Le specie esotiche in Italia sono sempre più invasive, e minacciano seriamente di distruggere il nostro ecosistema e i suoi delicati equilibri. Animali e piante introdotte dai nostri concittadini, a causa di comportamenti poco assennati, finiscono per riprodursi e moltiplicarsi a tutto danno delle specie autoctone: sono oltre 2700 gli ‘alieni’ che hanno invaso la penisola, e non servono certo proposte shock per arginare un fenomeno che appare sempre più preoccupante agli occhi degli esperti.
‘Tutte le popolazioni che vediamo si sono sviluppate da fughe o rilasci di alcuni esemplari tenuti in gabbia nelle nostre case. Lo sviluppo delle specie che non appartengono al nostro ambiente è strettamente legato ai nostri comportamenti, ecco perché è importante non introdurre piante o animali di origine esotica nel nostro habitat e non trasportarne mai da Paesi tropicali‘, dichiara in un’intervista a La Repubblica Piero Genovesi, responsabile del servizio consulenza faunistica dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ultima presenza esotica fortemente invasiva, riscontrata dagli addetti ai lavori nelle loro attività di monitoraggio, è quella dei pappagalli, in particolare due famiglie specifiche, le quali si sono diffuse grazie a un clima mite, pochi predatori naturali e abbondanza di cibo, a tutto svantaggio di merli, pettirossi, usignoli ed altri uccelli nostrani.
Secondo gli analisti, ogni anno giungono sul nostro territorio 30 nuove specie, in prevalenza da Nord America, Asia settentrionale, Africa e Oceania, e il più delle volte risultano ferali per i nostri esemplari di flora e fauna. E così abbiamo lo scoiattolo grigio americano che annienta quello rosso nostrano, i gamberi della Louisiana che si impongono su quelli indigeni, o il caso ormai famoso delle nutrie che sta danneggiando piantagioni agricole nel Nord Italia. Non va meglio nemmeno con le piante: ad esempio il fico degli Ottentotti, pianta sudafricana, mette in pericolo l’intero ecosistema costiero, mentre i torrenti sono insidiati da alcuni vegetali acquatici come il giacinto sudamericano. Secondo Genovesi, gli effetti dell’introduzione delle specie esotiche non sono sempre negative, pensiamo alla patata o al pomodoro giunti in Europa dopo la scoperta del continente americano, ma è necessario prevenire l’invasione sregolata di esemplari che potrebbero mettere a rischio il nostro ambiente e la nostra salute. E il primo argine è responsabilizzare quei turisti che ritornano in Italia con specie esotiche senza pensare alle conseguenze sui delicati eliquibri del nostro ecosistema.