Aziende petrolifere e compagnie aeree sono tra i maggiori sponsor di atleti e eventi sportivi invernali, così come della stessa Federazione internazionale di sci e snowboard. Un autogol visto che l’inquinamento sta mettendo a repentaglio l’esistenza stessa del movimento sportivo che si svolge su neve e ghiaccio.
Un cambio di rotta è difficile ma non impossibile. Il precedente con le società di tabacco che avevano accordi commerciali, poi eliminati a causa dei rischi del fumo sulla salute di sportivi e appassionati.
Un ex sciatore svedese di alto livello l’ha definita una “grande ironia” e in effetti è proprio così. Gli sport invernali rischiano di sparire a causa del cambiamento climatico. Senza neve e ghiaccio sulle montagne, le gare diventeranno sempre più difficili da disputare e molto costose da organizzare. Nonostante la complessità del momento, gli sponsor più grandi delle principali competizioni sportive invernali sono anche quelli a più alto impatto ambientale.
A rivelarlo è stato uno studio condotto da Badvertising, una campagna che combatte le pubblicità e le sponsorizzazioni che contribuiscono a alimentare l’emergenza climatica, e dal think tank New Weather Svezia. Dall’indagine è emerso come oltre 100 tra eventi sportivi, organizzazioni e atleti siano stati sponsorizzati da aziende di combustibili fossili, da produttori di automobili e da compagnie aeree. Tutte categorie di business estremamente inquinanti per l’atmosfera e quindi rappresentanti un pericolo diretto per la neve, elemento essenziale per le competizioni invernali.
Parlando al Guardian, un campione olimpico ha definito queste sponsorizzazioni come un coperchio “che gli sport invernali inchiodano sulla loro stessa bara.”
Dai dati del dossier emerge come 83 accordi commerciali siano stati siglati con aziende produttrici di macchine. Non è una novità ma è comunque sorprendente se si pensa che la stessa Federazione internazionale di sci e snowboard (FIS), ossia l’organizzazione più importante che governa gli sport invernali, sia sponsorizzata da Audi. La casa automobilistica tedesca, secondo dati aggiornati al 2021, ha prodotto veicoli che nel 90% dei casi sono alimentati da benzina o diesel. Due tra i carburanti più inquinanti in circolazione per le automobili.
In 12 casi invece gli accordi sono stati sottoscritti con compagnie petrolifere tra cui Gazprom, Equinor e cinque compagnie aeree tra cui anche British Airways e Scandinavian Airlines.
Nel 2022 i Giochi olimpici invernali di Pechino per la prima volta nella loro storia si sono tenuti quasi interamente su neve artificiale. L’aumento globale delle temperature ha causato in media lo scioglimento di 90mila chilometri quadrati di neve ogni anno nell’emisfero nord. Sulle Alpi europee nel 2023 c’è stata particolarmente poca neve e gli esperti hanno scoperto che le montagne restano imbiancate per un periodo di 36 giorni in meno rispetto a quanto osservato in passato. Questo perché le emissioni di gas climalteranti come l’anidride carbonica CO2 hanno contribuito al surriscaldamento globale.
“Gli sport invernali sono una festa in cui le persone si godono paesaggi montuosi tra i più belli al mondo. L’inquinamento climatico però sta sciogliendo neve e ghiaccio da cui questi sport dipendono”, ha commentato al Guardian Lizzy Yarnold, l’olimpionica dello skeleton più vincente del team britannico nell’edizione invernale. Ha poi aggiunto come le sponsorizzazioni siano un autogol per il movimento sportivo.
Andrew Simms, un membro della campagna Badvertising, ha ricordato come in precedenza lo sport fosse finanziato anche dalle grandi società di tabacco. Poi la collaborazione si è interrotta a causa dei rischi del fumo per la salute. “Serve che accada lo stesso con le società inquinanti. Non solo per proteggere gli atleti, il pianeta e gli spettatori ma per il futuro dello sport“, ha detto.
Difficile prevedere se la richiesta degli attivisti andrà mai in porto, visto che in ballo c’è una causa meritoria ma anche molti soldi. Ad ogni modo qualche cosa già si muove, segno che le sensibilità sul tema stanno cambiando. Questo mese gli sciatori dell’élite mondiale si sono appellati alla Federazione per sollecitare un cambio di mentalità. Tra le richieste c’è stata anche quella di un calendario gare “geograficamente più ragionevole” per diminuire le emissioni di CO2 prodotte dai viaggi in aereo. Questo perché nel calendario degli uomini è previsto due volte il viaggio andata e ritorno dall’Europa al Nord America.
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