Quella contro la crisi economica è una lotta quotidiana che si combatte a partire dalla spesa, un tempo momento di felice condivisione ma oggi diventata una corsa ad ostacoli portafoglio alla mano alla ricerca del risparmio. Spendere il meno possibile diventa la parola d’ordine del consumatore italiano, costretto a muoversi come uno stratega tra prezzi sempre più alti e stipendi sempre un passo indietro rispetto all’inflazione. Ecco perché sempre più italiani, per difendersi dalla crisi, fanno ricorso alla spesa low cost, ai discount e ai gruppi d’acquisto solidale. Metodi bistrattati negli anni del benessere sociale ma sempre più apprezzati dal consumatore del terzo millennio. Perché risparmiare è sempre possibile, basta solo sapere dove cercare.
I pregiudizi che hanno sempre avvolto i discount stanno crollando giorno dopo giorno, grazie anche agli scandali che colpiscono ciclicamente i grandi marchi dell’alimentare (e non solo). I famigerati discount, quelli dove i prodotti dovevano essere per forza di scarsa qualità per compensare il prezzo, tornano di moda quando bisogna far quadrare i conti, magari scendendo a patti con l’assenza delle proprie marche preferite. Recenti analisi, rese note dall’Istat, raccontano di un profondo mutamento nei modelli di consumo delle famiglie italiane: 6 su 10 ormai fanno la spesa al discount, percentuale cresciuta di ben 9 punti negli ultimi anni. Non si tratta solo di dati economici, perché a cambiare è proprio la fotografia del pensare italiano.
Le strategie del risparmio
La gente diventa più furba, legge le etichette e si rende finalmente conto che molti dei prodotti senza marca vengono realizzati negli stessi stabilimenti di quelli delle marche più famose, forse anche con gli stessi ingredienti e le stesse procedure. Quel che manca (e che poi incide in maniera favorevole sul prezzo finale) è l’apparato pubblicitario, il marketing, il packaging innovativo e i testimonial in televisione. Tutti fattori che fanno lievitare il prezzo, che quindi non è più diretta espressione della qualità del prodotto. C’è poi una effettiva necessità di far quadrare i conti dietro molte delle scelte: oltre 7 famiglie su 10 in questi anni di crisi hanno modificato quantità e qualità dei prodotti e servizi acquistati, con un taglio netto ad esempio per visite mediche, analisi cliniche e radiografie.
C’è un crollo della fiducia dei cittadini, che non vedono un futuro roseo e si attrezzano di conseguenza. Le strategie del risparmio non riguardano più soltanto le famiglie a basso reddito, abituate a fare i salti mortali, ma anche il ceto medio, quella borghesia che sembra destinata a sparire in Italia, livellata verso il basso in una forbice ricchi – poveri sempre più ampia. Ovviamente però il risparmio al discount è possibile solo entro un certo limite, superato il quale si scade davvero nella qualità, con ripercussioni anche sulla salute.
Oltre il discount, le alternative allora possono essere diverse: innanzitutto i gruppi d’acquisto solidale, poi la spesa a chilometro zero, quella che si rivolge ai produttori locali tagliando dunque i costi di filiera. Quale che siano le modalità della spesa, il fattore strategico oggi è la programmazione. Sono finiti i tempi degli acquisti di getto ispirati dal momento: chi vuole risparmiare sa esattamente di cosa ha bisogno, confronta i prezzi dei vari negozi e chiude per il momento i desideri nel cassetto. In attesa di tempi migliori.
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