“Servono scelte difficili” dice Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef. La situazione economico finanziaria è delicata “più di quanto prefigurato in primavera”.
Spazi finanziari pari a 3,2 nel 2023, 15,7 nel 2024 e 4,6 nel 2025. Il governo punta al deificit per ridare slancio all’economia. Sono 23,5 i miliardi di deficit in tre anni, come spiega la relazione al Parlamento sulla Nadef. Nel 2026 l’obiettivo sarà quello di una correzione di 3,8 miliardi per tornare sotto la soglia del 3%.
Servono scelte difficili, per una situazione delicata. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef. Una situazione, quella economica dice il ministro, più grave di quanto non ci si aspettava in primavera a causa degli incentivi edilizi, rialzo dei tassi e rallentamento del ciclo internazionale economico. Per questo, conferma, saranno prese scelte difficili per affrontare i problemi più importanti come inflazione, povertà energetica, povertà alimentare, crescita demografica, ma tutto ciò promuovendo gli investimenti e l’innovazione.
La sostenibilità del debito potrebbe essere portata avanti con la gestione delle partecipazioni pubbliche. Il nuovo scenario di privatizzazioni – pragmatico – dovrebbe prevedere introiti per l’1% del Pil, nel triennio 2024-2026. Sempre il ministro dell’Economia fa notare verranno effettuate dimissioni di partecipazioni societarie pubbliche, la ui vuota del settore pubblico vada oltre un’opportunità di mantenimento coerente.
Alle pensioni e alla questione migranti verranno destinati 3,2 di deficit miliardi della manovra 2023. Ci saranno provvedimenti urgenti per il conguaglio anticipato Istat, per le pensioni dell’anno 2024, le misure per le Pa, e la gestione dell’immigrazione. La manovra 2024 invece vedrà lo spazio deficit di 15,7 miliardi. Tali risorse verranno utilizzate per la successiva legge di bilancio, e per la prima fase dice il ministro Giorgetti della riforma fiscale, per il sostegno a famiglie e genitori, oltre che per i rinnovi di contratto tanto agognati della Pa, con riferimento particolare a quelli sanitari sottolinea il ministro nella nota di aggiornamento al Def.
Nonostante una buona partenza, nel 2023, il ministro fa notare come nel secondo trimestre l’economia italiana abbia subito una inversione di tendenza. Tra le cause, l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, secondo Giorgetti, dovuto proprio all’inflazione. Oltre alla guerra in Ucraina, la iris energetica, la “stagnazione dell’economia europea e la contrazione del commercio a livello mondiale”.
Sono questi i temi trattati durante la premessa alla nota di aggiornamento al Def presentata oggi in Parlamento. Giorgetti ha parlato anche di una proiezione di crescita del Pil nel 2025, 1,3%, e di miglioramento marginale nel 2026.
Gli interventi futuri, assicura ancora Giorgetti, dovranno servire a ridare slancio all’economia del Paese per assicurare un maggiore “grado di resilienza“. Dunque, consolidare la crescita nel 2024 sarà fondamentale con dei provvedimenti come il taglio del cuneo fiscale che potranno garantire, come affermato da Giorgetti in Parlamento, una tutela per i lavoratori e un ritrovato potere d’acquisto da parte delle famiglie che potranno in questo modo contribuire a una riduzione dell’inflazione. Sarà importante, conclude il ministro, attuare i contenuti previsti dalla delega fiscale per fare iniziare il percorso di ripresa. Una ripresa che nei prossimi anni deve trasformarsi in crescita.
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