Avere 16 anni, essere già un’atleta navigata nonostante la giovanissima età, avere una prospettiva di carriera sportiva davanti a sé importante e perdere tutto in un secondo: potremmo riassumere così la storia di Giulia Ghiretti, che da quel trampolino elastico su cui si allenava tutti i giorni da anni, lo stesso che le aveva permesso di arrivare a vincere competizioni internazionali a soli 14 anni e che la stava per mandare direttamente ai mondiali, è caduta per non rialzarsi più. Potremmo, perché in realtà lo faremo in un altro modo: avere 16 anni, essere già un’atleta navigata nonostante la giovanissima età, avere una prospettiva di carriera sportiva davanti a sé importante e poi ripartire da zero con la stessa grinta di sempre, la stessa energia, la stessa determinazione. Ecco, questo sembra l’incipit giusto della sua storia. Oggi, infatti, 13 anni dopo quell’incidente che le ha cambiato la vita, Giulia è ancora una campionessa sì, ma in un altro sport, il nuoto. Perché quel tragico evento le ha potuto togliere la possibilità di camminare, ma non le ha mai tolto la voglia di vivere e, soprattutto, di vivere di sport.
Giulia Ghiretti – 29 anni da compiere tra meno di un mese – è davvero un esempio: sportivo, sì, ma anche di vita. Aveva solo 16 anni quando un tragico incidente le cambiò irrimediabilmente la vita, togliendole per sempre la possibilità di camminare, ma tra l’abbattersi e il cominciare a lottare, lei ha scelto la seconda opzione. Oggi, infatti, è ancora una campionessa, ha solo cambiato sport, sostituendo il trampolino elastico su cui passava ore ogni giorno con la piscina, in cui oggi nuota, nuota e nuota (quasi) senza sosta.
La storia di Giulia Ghiretti
Mai mollare, lo insegna lo sport. Lo sa bene Giulia Ghiretti, atleta prima di ginnastica artistica, poi ritmica, poi di trampolino elastico. Da ex bambina iperattiva – a cui i genitori, a soli quattro anni, iniziarono a fare sport proprio per placare il suo temperamento – ben presto divenne una sportiva vera, una di quella con la s maiuscola.
Tutto sembrava andare per lei come doveva andare, sembrava essere una promessa nella sua disciplina, aveva il talento, aveva le capacità fisiche, aveva la grinta adatta per sfondare. C’erano tutti gli ingredienti per una ricetta perfetta, tanto che già a 14 anni Giulia faceva gare internazionali. E vinceva. Eppure, per uno strano caso del destino, qualcosa all’improvviso andò storto.
La Ghiretti aveva 16 anni e si stava allenando, come sempre in pratica. Sembrava infatti una qualunque giornata di preparazione alla competizione, quando però qualcosa cambiò. Quello che è accaduto davvero lo ha raccontato lei stessa in un’intervista rilasciata a Marie Claire: “Il mio caso è stato oggetto di studio: sembra che, mentre ero in aria, tutte le forze del telo elastico e del rimbalzo si siano concentrate su una vertebra che è esplosa mentre ero in aria. Una sorta di colpo di sfortuna. I frammenti sono andati a toccare il midollo e sono rimasta paralizzata”.
In sostanza lo sport, lo stesso che le stava dando un’opportunità, gliene stava togliendo irrimediabilmente un’altra. E questa, a primo impatto, sembra un’ingiustizia della vita, eppure, chissà come, Giulia è riuscita a trasformare anche questa in un’altra opportunità. Mentre stava facendo riabilitazione in acqua – elemento che le piaceva tanto perché, in un certo senso, le ricordava l’aria in cui era abituata a “fluttuare” e “volare da anni – capì che stava talmente bene che poteva ripartire proprio da lì. Letteralmente.
Del resto, quello che mancava più di tutto erano la fatica, il sudore, lo sport. Giulia voleva rimettersi in gioco in qualche modo, non poteva più aspettare. Da lì, l’illuminazione: le sue fisioterapiste conoscevano un ragazzo di Reggio Emilia che era arrivato alle Olimpiadi di Pechino. Quel ragazzo rispondeva al nome di Filippo Bonacini e fu proprio lui illo tempore a mostrarle un nuovo mondo, a porre davanti al suo sguardo una nuova realtà, molto diversa da quella a cui lei era abituata, ma non per questo meno luminosa: parliamo di quella del nuoto paralimpico, da cui la Ghiretti partì per creare la sua nuova vita.
Sia chiaro: anche in quel caso, nulla fu facile. Giulia viveva a Parma e lì mancava all’epoca praticamente tutto, dagli allenatori alle società, passando per gli spazi adatti. Eppure, nonostante tutto, ce la fece, ancora una volta. Da lì, il primo mondiale a Montreal, in Canada, i primi successi, le prime vittorie, le prime soddisfazioni, che l’hanno portata poi ai mondiali di nuoto paralimpico di Città del Messico, nel 2017, di cui è stata portabandiera della Nazionale italiana dei record.
Da quel tragico incidente oggi sono passati 13 anni. La vita di Giulia è cambiata sì, ma che nessuno dica che è cambiata in peggio. Semplicemente ha dovuto imparare a guardare il mondo da un’altra prospettiva, quella della carrozzina che è diventato semplicemente un mezzo che la conduce da uno spazio A a uno spazio B, ma non che ne limita davvero i movimenti, perché è la sua voglia di vivere il vero motore.
Una storia come la sua, però, merita di essere raccontata davvero. Non bastano poche righe, ma neanche le interviste che ha rilasciato negli anni. Da lì, l’illuminazione: perché non scrivere un libro che possa essere più che altro un contenitore che racchiude i suoi ultimi 13 anni di vita?
Ecco che infatti negli ultimi mesi ha preso vita Sono sempre io, un libro scritto insieme al giornalista Andrea Del Bue, pubblicato da Piemme.
Il libro che la racconta
Sono sempre io è un titolo che, già da solo, racchiude un mondo. Sì, perché in un mondo che sta cercando di virare verso la direzione dell’inclusività, ma in cui si finisce poi per parlarne talmente tanto da esagerare e da allontanare il concetto stesso dall’essere normalizzato, Giulia Ghiretti vuole essere vista esattamente come prima. Ancora oggi è sempre quella ragazzina di 16 anni che ama lo sport, che vuole provare tutti i giorni il senso di fatica, che sa essere abbastanza determinata da primeggiare in tutto ciò che fa. L’unica differenza è che è più matura, di anni ne ha quasi 29 (li compirà il 16 febbraio), è diventata una donna, si è laureata (alla triennale, oggi sta finendo la magistrale in Ingegneria biomedica). Mai – e sottolineiamo mai – ha perso il sorriso, rimasto sempre intatto, mai si è scoraggiata, mai ha perso di vista il suo obiettivo.
Tutto questo è racchiuso tra le pagine di Sono sempre io, scritto a quattro mani con Andrea Del Bue, che dopo tante interviste è diventato un suo amico, nel vero senso della parola. Tutto è partico con un “Perché non scriviamo un libro?” detto da lui ed è finito con la pubblicazione (da parte di Piemme) di queste pagine intrise non di dolore, come molti potrebbero immaginare, ma di forza, tenacia, energia e finalizzate, perché no, anche a far riflettere chi le legge, perché in un mondo di falsi buonisti è facile perdersi.
Oggi, 13 anni dopo quell’evento che ha cambiato la vita – ma anche 23 medaglie internazionali (tra Paralimpiadi, Mondiali ed Europei) dopo – Giulia ha voluto ripercorrere praticamente tutte le tappe della sua vita, scandita dall’amore per sé stessa che le ha permesso di perdere neanche un briciolo della sua gioia.
“Per me l’incidente c’è stato, ma non c’è”: queste parole riferite durante un’intervista rilasciata a Vanity Fair sono importantissime, molto più di quello che si pensi. Perché una persona non è solo quello che vive, quello che le capita, quello che fa: una persona è quello che è, quello che sa dare agli altri (ma anche quello che sa ricevere), quello che ha da offrire. Quello che le succede nell’arco della vita non deve qualificarla. Questo ci riporta alla mente il caso della ragazza che si presentò alle audition di X Factor USA, con un tumore metastatico non curabile, dicendo: “Vorrei che le persone sapessero che io non solo le brutte cose che mi sono accadute”. E quel suo inno alla vita – che ha voluto cantare, perché era quello che sapeva fare meglio – è stato un profondo insegnamento per tantissime persone.
E infatti Giulia ha scelto proprio il nuoto perché, come ha affermato sempre nella succitata intervista, “è l’unico sport in cui potevo non avere una sedia e rotelle: in tutto lo sport paralimpico hai una protesi o un ausilio, mentre nel nuoto non hai nulla, sei tu con il tuo corpo”. Il suo prossimo obiettivo? Attualmente è uno: “il mondiale 2023 a Manchester dal 31 luglio luglio al 6 agosto.
Ovviamente, però, una campionessa come Giulia guarda già al futuro e infatti pensa già più lontano: le Paralimpiadi a Parigi, in cui promette che non mancherà. E a noi non resta che aspettare di vederla lì, nella competizione più importante di tutte, con la stessa grinta di sempre.