Inchiesta della procura di Bergamo: l’ex ministro della Salute Roberto Speranza si scusa con i pm.
Speranza cerca di difendersi dalle accuse che sono state mosse contro di lui per quanto riguarda la gestione di fine febbraio 2020 della pandemia.
Roberto Speranza, ex ministro della Salute, in merito alla famosa inchiesta della procura di Bergamo cerca in tutti modi di difendersi, arrampicandosi anche sugli specchi, dalle accuse che sono state mosse contro di lui per quanto riguarda la gestione di fine febbraio 2020 della pandemia. Speranza, ascoltato dai pm di Bergamo durante un’altra audizione del gennaio 2021, riguardo appunto la mancata attuazione di un piano pandemico, afferma:
“La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone (…) ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto.”
Tali parole sono state accompagnate da altre dichiarazioni dell’ex ministro della Salute: il piano, continua Speranza, era datato. Di conseguenza non era costruito appositamente sul coronavirus ma semplicemente su un comune virus influenzale. In questo modo Speranza ha chiarito che mettere in atto il piano è compito non suo ma del direttore generale della prevenzione del ministero, ovvero Claudio D’Amario, anche lui indagato. Anche altre persone sono indagate dalla procura di Bergamo, fra cui nomi eccellenti: dall’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, passando per Attilio Fontana governatore lombardo, fino ad arrivare a Giulio Gallera ovvero l’ex assessore al Welfare.
Sono state avviate notifiche da parte della Guardia di Finanza per quanto riguarda i reati di: epidemia colposa aggravata, rifiuto di atti di ufficio e omicidio colposo plurimo. In totale gli indagati sono circa 20 e fra questi, oltre quelli sopra citati, troviamo Silvio Brusaferro (ovvero il presidente dell’Istituto superiore della sanità), colui che allora era il capo della Protezione civile, ovvero Angelo Borrelli e Franco Locatelli cioè il presidente dell’Istituto superiore della sanità. Altro nome che compare è quello di Agostino Miozzo che è il coordinatore del comitato tecnico scientifico durante la prima dell’emergenza.
“Se misure specifiche per i Comuni di Alzano e Nembro, tipo zona rossa di Codogno, fossero state adottate una settimana prima rispetto all’8.3.2020, mi sento di dire ragionevolmente che avremmo avuto la metà dei contagi.”
Le parole sopra citate fanno parte di un passaggio del verbale del 7 dicembre 2020, che ad oggi e agli atti dell’inchiesta della procura di Bergamo, di Stefano Merler (ovvero il ricercatore della fondazione Bruno Kessler di Treno). Al tempo era il consulente del ministero ed autore della prima proiezione per quanto riguarda l’andamento del coronavirus in tutta Italia basato su alcuni dati cinesi.
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