In un’Italia che oscilla tra rosso e arancione nel pieno delle festività, Roberto Speranza, ministro della Sanità, ha spiegato al Corriere della Sera quali sono le prospettive future per il paese e quale sarà il piano attuato dal governo.
La priorità rimane quella di far tornare tutti gli alunni sui baschi di scuola, ma dal 7 gennaio torneranno le fasce colorate perciò un ritorno a pieno regime non è ancora certo.
Dunque, una volta archiviate le feste, l’Italia tornerà a essere divisa in fasce colorate con conseguenti restrizioni, visto che l’Rt è tornato a salire. Quindi orari e chiusure continueranno a essere quelle che conosciamo: coprifuoco alle 22, bar e ristoranti chiusi alle 18, attività sospese per cinema, teatri e tutti gli impianti sportivi.
Speranza ha spiegato che non ci si può permettere di allentare la presa ora, visto che siamo ancora nel pieno della seconda ondata, anche perché in altri paesi come la Gran Bretagna, si stanno mettendo in atto norme sempre più rigide.
Il ministro ha parlato ovviamente dei vaccini, facendo chiarezza sulle tante polemiche che li circondano.
Innanzi tutto ha ammesso che c’è ancora incertezza su quello AstraZeneca: questo ha comportato ritardi logistici, ma verrà fatta chiarezza quanto prima. In ogni caso, il governo procederà con il piano già approvato e che per ora è ancora troppo presto per fare valutazioni di sorta.
Al momento, è previsto entro il primo trimestre del 2021 l’arrivo di 8 milioni di dosi Pfizer, che dovrebbero essere corroborate da 1,3 di Moderna e quindi di AstraZeneca, ma questi ultimi due sono ancora in attesa dell’approvazione Ema (per Moderna dovrebbe arrivare entro il 6). Per avere una cifra chiara delle dosi totali disponibili, bisognerà aspettare metà gennaio.
Speranza ha però voluto rassicurare sul fatto che l’Italia ha un sistema sanitario solido e che procederà con regolarità nella campagna vaccinale: “Lavoriamo per somministrare da subito 470 mila dosi a settimana. Dei sei vaccini acquistati dalla commissione Ue all’Italia spetta il 13,45%. Ne abbiamo 202 milioni, più altri 13,5 Pfizer, di cui metà dovrebbe arrivare nel primo semestre e l’altra metà nel secondo. Stiamo lavorando anche ad altri 10 milioni di Moderna“.
Verranno condivisi tutti i dati in tempo reale regione per regione per garantire la massima trasparenza con i cittadini, che devono sentirsi sicuri e potersi fidare di quanto fatto dalle istituzioni: “La volontarietà del vaccino è la scelta giusta. Perché abbiamo ancora dosi limitate e perché non dobbiamo dividere il Paese tra scientisti illuminati e cavernicoli dubbiosi. Abbiamo l’anagrafe vaccinale, ma non vogliamo spaccare il Paese“.
In merito ai professionisti del settore sanitario contro il vaccino, Speranza ha detto che si tratta di una minima percentuale. In generale verrà mantenuta la liberta di scelta, ma per alcuni settori si mediterà sull’obbligatorietà. L’obiettivo è raggiungere l’immunità di gregge per settembre (70-80% di immuni), ma i primi effetti positivi della campagna si potranno notare quando saranno 10 milioni i vaccinati, poi 40 milioni nella seconda fase.
Interrogato sulla Germania che ha acquistato più dosi rispetto a quelle distribuite dall’Europa, i ministro ha spiegato che ora anche l’Italia accelererà e che chiederà sia fatta chiarezza.
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