco, ha perso un altro 0,8% in due settimane e si attesta, ora, al 15,9%, ben al di sotto del livello di guardia, ma c’era da aspettarselo. Accanto ai problemi di leadership, con una nuova guida che arriverà solo a febbraio inoltrato, i dem stanno facendo i conti con lo scandalo che ha scosso il Parlamento europeo sul Qatargate, che ha visto coinvolti, appunto, anche alcuni esponenti del partito tra cui Pier Antonio Panzeri – a cui sono stati sequestrati altri 240mila – e Andrea Cozzolino.
Tornando alla maggioranza di governo, la Lega di Matteo Salvini, una delle forze che più ha dato un’impronta ai primi due mesi dell’esperienza del centrodestra a Palazzo Chigi, e anche alla legge di bilancio, resta ferma all’8,8%, e questo nonostante, per esempio, nel sondaggio di Swg per il tg di La7, la percentuale fosse in netto aumento (dello 0,5%).
Il risultato positivo, comunque, tiene ancora a distanza il terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che è cresciuto dello 0,1% in due settimane e ora è un passo dell’8% – è al 7,9%, probabilmente anche in sfavore di Forza Italia di Silvio Berlusconi, che è il partito che ha perso di più dopo il Pd. In 14 giorni, infatti, i forzisti sono arrivati al 6,4%, aumentando ulteriormente il gap con i due ex dem, ma soprattutto con le altre forze della coalizione.
Quanto all’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, il caso del deputato Aboubakar Soumahoro ha inficiato nei consensi, ma non nelle ultime due settimane, che sono calati solo dello 0,1% e che sono arrivati ora al 3,5%.
Sotto la soglia di sbarramento del 3%, perdono qualcosa anche +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, ora al 2,4% contro il 2,5% del 9 dicembre, Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone al 2,2% e Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ora all’1,7%. Bene, invece, Noi Moderati di Maurizio Lupi, che ha acquistato lo 0,2%, portandosi all’1,3%, ed è di fatto il terzo partito e ultimo ad aver racimolato qualcosa oltre a Meloni e al terzo polo.
Quanto alle coalizioni, tengono conto di quelle che si sono presentate alle politiche di fine settembre, il centrodestra arriva da solo 47,1% mentre il centrosinistra arriva al 21,8%. Da notare, però, è che si sommassero anche i voti del MoVimento 5 stelle e della federazione tra Calenda e Renzi le cose non migliorerebbero di tanto, perché si fermerebbero al 46,9%, lo 0,2% in meno rispetto ai quattro partiti del governo.
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