Nel giallo di Liliana Resinovich spunta la testimonianza di una persona che, il giorno prima del ritrovamento del corpo nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste, avrebbe visto “un uomo con un sacco in spalla”.
Si tratta di dichiarazioni che sarebbero state rese da una testimone, un’infermiera che lavorerebbe nella zona, e che sono riportate dal settimanale Giallo. Il racconto si somma a quello di un’altra donna: insieme al compagno, poche ore prima del rinvenimento del cadavere della 63enne, avrebbe notato un “uomo con la barba bianca” aggirarsi, torcia accesa in mano, nell’area.
La testimonianza riportata dal settimanale diretto da Andrea Biavardi sarebbe stata acquisita e vagliata dagli inquirenti, ma non sarebbe stato possibile trovare riscontri in quanto l’area di interesse risulterebbe priva di telecamere.
Ho visto un uomo con un sacco in spalla proprio dove è stata trovata Liliana
Sarebbe questo il succo del racconto, una versione che sembrerebbe assumere una certa consistenza alla luce di quanto descritto da un’altra donna in merito alla presunta presenza di un uomo anziano con la barba bianca nel luogo vicino all’area del ritrovamento del cadavere.
L’avvistamento fatto dall’infermiera avrebbe come punto in comune l’elemento “barba”, un dettaglio che, riporta ancora Giallo, la testimone avrebbe detto di aver notato in quanto “copriva gran parte della guancia“.
La donna, che lavorerebbe in una casa di riposo nel complesso dell’ex ospedale psichiatrico triestino, avrebbe riferito agli investigatori di aver visto l’uomo con un sacco in spalla il 4 gennaio 2021, giorno precedente alla scoperta del corpo di Liliana Resinovich.
Poche ore fa, entro il termine previsto del 23 marzo, il fratello e il marito di Liliana Resinovich, Sergio Resinovich e Sebastiano Visintin, avrebbero depositato tramite i rispettivi legali le loro opposizioni alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste.
La famiglia della 63enne non crede affatto alla tesi del suicidio sostenuta dai consulenti incaricati dai pm, e gli esperti di parte incaricati per conto di Sergio Resinovich e Sebastiano Visintin chiedono che si continui ad indagare.
Vittorio Fineschi, luminare della Medicina legale e consulente del fratello di Liliana Resinovich, ha sottolineato diversi elementi critici nella ricostruzione della Procura, sostenendo che non risulti esclusa l’ipotesi di un omicidio e di un successivo congelamento del corpo.
Il cadavere di Liliana Resinovich, secondo la lettura fornita dai consulenti di Sergio Resinovich, potrebbe essere stata colpita, uccisa e “conservata” in un luogo diverso dalla sede del ritrovamento (avvenuto dopo quasi tre settimane dalla scomparsa) a basse temperature così da impedirne la decomposizione.
Sugli slip della vittima sarebbero state rilevate tracce maschili non riconducibili ai contatti noti della stessa, compreso l’amico speciale Claudio Sterpin, e i dubbi della famiglia riguarderebbero anche l’assenza di impronte della donna sui sacchi neri che ne contenevano il corpo e sulla bottiglietta d’acqua trovata nella sua borsa.
La parola ora passa al gip: dovrà decidere sull’istanza di archiviazione proposta dalla Procura e sulle opposizioni avanzate dai parenti. La tempistica perché sia sciolta la riserva non è definita.
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