In Spagna sono state inviate alcune buste da lettera con all’interno degli ordigni esplosivi, una era indirizzata a Pedro Sànchez.
Oltre al primo ministro spagnolo ce ne erano altre 5 che sono state spedite a esponenti politici e ambasciate.
Nei giorni scorsi in Spagna sono state spedite sei lettere che esternamente sembravano normali buste, invece contenevano ordigni esplosivi indirizzati a personalità di spicco del mondo politico.
Una di queste era per il primo ministro spagnolo Pedro Sànchez ma sono diverse le istituzioni colpite e anche le ambasciate, fra cui quella ucraina in cui è rimasto ferito un dipendente in maniera non troppo grave.
Gli altri ordigni sono stati rintracciati e fatti esplodere in sicurezza oppure disinnescati dalle forze dell’ordine prima che provocassero danni analoghi o peggio ancora.
Dopo quella al primo ministro, una seconda è arrivata per la ministra della Difesa, Margarita Robles, come la prima però non è arrivata a destinazione perché bloccata prima dalle forze dell’ordine.
Le altre sono giunte rispettivamente a una base aerea a Torrejon, vicino Madrid, a un’azienda produttrice di armi a Saragozza e a due ambasciate che si trovano nella capitale: quella degli Stati Uniti e quella ucraina dove ci sono stati i danni peggiori.
In quest’ultimo caso infatti, la lettera recapitata mercoledì 30 novembre, è l’unica ad essere effettivamente esplosa causando il ferimento di un dipendente che però è stato soccorso e sembra in buone condizioni.
L’agente di sicurezza ferito è colui che ha materialmente aperto la busta ma grazie al tempestivo trasporto in ospedale, si riprenderò presto.
Le indagini sono solo all’inizio e ancora non è chiaro chi sia stato l’autore del gesto. Gli attacchi sembrano essere collegati fra loro e quasi sicuramente si tratta della stessa persona ogni volta.
Il governo spagnolo ha aperto un’indagine per far luce sulla gravissima vicenda che ha messo a repentaglio la vita di tante persone, non solo esponenti politici ma anche tanti dipendenti.
Nel frattempo la sicurezza è stata aumentata all’interno degli edifici pubblici, disponendo maggiori controlli sugli ordini postali.
Sono state fatte diverse ipotesi dalle forze dell’ordine che stanno indagando, quella più accreditata e che circola con maggiore insistenza è quella relativa alla possibilità che gli ordigni siano collegati al sostegno della Spagna all’Ucraina nella guerra contro la Russia.
Rimane comunque incerta l’origine degli avvenimenti, il primo di quali si è verificato lo scorso 24 novembre, quando è stata recapitata la prima lettera-bomba a Sànchez ma il suo aspetto particolare aveva da subito fatto insospettire coloro che si occupano della corrispondenza del primo ministro.
In effetti all’interno della busta da lettere c’era un piccolo ma potente ordigno esplosivo che è stato bloccato prima che arrivasse a destinazione.
La peculiarità degli attacchi ha fatto subito pensare che sia stata la stessa mente a pensare questi attacchi o magari un gruppo di persone.
Tutte molto simili fra loro, le buste erano marroni e all’interno c’era della polvere da sparo e un meccanismo di innesco elettrico.
In una conferenza stampa, il sottosegretario alla Sicurezza del ministro dell’Interno, Rafael Perez, ha espresso la propria preoccupazione, spiegando che ordigni di questo tipo generano fiamme improvvise e localizzate che colpiscono chi le riceve, piuttosto che generare grosse esplosioni, quindi erano indirizzate non a luoghi ma a singole persone.
Questa l’opinione di Perez e sebbene la pista più battuta dagli investigatori sia quella dell’appoggio della Spagna all’Ucraina, la ministra Robles è di altro avviso e non crede ci sia un collegamento.
Le ipotesi che portano gli inquirenti a questa strada sono nate in relazione a uno dei destinatari, ovvero l’azienda di armi di Saragozza, che ha inviato in Ucraina mille lanciarazzi C90.
Al momento però non ci sono indizi a supporto.
L’ambasciata russa in Spagna intanto ha pubblicato un comunicato in cui vengono condannate le minacce e gli atti terroristici come questo.
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