La polizia ha smantellato una rete criminale, attraverso una vasta operazione denominata Rear Window. Gli hacker spiavano i cittadini tramite delle webcam. Molte le città italiane coinvolte.
La polizia di Milano ha scoperto e smantellato due gruppi criminali di hacker che spiavano un cospicuo numero di cittadini, coinvolgendo circa 10 città italiane. L’operazione è stata denominata Rear Window e ha portato al sequestro di una serie di materiale informatico utilizzato dai criminali. I dettagli precisi dell’operazione verranno rivelati nella conferenza che si terrà oggi alle 11 nella Questura di Milano.
Presenzieranno alla conferenza, Tiziana Liguori, dirigente del compartimento Polizia Postale Lombardia e i procuratori della Repubblica Maria Letizia Mannella e Eugenio Fusco.
Dunque la Polizia Postale di Milano, la Polizia Postale di Roma e la Procura della Repubblica di Milano hanno coordinato e smantellato un’operazione criminale volta allo spionaggio dei cittadini.
I due gruppi criminali di hacker utilizzavano tattiche informatiche per insinuarsi in dispositivi di sorveglianza (webcam di computer, telecamere di sicurezza) posti all’interno delle abitazioni di privati cittadini, e non solo. Sono stati presi di mira anche uffici privati, piscine e palestre.
L’operazione Rear Window è stata portata a termine attraverso un percorso di indagine, conclusosi poi con una serie di perquisizioni domiciliari, che hanno portato al sequestro di una grande quantità di strumenti e materiale informatico.
Vittime i cittadini di almeno 10 città italiane. I dettagli e soprattutto l’intento dei criminali non è stato ancora rivelato. Quello che sappiamo è gli hacker volessero sorvegliare assiduamente dei civili totalmente ignari di ciò che stava avvenendo.
Nel 2022 sono aumentati di circa il 40% i casi di attacchi hacker. Infatti come riportato dal rapporto Clusit sulla sicurezza informatica 2022, solo nei primi mesi di quest’anno ci sono stati 1838 attacchi hacker in Italia.
Questa tendenza è in aumento probabilmente a causa del lungo periodo di lockdown che ha costretto tutti a rimanere in casa, utilizzando come unico strumento di lavoro appunto il computer. Questo ha permesso agli hacker di migliorare le proprie tecniche e di ampliare le vittime, causa spostamento di molte funzioni (aziendali e istituzionali) all’interno di dispositivi elettronici.
La maggior parte di questi attacchi riguarda proprio il cybercrime (più dell’80%). Questo perché compiere crimini nel cyberspazio è statisticamente meno rischioso per i criminali, in quanto è molto più complesso giungere immediatamente ad un colpevole.
Soprattutto se si tratta di crimini relativi al fenomeno di phishing, attraverso cui l’hacker cercherà di estorcere dati personali alla vittima con l’intento di rubare del denaro. Molto spesso questo tipo di criminali rimangono infatti impuniti.
In ogni caso, secondo il rapporto Clusit, il principale obiettivo degli attacchi hacker è il governo.
Il tipo di attacco smantellato dall’operazione Rear Window viene detto Cyber Espionage. In realtà secondo i dati, questa categoria di attacchi è in netto calo con meno del 17,8% dei casi. Per fortuna la polizia è riuscita a smantellare i gruppi criminali, tutelando e proteggendo dunque le vittime.
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