Spider-Man: Homecoming funziona. E già questa è una notizia. Ci siamo imbattuti nel sesto film di Spiderman, (tre di Raimi e due di MArc Webb) e finalmente troviamo un vero Spiderman di quartiere che però non è Spiderman. Zero origini del supereroe: finalmente! Sarebbe stato una caduta di stile iniziare come iniziano tutte le storie. Siamo nel 2017 gente, tutti sanno come ha avuto i superpoteri Peter Parker e questa voglia di Reboot che tanto brama Hollywood non deve essere il pretesto per creare qualcosa di inutile. Ecco, Spider-Man: Homecoming, diretto da Jon Watts, è un buon film.
Sarà che questo film non lo si aspettava come gli altri dell’uomo ragno, sarà che averlo visto in Capitan America: Civil War ha aiutato a capire il personaggio e a conoscerlo, sarà che da subito si percepisce la voglia di essere differenti e di contestualizzare Spiderman e lo stesso Peter Parker in una condizione differente. È forse per questo che Spiderman Homecoming, nonostante qualche cosa da rimediare nei capitoli a venire, è davvero un buon prodotto. Aggiungiamoci anche che è il primo capitolo dello spara ragnatele di Sony e dei Marvel Studios, insieme (o quasi).
Tom Holland si dimostra abilissimo a catturare l’attenzione su di sè e veste bene i pani dell’adolescente sfigato, intelligente, un po’ nerd, anzi molto nerd (ma non come l’amico, simpaticissimo, Ned) e un po’ imbranato (ma non troppo) con le ragazze, ma chi non lo è stato almeno una volta nella vita. Il filone teen che emerge in tutto il film è davvero gradevole anche se a volte cade in quei cliché da film televisivi della domenica pomeriggio, quelli che guardano i nipotini mentre tu ti fai un pisolino sul divano, per intenderci.
La presenza di Tony Stark (Robert Downey Jr) e Capitan America, (l’essenza più che la presenza del capitano) immergono i ragazzi nella cultura del supereroe ed è per questo che Peter, dopo aver collaborato nella guerra civile con Iron Man e gli altri si sente parte degli Avengers e là vuole puntare ad arrivare. L’umiltà che ha sempre contraddistinto Peter va un po’ a farsi benedire, ma ci sta. Il supereroe va contestualizzato nella società attuale e i ragazzi vogliono tutto, vogliono conquistare obiettivi sempre più grandi e sempre più in fretta. Ma Tony Stark, che stranamente in questo film fa l’uomo responsabile, calmo e paziente cerca di fare da papà putativo al piccolo Peter. Perché i poteri non stanno nella maschera che uno indossa. Ed è, nonostante non sia mica una novità, il messaggio più bello che troviamo in Spiderman Homecoming.
Ed è proprio questo suo voler bruciare le tappe che lo porta a incontrare il villain di questo nuovo reboot di Spiderman: l’Avvoltoio. Interpretato immensamente da Michael Keaton. Un cattivo con una morale, con un obiettivo preciso. Le dinamiche del gioco buono-cattivo sono cambiate da quando gli Avengers, nonostante abbiano salvato l’umanità, hanno distrutto armi e nemici alieni sulla terra lasciando una striscia di detriti di altri pianeti a disposizione di sciacalli e approfittatori. Insomma, l’Avvoltoio è davvero un ottimo villain e finalmente è un villain differente, di spessore come il primo Green Goblin interpretato da Willem Dafoe. E poi il colpo di scena che lo presenta, faccia a faccia con Peter è davvero imprevedibile e beffardo.
Non è un film dalle tinte epiche anche se in un paio di occasioni vi fremeranno le mani perché sembra davvero che le cose non vadano nel migliore dei modi per Spidey e i suoi amici. Il lato ironico e spassoso è sempre presente anche nei momenti di pathos. Insomma Spiderman Homecoming è un buon film, divertente, comunica (strategicamente) agli Under 20 e riesce a farsi piacere. Non è certo un capolavoro ma è un film funzionale e ragazzi, ha davvero funzionato. Ebbravo Peter.
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