È stato più volte definito un mago Luciano Spalletti per il suo ruolo importante nella vittoria dello scudetto del Napoli.
Il più creativo e brillante fra i tecnici calcistici, venuto dal basso e senza troppe pretese, è stato capace di farsi notare positivamente anche in tutti i match europei. Le sue squadre giocano sempre un bel calcio dando spettacolo in campo e raggiungendo obiettivi difficili anche come questo, che ha portato i tifosi a una grande festa in città sebbene ci siano stati poi contorni anche spiacevoli che sono finiti alla cronaca.
Luciano Spalletti è uno degli allenatori più controversi del calcio italiano perché nonostante le sue squadre conquistino sempre grandi risultati, viene spesso criticato dalle tifoserie per la linea dura e per le decisioni che magari sembrano contrarie agli obiettivi da raggiungere. Anche con la stampa l’allenatore di Certaldo non ha mai avuto un buon rapporto e se a inizio ritiro entra in competizione con i cronisti sportivi, alla fine del girone è sempre guerra fredda.
Però i risultati sono ben visibili e ne è una prova l’ottima performance del Napoli che tappa dopo tappa ha raggiunto il suo terzo scudetto, il primo senza il fuoriclasse Diego Armando Maradona nella rosa in campo.
Strano il destino dell’allenatore di Firenze che è stato super tecnico nel dirigere la sua squadra. Nonostante la figura controversa e molto spesso contestata, c’è da dire che il suo lavoro porta a buoni risultati tutti le squadre che allena. Potremmo forse considerarlo il più creativo e brillante, venuto dal basso ma che ha saputo arrivare molto in alto.
Scova talenti oppure li plasma lui stesso, fa divertire e arrivare alla porta avversaria non solo gli attaccanti. Con il suo gioco a due tocchi infatti i giocatori corrono in campo senza palla per poi ritrovarsi al momento giusto nel posto giusto per concretizzare l’azione decisiva. In tutto ciò spesso gli avversari non si accorgono di nulla perché sono impegnati a rincorrere l’uomo con la palla e non guardano troppo i movimenti degli altri.
Spalletti garantisce ricche plusvalenze ai direttori sportivi con cui lavora e macina record di risultati utili rendendo felici gli statistici. Poi arriva a fine stagione e solitamente il suo lavoro viene messo in discussione in primis dai tifosi e poi dalle società.
Fino ad oggi il tecnico ha vinto tanto ma in genere dura poco. Dopo due o tre anni infatti si spezza quell’idillio e il clima si fa pesante fra gli spogliatoi, fra i tifose e anche fra gli alti vertici che mal digeriscono i suoi doppi allenamenti. Così finisce il gradimento generale e il feeling con la squadra. Fino ad oggi.
Oggi il 64enne, appassionato di padel e vini, è un genio tattico e grande maestro di geometria, capace di tirare fuori da ogni calciatore il massimo delle sue capacità in campo. Un esempio ne è certamente il meraviglioso Napoli di quest’anno, che passo dopo passo è riuscito a conquistare l’importante traguardo dello scudetto. La città era pronta ai festeggiamenti già da molto prima del fischio del termine della partita di ieri, bastava infatti un solo punto per gioire e il pareggio ad Udine con la squadra di casa è andato più che bene.
L’estate scorsa la società ha venduto molti calciatori importanti come Insigne, Koulibaly e Ruiz per acquistare al loro posto degli sconosciuti al grande pubblico italiano ma nonostante le polemiche, la squadra di De Laurentiis ha preso a pallate anche i big europei vincendo lo scudetto con sei giornate di anticipo.
Spalletti possiamo considerarlo come il numero uno fra i numeri due perché il suo carattere particolare forse non conquista così velocemente ed è stato più allontanato che ricercato, tuttavia i numero parlano chiaro.
I suoi, da allenatore, sono davvero impressionanti. È stato oltre mille volte in panchina, oltre 540 solo in serie A, dove ha portato a casa 279 vittorie. Ci sono poi 73 presenze in Champions League, con 34 vittorie.
Ha portato alla qualificazione nella massima competizione europea Udinese, Inter, Roma e Napoli. Con la squadra capitolina ha conquistato 2 Coppe Italia e una Supercoppa italiana.
Anche all’estero si è fatto notare, portando a casa due campionati con lo Zenit San Pietroburgo. Ma il traguardo di ieri è importantissimo perché Spalletti ha conquistato un titolo importante con una brigata improvvisata a cui nessuno dava credito. L’allenatore ha vinto, cambiando mezza squadra 10 mesi fa, senza follie di mercato e tenendo in campo quelli che nessuno voleva, quasi gli scarti.
La società ha sempre creduto in lui, anche in merito a quella decisione controversa che ha portato inizialmente screzi con il presidente. Oggi la squadra partenopea è quella ufficialmente da battere. Inizia un nuovo ciclo, stavolta molto lungo.
L’aria di scudetto aleggiava a Napoli già da molto prima della proclamazione ufficiale e del termine della partita con l’Udinese, terminata con un pareggio. Risultato che è stato sufficiente perché alla squadra bastava un solo punto.
Decisiva è stata la vittoria contro la Lazio e per lo scudetto sarebbe stato sufficiente battere anche la Salernitana ma c’è stato un pareggio e così i festeggiamenti sono sati rimandati, ma di poco. I 12mila tifosi che hanno seguito la squadra in Friuli Venezia Giulia e anche quelli che assistevano dal Maradona, hanno esultato in un unico coro di gioia quando è terminato il match con l’Udinese.
Bella la proposta del presidente di aprire lo stadio a Napoli con il costo simbolico di 5 euro per assistere all’interno tutti insieme all’incontro attraverso 8 maxi schermi allestiti per l’occasione. I tifosi hanno risposto subito a questa iniziativa e in poco tempo i 50mila biglietti messi a disposizione sono stati venduti tutti, anche lo stesso presidente era presente insieme al sindaco Manfredi e al prefetto Palomba.
Un bellissimo evento per riunire ancora di più la città nei festeggiamenti per una vittoria che non avveniva più da 33 anni. Era infatti il 1990 l’anno del secondo scudetto, in un periodo in cui la squadra vantava la presenza di Diego Armando Maradona. Tante le sue immagini che in questi giorni sono apparse nei muri e nei palazzi di Napoli, perché in questo momento così bello il primo pensiero va a lui, scomparso 3 anni fa, che sicuramente avrebbe gioito in prima fila per questa conquista.
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