Questa mattina si terrà per Salvatore Aldobrandi l’udienza preliminare davanti al giudice Massimiliano Botta per eseguire l’interrogatorio che porterà alla convalida dell’arresto. L’uomo accusato dell’omicidio di Sargonia Dankha avvenuto in Svezia nel 1995, spunta anche un testimone: “Mi disse di averla fatta a pezzi”.
L’uomo è stato arrestato in Italia nei giorni scorsi dopo quasi 30 anni dall’assassinio della giovane ventunenne di origini irachene, di cui fino ad oggi non è ancora stato trovato il corpo. Salvatore Aldobrandi e la giovane all’epoca dei fatti avevano avuto una relazione burrascosa che è culminata nell’omicidio di lei.
Testimone nel caso di Sargonia Dankha afferma che Aldobrandi confessò di averla fatta a pezzi
Secondo quanto riportato da Repubblica è spuntato un testimone per l’omicidio di Sargonia Dankha, la giovane 21enne scomparsa nel 1995 e mai più ritrovata.
Il teste ha affermato che Salvatore Aldobrandi gli raccontò di averla uccisa nel letto e poi di averla fatta a pezzi. Tutte le informazioni raccolte a Stoccolma e le nuove informazioni hanno portato nei giorni scorsi all’arresto dell’uomo che oggi ha 73 anni.
Salvatore Aldobrandi dovrà comparire questa mattina davanti al giudice Massimiliano Botta per l’udienza preliminare in cui è accusato per l’omicidio di Sargonia Dankha.
Ad assisterlo ci sarà il suo avvocato Andrea Revere e l’uomo dovrà rilasciare la sua testimonianza e rispondere all’interrogatorio che attuerà la convalida dell’arresto.
All’epoca dei fatti i due, Salvatore Aldobrandi e Sargonia Dankha, avevano avuto una relazione e vissuto insieme all’interno di un appartamento di Linkping, in Svezia.
La loro relazione si era conclusa poco tempo prima della sua sparizione che avvenne il 13 novembre del 1995. In questa giornata la ragazza sparì senza lasciare tracce.
L’uomo aveva alle spalle due matrimoni in Svezia e altri due li contrarrà poi in questi anni qui in Italia, ha avuto nella sua vita quattro figli.
Salvatore Aldobrandi non è nuovo ad accuse di violenze, infatti nel 1986 scontò due anni di carcere per violenza sessuale.
L’anno precedente alla scomparsa della 21enne ricevette una condanna per maltrattamenti e lesioni ai danni di una sua ex che voleva lasciarlo e che lui tentò di strangolare.
La stessa Sargonia Dankha aveva denunciato maltrattamenti da parte dell’uomo, ma da quanto riportato oggi dalla Repubblica ci sono testimoni e testimonianze che fanno conoscere la realtà dei fatti.
Quella che c’era tra Sargonia e Salvatore era una relazione tossica in cui l’uomo più volte aveva avuto comportamenti nocivi nei confronti della ragazza. Da ciò che hanno raccontato amici e parenti gli abusi subiti dalla giovane non erano solo verbali ma anche fisici.
La cugina della ragazza scomparsa raccontò che Samuel, il nome con cui Salvatore si faceva chiamare all’epoca, disse in un’occasione “Se non posso averla io, nessun altro l’avrà”.
Un’amica della ragazza, Jenny A., ha raccontato che l’uomo non tollerava errori da parte di Sargonia e che in un’occasione davanti a lei l’aveva afferrata e gettata a terra sul pavimento.
L’ex moglie di Salvatore, Karolina V., ha testimoniato alla polizia che l’uomo proprio il giorno della scomparsa di Sargonia le chiese l’auto in prestito anche se lui non aveva la patente.
L’auto fu restituita sporca di fango e con i seggiolini dei bambini spostati, Salvatore aveva chiesto alla donna di mentire sulla data del prestito dell’auto. La polizia scientifica trovò però delle tracce di sangue sia nell’auto che su un giubbotto.
E infine la testimonianza del gestore del pub Keith, Slobodan J., che ha ammesso che Salvatore Aldobrandi gli raccontò di aver ucciso sul letto una donna, la donna sarebbe proprio Sargonia Dankha.
L’11 novembre del 1995 Salvatore scoprì che Dankha aveva un’altra relazione e l’aggredì verbalmente a casa sua e anche a casa dei suoi genitori.
Da quanto raccontato dai genitori la ragazza era disperata perché Salvatore Aldobrandi non le dava tregua, a testimonianza ci sono anche le decine di telefonate giornaliere che l’uomo effettua al telefono di lei ogni giorno.
Telefonate che però si interrompono proprio il giorno della sua scomparsa, lui non la chiamerà più. Il corpo della giovane non è mai stato ritrovato.
La riapertura del caso in Italia e le accuse
Per la procura le prove contro Salvatore Aldobrandi sono schiaccianti e da quanto emerso dalle indagini eseguite l’uomo non ha agito da solo ma ha avuto dei complici che lo hanno aiutato a far sparire il cadavere della ragazza.
Si ipotizza che il cadavere della 21enne sia finito in qualche discarica. Il caso in Svezia non fu mai chiuso perché non è possibile, per legge, processare qualcuno per omicidio senza la presenza di un cadavere.
I genitori della giovane però non si sono mai arresi e sapendo che oggi Aldobrandi vive in Italia si sono rivolti proprio ad un legale milanese per far riaprire il caso in Italia.
Dopo mesi di indagini la procura di Imperia è arrivata alla conclusione che ci sono effettivamente le condizioni e le prove per condannare Salvatore Aldobrandi, secondo il Marrali si tratta di un femminicidio ante litteram.
Aldobrandi è tornato in Italia nel 1996 dopo aver trascorso alcuni mesi in carcere in Svezia proprio per il presunto omicidio di Sargonia Dankha, ma non potendo essere processato è stato rilasciato.
L’uomo ha così deciso di tornare in Italia dove si è rifatto una famiglia. L’uomo di 73 anni lavora attualmente come pizzaiolo a Sanremo. All’arrivo della polizia giudiziaria Salvatore ha affermato che se lo aspettava ma che lui è innocente.
Ora che è in arresto dovrà rispondere delle accuse di omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere.