Con 256 voti favorevoli, 140 voti contrari e 4 astenuti la Camera ha approvato il disegno di legge che dovrebbe nelle intenzioni porre finalmente un argine allo spreco di suolo nel nostro Paese. Lo scopo delle norme che il Parlamento vuole licenziare è incentivare alla riqualificazione dell’esistente, piuttosto che continuare a sottrarre terreno nello sviluppo urbanistico: oltre che distruggere la bellezza del paesaggio, la cementificazione selvaggia nei decenni ha portato in Italia a gravi problemi ambientali, come una maggiore fragilità dal punto di vista idro-geologico, ulteriormente accentuata dai cambiamenti climatici che hanno visto aumentare in Italia alluvioni, smottamenti e fiumi in piena, oppure la continua erosione delle coste che in Italia ha raggiunto ormai numeri drammatici.
L’obiettivo piuttosto ambizioso del ddl è quello di raggiungere zero consumo di suolo entro il 2050 come previsto da specifiche direttive europee, a dispetto delle continue pressioni delle lobby edilizie che hanno sempre trovato una sponda fertile tra i banchi del Parlamento e dei governi che si sono succeduti negli anni. ‘Nell’ambito delle procedure di valutazione d’impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e di verifica di assoggettabilità delle opere pubbliche e di pubblica utilità diverse dalle infrastrutture e dagli insediamenti produttivi strategici e di preminente interesse nazionale, ai sensi della normativa vigente, l’obbligo della priorità del riuso e della rigenerazione urbana comporta la necessità di una valutazione delle alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo‘, si legge tra i principi del disegno di legge, che all’articolo 3 disciplina una riduzione progressiva e costante di consumo del suolo a livello nazionale, e del relativo riparto a livello regionale dei quantitativi medesimi. Per il ministro delle politiche agricole e forestali Martina si tratta di un passo avanti contro la cementificazione selvaggia, ma in attesa del previsto passaggio al Senato non mancano polemiche e note di preoccupazione da parte di opposizioni e associazioni ambientaliste.
‘Il provvedimento contiene norme innovative, ma ancora molti punti contraddittori e pericolosi‘, sostengono in una nota congiunta WWF, Fai, Legambiente, Slow Food e Touring Club Italia, puntando il dito in particolare sulla norma transitoria che mette in salvo i progetti urbanistici attuativi per i quali i soggetti interessati abbiano anche semplicemente presentato istanza prima dell’entrata in vigore della legge, mentre per il M5S si tratta di un’occasione persa, poiché ‘dall’alto sono calate le modifiche e sono state inserite norme per cementificare più agevolmente le aree agricole. Siete riusciti a trasformare la legge che oggi votiamo in una legge che incentiva il consumo di suolo agricolo e deregolamenta la disciplina urbanistica per intere sezioni delle nostre città che definite aree di rigenerazione urbana‘, hanno dichiarato gli esponenti pentastellati a Montecitorio. In particolare viene sottolineata la cancellazione di una norma che avrebbe reso più esplicitamente conveniente ristrutturare l’edilizia esistente invece che costruire ex novo: per questo motivo le associazioni chiedono a Governo e Parlamento un’assunzione di responsabilità nel completare l’iter parlamentare della legge, emendando le parti più contraddittorie, macchinose e incoerenti. Questo Paese non può più permettersi di sacrificare in maniera irresponsabile una risorsa non rinnovabile come il suolo: la lobby del cemento vincerà ancora?
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