Una squadra di calcio locale, composta da soli africani non manca di vincere una partita. Ha conquistato la vetta della classifica, ma il paese non esulta affatto, anzi storce il naso. Tra le gente di Foresto Sparso la polemica alleggia nell’aria ormai da diverso tempo: la squadra così com’è non va bene e non perché non sia sufficientemente preparata, tutt’altro, il vero e unico problema è il colore della pelle dei suoi giocatori.
La squadra finita nell’occhio del ciclone milita nel girone C di Terza categoria della provincia di Bergamo ed è una formazione total black.
La scorsa stagione, dopo la retrocessione dalla Prima Categoria, il presidente Gianbattista Gregori, imprenditore nel settore metalmeccanico, non ha voluto mollare, ma è stato costretto a una rifondazione della squadra, che è stata affidata al nuovo allenatore, Ndiaye Bassirou.
Ndiaye è senegalese, ma abita ormai da diversi anni a Foresto Sparso e conosce molto bene i giocatori dilettanti bergamaschi. Ha avuto una buona carriera da centrocampista e poi, lo scorso anno, è diventato vice allenatore al Carobbio, prima di approdare a Foresto Sparso.
Con la scelta di Ndiaye alla guida della squadra, l’intento di voler dare un segnale antirazzista era chiaro, quando poi ai ragazzi africani ex Atletico se ne sono aggiunti altri del paese, la squadra si è letteralmente trasformata in un plotone africano.
E la formula sembra decisamente vincente: su quattro partite, tre son state le vittorie, ben sette goal all’attivo e una difesa impenetrabile come il muro di Berlino.
I numeri al momento sono da record, ma a non essere contenti sono i residenti, che non hanno apprezzato di buon grado la primavera africana del calcio locale.
La gente di Foresto non ama che il calcio del proprio paese sia rappresentato esclusivamente da stranieri, è come affermare che dai vivai del territorio non esca alcun valido giocatore. E così il dito pubblico ha finito per puntare contro il sindaco, che dal canto suo sta tentando di contenere le polemiche.
Si tratterà di patriottismo portato all’estremo oppure di una, neanche troppo velata, forma di razzismo? E’ sempre difficile comprendere, da fuori, le complesse dinamiche locali, a voi l’ardua sentenza.