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Spiumatura delle oche vive per i capi di moda: la crudeltà negli allevamenti in Ungheria

La spiumatura delle oche vive è stata al centro della puntata di domenica 2 novembre della trasmissione televisiva Report, in onda su Rai 3. L’inchiesta presentata dal programma di Milena Gabanelli ha messo in luce una delle conseguenze del mondo del lusso, che nasconde una pratica oscura. L’inviata, Sabrina Giannini, è riuscita ad entrare in alcuni allevamenti di oche dell’Ungheria, il secondo Paese al mondo, dopo la Cina, nella produzione di piuma e piumino d’oca. Da anni gli animalisti, come Friedrich Mülln, si battono per mostrare che negli allevamenti vengono effettuate delle pratiche illegali.

Le piume vengono prelevate dalle oche prima che cadano, in allevamenti industriali con un numero di animali che varia da 5.000 a 10.000. Chi lavora in questi allevamenti tiene i poveri animali immobilizzati per procedere più velocemente (in 4 giorni si spennano 10.000 oche). Per alcuni interminabili minuti la pratica continua, tra la sofferenza degli animali, che ricordano molto bene l’esperienza già vissuta in precedenza: la procedura viene effettuata, infatti, fino a 4 volte in un anno, ogni volta che le piume ricrescono. E le ferite causate agli animali (tutte le oche rimangono ferite) vengono tamponate in maniera molto superficiale: si usano ago e filo per contenere le emorragie, ma non certo per compassione. Piuttosto si vogliono ridurre le possibili perdite. L’animalista Mülln spiega che sono state consegnate all’EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) tantissime prove relativi a casi della Germania, della Francia e dell’Ungheria. Ma gli esperti hanno risposto che “vista la situazione attuale del commercio, la spiumatura – un sistema di raccolta delle piume che causa dolore – è inevitabile”. Secondo i tecnici dell’agenzia europea, “tale pratica può essere effettuata senza causare sofferenza o lesioni, se eseguita nel momento in cui sono in fase di muta e se vengono utilizzate tecniche di spazzolatura e pettinatura”. Purtroppo, però, questo non sembra avvenire.

Le condizioni degli animali

Spesso le oche vengono spennate vive, senza che venga praticata ad esse alcuna anestesia. Alcune muoiono di dolore durante la crudele operazione. Di solito si ricorre alla spennatura quando i poveri animaletti hanno appena 2 mesi di vita, in modo che, essendo ancora dei pulcini, si possa usufruire delle loro piume molto morbide. Gli animali vengono afferrati in modo violento, vengono appesi per il collo, con le zampe legate, e ad essi vengono strappate tutte le piume, mentre le vittime urlano di sofferenza. Spesso, per intensificare la produzione, si fa ricorso agli allevamenti intensivi. Qui le oche vengono chiuse in dei grandi capannoni. Già il solo fatto di restare al chiuso determina una situazione stressante per gli animali. Dopo che avviene la spiumatura, i poveri esseri viventi vengono ributtati a terra e lì giaceranno per alcune ore in un vero stato di trauma, mentre sentono freddo e mentre sono costretti ad affrontare la sensazione dolorosa prodotta dalle ferite. Alla fine le oche vengono uccise, quando le loro piume non sono più morbide come prima.

Le alternative

Le alternative ai prodotti realizzati con le piume d’oca ci sono. Ad esempio si può ricorrere alle imbottiture sintetiche, come l’ovatta di poliestere. Si tratta di sistemi molto validi, che già vengono impiegati nel mercato dei prodotti imbottiti. Una parte importante può essere svolta dagli stessi consumatori, che dovrebbero essere consapevoli di ciò che comprano e verificare sempre, prima dell’acquisto, le etichette. Proprio sull’etichetta deve essere indicato se l’imbottitura è di origine animale. In ogni caso anche il prezzo è indicativo, perché può salire anche sensibilmente. Spesso i Paesi, nei quali viene adottato il procedimento crudele della spiumatura delle oche vive, sono quelli dell’Est, come l’Ungheria, la Polonia e la Romania. In questi Stati il 60% delle piume che servono da imbottitura viene ottenuto proprio con la spiumatura dell’oca viva. A livello mondiale il primato è detenuto dall’Est asiatico. E’ doveroso da parte dei consumatori boicottare i prodotti che non vengono realizzati senza il rispetto dei nostri amici animali. Una trapunta, un giaccone imbottito, un divano, un cuscino: dobbiamo chiederci sempre come vengono realizzati. Andrebbero valutate le modalità, perché sarebbe giusto ribellarsi nei confronti di un marketing che non si ferma di fronte a nulla, nemmeno di fronte alle barbarie incredibili che vengono perpetrate a danno degli esseri viventi.

Foto di kiki follettosa

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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