Il grande giorno dello Spesometro 2014 è arrivato. La scadenza del 22 aprile ha segnato l’esordio del nuovo strumento nell’arsenale del Fisco per scovare i furbetti e misurare il reale tenore di vita dei contribuenti, da mettere poi in relazione con il reddito dichiarato. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato a raccogliere la mole enorme di dati che commercianti e banche hanno l’obbligo di comunicare. Il primo controllo si riferisce alle informazioni relative al 2013 e riguarda gli acquisti effettuati per una somma superiore ai 3.600 euro. Automobili, gioielli, viaggi e accessori di lusso, non esiste categoria di spesa che non finirà sotto il mirino degli strateghi del Fisco.
Cos’è lo Spesometro
In termini tecnici lo Spesometro è uno degli adempimenti a carico dei soggetti passivi d’Iva. Non si tratta, quindi, di una scadenza che riguarda direttamente i contribuenti comuni, che non devono fare alcunché. Questo non significa che, al centro del mirino, non ci siano proprio i cittadini, perché lo Spesometro ha il compito di misurare la ricchezza effettiva delle famiglie italiane, ricostruita attraverso le spese effettuate nel corso dell’anno precedente. Il tenore di vita, insomma, da confrontate poi con le cifre comunicate all’Agenzia delle Entrate in sede di dichiarazione dei redditi. Per quale motivo? Per cercare quegli scostamenti tra stile di vita e reddito dichiarato che possano far scattare la lucina rossa ai tecnici del Fisco. La lotta all’evasione fiscale diventa più completa ed efficace grazie allo Spesometro, che lavorerà in sinergia con il Redditometro e i controlli sul campo della Guardia di Finanza.
Noi cittadini non dovremo fare nulla, perché l’obbligo di comunicare le prestazioni rese e ricevute spetterà ai soggetti passivi d’Iva, nel caso specifico i commercianti, le imprese e gli operatori finanziari (banche incluse). I commercianti dovranno comunicare tutte le vendite emesse con fattura ma, nel caso di vendita al dettaglio, lo Spesometro scatta solo per le operazioni senza obbligo di fattura (documentate da scontrino o ricevuta fiscale) di importo pari o superiore a 3.600 euro. Una soglia piuttosto alta perché lo scopo di questo strumento è pescare quelli che portano avanti una vita che, secondo quanto pagato nelle dichiarazioni dei redditi, non dovrebbe essere alla loro portata. Tutto ciò che è lusso finirà per primo sotto la lente d’ingrandimento del Fisco, dalle auto ai gioielli passando per i ristoranti e le vacanze esclusive. Sono esonerate solo le cessioni all’esportazione effettuate dalle imprese, le importazioni e gli acquisti intracomunitari, perché già soggetti ad altre rilevazioni da parte dell’anagrafe tributaria.
Scadenze dello Spesometro
Le scadenze di riferimento sono due:
– 22 aprile 2014: per i soggetti passivi IVA che non effettuano la liquidazione mensile (quindi, che la effettuano ogni trimestre) ai fini dell’Imposta sul Valore Aggiunto, termine ultimo per la comunicazione delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi rese e ricevute nel 2013. Per le sole cessioni di beni e prestazioni di servizi rese e ricevute nel 2013 per le quali non sussiste l’obbligo di emissione della fattura, la comunicazione telematica deve essere effettuata qualora l’importo unitario dell’operazione sia pari o superiore ai fatidici 3.600 euro, al lordo dell’Iva.
– 30 aprile 2014:per gli operatori finanziari attraverso i quali passano i pagamenti per acquisti dai 3.600 euro in su (sempre al lordo dell’Iva) effettuati con carta di credito e bancomat, termine ultimo per la comunicazione delle operazioni all’Agenzia delle Entrate.
Come funziona lo Spesometro
Una volta che queste informazioni vengono comunicate al Fisco, che fine fanno? Vengono inserite in una banca dati che li incrocia e li confronta con altri disponibile, al fine di creare una sorta di identikit del contribuente (che può essere un cittadino o un’azienda). Vengono quindi tracciati tutti i movimenti importanti dalle banche con cui opera ai partner commerciali passando per i fornitori. In base allo scostamento con quanto atteso, lo Spesometro può scovare un evasore totale ma anche parziale. Al centro del discorso c’è il già citato tenore di vita, che deve essere congruo con quanto dichiarato. In caso contrario l’Agenzia potrebbe convocare il contribuente e chiederli una giustificazione per tutte le spese effettuate. Lo Spesometro, quindi, aiuta nelle operazioni preliminari per stabilire chi deve essere sottoposto a un controllo più attento e chi no.
Nel calderone dei dati finisce di tutto: per i commercianti al dettaglio valgono le operazioni solo superiori alla soglia di 3.600 euro, per quelli all’ingrosso valgono tutte le operazioni in entrata e uscita, per gli intermediari finanziari tutte operazioni Iva non inferiori a 3.600 euro effettuate l’anno precedente attraverso carta di credito o bancomat. Questi ultimi saranno obbligati a fornire tutta una serie di informazioni al Fisco: i dati di chi ha sostenuto l’acquisto, gli importi della transazione, la data e il codice fiscale dell’operatore attraverso il quale è avvenuto il pagamento elettronico. Per il momento sono esonerate le società di leasing e di noleggio, che compilano l’apposita dichiarazione polivalente, la cui scadenza era il 10 aprile scorso.
5 milioni di contribuenti coinvolti
Si prospettano tempi duri per i furbetti dello stivale. Il primo dei termini per l’invio delle informazioni è ormai scaduto, ma i primi effetti dello Spesometro potremo vederli tra qualche mese. Giusto il tempo per dare modo al sistema di elaborare i dati ed evidenziare i nominativi a rischio. Tra imprese, professionisti, commercianti e artigiani sono oltre 5mila i contribuenti partita Iva coinvolti nella comunicazione al Fisco delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi rese e ricevute. L’obbligo, introdotto dal decreto legge 16/2012, esclude solo i contribuenti minimi, che sono esonerati dall’invio. Non è la prima volta, peraltro, che gli operatori si trovano a fare i conti con questo obbligo, visto che già a gennaio 2014 era scduto il termine per la comunicazione dei dati relativi al 2012.
In totale, fino ad ora, sono state comunicate oltre 400 milioni di operazioni, una mole di dati che, secondo Salvatore Lampone, il capo degli 007 del Fisco, “va ad arricchire il nostro patrimonio informativo e serve per effettuare e migliorare, insieme alle altre informazioni in nostro possesso, le nostre analisi di rischio evasione“. Chi si preoccupa per la privacy dei contribuenti e le modalità di utilizzo di tutte queste informazioni sensibili, l’Agenzia delle Entrate risponde che “i dati sono trattati attraverso particolari sistemi di elaborazione. L’accesso e il trattamento sono regolati da misure che consentono la consultazione a pochi addetti ai controlli, in possesso di una doppia chiave di accesso, previa autorizzazione, in maniera profilata e tracciata“. Non ci sono più scuse.