Il primo sondaggio politico dell’anno di Swg per il tg di La7 continua a confermare il trend di crescita per Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che già aveva accompagnato il partito, il primo anche alle elezioni politiche del 25 settembre, nel 2022. Tutto quello che ha guadagnato lo schieramento della presidentessa del Consiglio, poi, lo ha perso il Pd di Enrico Letta, che ha ovviamente aumentato il gap anche con il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, in aumento dei consensi.
Un po’ a sorpresa, a crescere più di tutti, è Forza Italia di Silvio Berlusconi, lontana ora di poco più di mezzo punto percentuale dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che hanno perso un po’ di potenziali voti, esattamente come la Lega di Matteo Salvini. Sondaggi, ma in Gran Bretagna, poi, hanno rivelato come anche i conservatori, da sempre i più scettici, ora credano che la Brexit abbia portato più danni che benefici al Paese del re Carlo.
Sono tornati i sondaggi politici di Swg per il tg di La7. Dopo lo stop per le vacanze di Natale, la situazione sembra essere totalmente cambiata, non tanto per le posizioni dei singoli schieramenti, che sono rimaste praticamente le stesse, quanto per la crescita e decrescita che è stata sovvertita del tutto.
Dal 19 dicembre, per esempio, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ha guadagnato lo 0,7% dei consensi ed è arrivato al 31,3%, ovvero il suo massimo storico. Certo, due anni fa, lo schieramento della presidentessa del Consiglio era fotografato a mala pena al 4% totale, ma quest’ulteriore spinta verso l’alto, in sole tre settimane, non fa che dimostrare che il cammino che si sta intraprendendo nel governo è quello corretto, o per lo meno lo è per gli elettori del primo partito, anche alle elezioni politiche del 25 settembre.
Una crescita, poi, la si può vedere anche nel MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte. Dopo una fase di stallo, durata qualche settimana, i pentastellati hanno aumentato i potenziali voti dello 0,3% e sono arrivati al 17,7%, ben al di sopra del Partito democratico, lo schieramento che ha perso di più da quando è caduto il governo di Mario Draghi.
Tra la corsa per la successione di Enrico Letta alla segreteria che, tra l’altro, non pare affatto indolore a causa della divergenza di vedute dei candidati anche solo la modalità in cui dovranno essere effettuate le primarie, e soprattutto lo scandalo Qatargate che ha minato nelle fondamenta anche il Parlamento europeo e in cui sono indagati degli esponenti dem, lo schieramento progressista è scesa al 14%, perdendo da prima di Natale lo 0,7% dei consensi.
A perdere, però, c’è anche la Lega di Matteo Salvini, uno delle quattro forze che compongono la maggioranza che sostiene l’esecutivo. Poco prima dell’approvazione definitiva della legge di bilancio, il Carroccio era uno dei pochi partiti che cresceva, mentre ora è calato di mezzo punto percentuale ed è tornato all’8,5%.
Se da un lato, la situazione non è delle più rosee – anche perché c’è una fetta di dirigenti che sarebbe pronta a lasciare il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per abbracciare il Comitato del Nord del fondatore e presidente onorario, Umberto Bossi -, dall’altro il terzo polo non ha approfittato di questa decrescita, e ha perso consensi come i leghisti.
La federazione di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, in tre settimane è arrivata al 7,5% delle probabili preferenze degli italiani per il sondaggio di Swg, perdendo di fatto lo 0,3% totale, ma anche l’1,1% dallo schieramento di Silvio Berlusconi, Forza Italia. Che, a sorpresa, è quello che è cresciuto di più dal 19 dicembre, guadagnando, di fatto, lo 0,8% dei consensi e portandosi al 6,9%.
Tra chi perde pezzi – e non solo il deputato Aboubakar Soumahoro – c’è anche l’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, che pure aveva retto nel mondo dello scoppio del caso dell’ex sindacalista. Da prima delle vacanze a ora, i rossoverdi hanno lasciato per strada lo 0,3% dei consensi, e sono fotografati al 3,7%. Che un po’ si prendono da +Europa, lo schieramento di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino è giunto finalmente al 3%, ovvero la percentuale di consensi utili per superare la soglia di sbarramento e quindi entrare in Parlamento (il segretario e Riccardo Magi, in effetti, ci sono già).
Non riescono, invece, a superare le forche caudine della legge elettorale neanche nelle proiezioni Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone, che rimane al 2,2%, Unione Popolare di Luigi De Magistris che ha perso lo 0,2% in tre settimane e ora è all’1,6%, Noi Moderati, quarta forza della maggioranza capeggiata da Maurizio Lupi, che ha preso quello che ha lasciato lo schieramento dell’ex sindaco di Napoli ed è all’1,1%.
A preoccupare, in ultima analisi, dovrebbe essere il numero delle persone che, a oggi, non si recherebbe alle urne. Se già il 25 settembre, si era registrato un record degli astensionisti, stando alle rilevazioni fornite per il tg di Enrico Mentana, la percentuale è in crescita del 2% e arriva al 38%: in pratica, poco meno di due italiani su cinque non andrebbero a votare, e non può essere affatto un segnale incoraggiante, anche per chi continuano a volare nei consensi.
Altri sondaggi, stavolta nel Regno Unito, hanno evidenziato come, la decisione presa dagli elettori nel 2016, ovvero quella di lasciare l’Unione europea sia stata un vero e proprio flop. Non ci volevano, nella pratica, delle rilevazioni per capire che qualcosa, da quando si è deciso di abbandonare la comunità di Bruxelles sia andato storto per i sudditi del re Carlo III, il punto è che ad aver cambiato idea, per Opinium, ci sono anche i conservatori, ovvero i più forti sostenitori della Brexit fino a qualche tempo fa.
Il 33% di coloro che pensano di votare i Tory alle prossime elezioni (in netto calo, per giunta) non sono affatto contenti degli effetti che ha avuto la fuoriuscita dall’Ue, anzi sono convinti che i danni abbiano di gran lunga superato i benefici. Il 22%, però, la pensa nella maniera opposta, mentre il 32% crede che non ci siano state sostanziali differenze rispetto a prima.
Se poi si considerano nel complesso tutti gli elettori britannici, quindi anche i simpatizzanti dei Labour, il 57% crede che la Brexit sia stata vanifica. Un colpo per il primo ministro, Rishi Sunak, costretto a far fronte a un 2023 che si prospetta tutt’altro che semplice, soprattutto per l’economia, già colpita dal Covid, dalla guerra in Ucraina e anche dalle decisioni prese da chi lo ha preceduto a Downing Street, Liz Truss. Un ritorno in Europa, in ogni caso, potrebbe essere possibile oltre che auspicabile? Al momento, i commentatori escludono una pista simile, ma si potrebbe trovare un’altra strada per riappacificarsi con i vertici di Bruxelles (forse).
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