Per l’omicidio di Luca Attanasio sono stati condannati all’ergastolo le sei persone che risultavano essere i principali accusati.
L’accusa però aveva richiesto la pena di morte
I sei congolesi accusati di aver ucciso l’ambasciatore d’Italia in Congo, Luca Attanasio, insieme all’autista Mustapha Milambo e il carabiniere Vittorio Iacovacci, hanno ricevuto la condanna all’ergastolo dopo che un tribunale congolese si è espresso.
La procura militare di Kinshasa aveva però richiesto la pena di morte per i sei accusati. Ad essere giudicati sono stati cinque dei sei imputati anche perché l’ultimo risulta essere ancora latitante.
Anche se nella Rdc esiste una moratoria secondo la quale le sentenze capitali si trasformano in ergastolo, la pubblica accusa aveva in ogni caso chiesto la pena di morte. La difesa invece aveva proposto una soluzione in quanto non avevano commesso il fatto o per i dubbi legati alla responsabilità sugli accusati. Infatti i sei uomini che hanno ricevuto la condanna, all’inizio avevano ammesso le loro colpe per dichiararsi poi, in un secondo momento, innocenti affermando di essere stati costretti a confessare la violenza, una situazione che però l’accusa ha negato. L’Italia, che si è costituita parte civile e che risulta essere contraria alle esecuzioni, aveva proposto una pena detentiva giusta.
Luca Attanasio, l’ambasciatore di 43 anni insieme all’autista Milambo e al carabiniere Iacovacci, furono feriti a morte dopo essere stati colpiti da un’arma da fuoco durante un’imboscata che alcuni criminali avevano teso ad un convoglio del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
E’ questo lo stesso convoglio attraverso il quale l’ambasciatore d’Italia viaggiava per la Provincia di Kivu Nord, una zona che da circa 30 anni risulta essere ad alto rischio a causa della presenza di numerose milizie.
I sei accusati sono stati processati per omicidio, per associazione a delinquere e detenzione illegali di armi e munizioni da guerra. Inoltre l’accusa aveva definito i sei congolesi, nel corso dell’udienza, come membri di una “banda criminale” il cui scopo è quello di compiere delle rapine di strada. I sei uomini sono stati anche accusati di aver intenzione di rapire l’ambasciatore per chiedere poi un ricatto anche se poi le cose non sono andate come previsto causando la morte dell’ambasciatore insieme ai suoi due collaboratori.
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