Lo spreco di acqua in Italia raggiunge livelli sempre più allarmanti. Secondo un’indagine del Censis di recente pubblicazione, in Italia arriviamo a disperdere fino al 32 per cento delle risorse idriche, e la colpa è da imputare principalmente alle infrastrutture carenti ed obsolete presenti nel territorio. L’analisi del Centro Studi Investimenti Sociali fotografa una situazione impietosa anche dal punto di vista della depurazione dell’acqua, e una riprova in tal senso l’avevamo già avuta con la recente vicenda dell’inquinamento a Pescara. L’unica consolazione, in questo preoccupante stato delle cose, è il costo per i cittadini: le tariffe infatti sono le più basse d’Europa.
Nonostante il nostro sia un Paese ricco di acqua, non sappiamo sfruttare al meglio questa preziosa risorsa a disposizione: il Censis punta il dito contro le infrastrutture ‘carenti, obsolete e inadeguate: le perdite di rete sono pari al 31,9 per cento‘. Questo costringe ad ‘aumentare il prelievo di acqua alla fonte, impoverendo la risorsa ed esponendo alcuni territori a cronici disservizi: l’8,9 per cento della popolazione denuncia interruzioni di erogazione, con punte del 29,2 per cento in Calabria‘. Facendo un raffronto con le nazioni vicine, le perdite in Germania sono intorno al 6 per cento, nel Regno Unito al 15, in Francia, dove pure la situazione è assai problematica, non supera il 20. Dunque urge intervenire, e secondo le stime del Censis occorrerebbero 65 miliardi in 30 anni, pari a 7 volte il costo del Tav Torino-Lione, giusto per fare un esempio: una spesa preventivata per ‘rimettere a posto acquedotti colabrodo e realizzando reti fognarie e impianti di depurazione delle acque reflue adeguati‘.
Anche dal punto di vista della depurazione infatti la situazione è tutt’altro che ottimale: il 20 per cento delle cosiddette acque reflue viene smaltito senza essere depurato, inquinando mari, fiumi e laghi. A dispetto delle multe che l’Unione Europea ha inflitto all’Italia per questo aspetto, ben poco è stato fatto finora per migliorare la situazione, mentre da anni la popolazione combatte con l’allarme arsenico ed altri rischi per la salute, quando sarebbe doveroso compiere allacciamenti alla rete fognaria e ad impianti di depurazione adeguati. In questo quadro tutt’altro che roseo, c’è da dire che le tariffe sono le più basse d’Europa: in media una famiglia di tre persone con un consumo annuo di 180 metri cubi spende 307 euro l’anno, contro gli oltre 700 di francesi, tedeschi e inglesi. Nonostante ciò, siamo i primi consumatori di acqua minerale, il secondo Paese al mondo: evidentemente gli italiani già da tempo non si fidano dell’acqua che scorre nei loro rubinetti, e non a caso la percentuale di consumo dell’acqua in bottiglia aumenta considerevolmente laddove sono riscontrati allarmi connessi alla potabilità.