Fermare la crudeltà delle spose bambine in India è possibile ed è per questo che CIAI, onlus impegnata fin dal 1968 nella difesa dei più piccoli, ha lanciato una campagna “No alle spose bambine”, hastag #nosposebambine, per dire basta e per aiutare le vittime di questa pratica. Dal 17 marzo al 12 aprile si potrà mandare un SMS al numero 45505 (2 euro dal cellulare) per la raccolta fondi destinata a un progetto contro i matrimoni precoci a favore di 400 bambine e adolescenti delle Isole Andamane, India. Volto della campagna è Gioiele Dix, protagonista dello spot radio e tv. Con lui altri personaggi del mondo dello spettacolo come Maria Amelia Monti, Pamela Villoresi, Marco Columbro, Gianluca Guidi, Gianpiero Ingrassia, Marco Ardemagni, sostengono la campagna perché alle più piccole sia riconosciuto il diritto più importante: quello a una vita e un’infanzia felice.
Il fenomeno delle spose bambine è un dramma che colpisce molte popolazioni nel mondo dove sopravvive quest’usanza che continua a mietere vittime innocenti. Minorenni e in alcuni casi bambine di 9, 10 anni, vengono costrette dalle famiglie a sposare uomini molto più grandi, adulti e persino persone ormai anziane. I rischi sono enormi e spesso le piccole spose muoiono per i maltrattamenti o di parto: la loro vita viene annullata e la loro infanzia cancellata.
Nel mondo e in particolare nei paesi in via di sviluppo, una donna su tre si sposa minorenne e si stima che ogni giorno siano 37mila le bambine e le adolescenti costrette a sposarsi. In India, secondo i dati Unicef, circa il 46% delle donne si sposa prima dei 18 anni; questo nonostante la legge indiana abbia dichiarato illegale il matrimonio infantile con il “Child Marriage Prohibition Act” del 2006, fissando l’età minima per il matrimonio per le ragazze a 18 anni e per i ragazzi a 21.
In molte aree rurali del paese bambine e ragazzine ogni giorno rischiano la vita e vedono distrutti il futuro e la dignità. Succede anche nelle Isole Andamane, territorio isolato dell’India, povero e con poche possibilità di crescita economica e sociale. Una situazione molto precaria in cui gli stessi genitori non proteggono i minori: le punizioni corporali sono accettate dalla società, il tasso di abbandono scolastico è molto alto e ci sono numerosi casi di discriminazione di genere, incluse le spose bambine, costrette a matrimoni precoci decisi dagli adulti (genitori e familiari) e a diventare madri, anche a 12 anni.
Il progetto di CIAI si rivolge proprio a loro, a circa 400 bambine e adolescenti delle Isole Andamane, per cercare di porre fine a questa crudeltà. Lo si fa attraverso l’educazione delle giovani, favorendo la loro crescita per preparale a un futuro in cui potranno essere autonome, svolgere un lavoro, contribuire al sostentamento economico della famiglia e dei figli.
Il progetto riguarda anche la comunità e le famiglie che vengono aiutate a essere consapevoli dei diritti dell’infanzia e delle donne. Le società che puntano sulla donna hanno infatti più possibilità di uscire dalla povertà e dare un futuro anche professionali alle giovani è il modo per superare quest’usanza. Biblioteche, campi estivi per ragazzi, percorsi educativi e corsi professionali per le giovani donne, aperture di Club dei giovani per informare sull’educazione sessuale, la salute, i matrimoni precoci e le loro implicazioni, i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: il progetto CIAI si rivolge alle vittime per aiutarle e salvarle e a tutta la comunità perché nessuna bambina debba più sposarsi.
Per sostenere la campagna “No alle spose bambine” si potrà mandare un SMS dal 17 marzo al 12 aprile e donare 2 euro da cellulare – 2 o 5 euro da rete fissa per aiutare bambine e adolescenti ad essere protagoniste della loro vita, nel presente e nel futuro.
Per informazioni
– Su Twitter @ciaionlus
– Pagina Facebook: https://www.facebook.com/ciaionlus
– L’hashtag sui social network è #nosposebambine
– Sito del Centro Italiano Aiuti all’Infanzia (CIAI)