Trovare squali vivi in un vulcano sottomarino attivo, solito ad eruttare con una certa frequenza: non è la trama del sequel del film trash Sharknado, ma quanto realmente scoperto da un team di scienziati che si è immerso per motivi di studio nei pressi del vulcano Kavachi, una montagna sottomarina situata nel sud-ovest dell’Oceano Pacifico, e considerata una delle più ribollenti della zona per le continue eruzioni. La scoperta, avvenuta per caso, ha lasciato di stucco gli studiosi, che non si aspettavano potesse esserci un’ampia fauna all’interno della caldera del vulcano.
Gli scienziati dotati di telecamere si erano immersi per studiare da vicino questa bocca di fuoco sottomarina, ‘circondata da caldo e acqua di mare acido che lo rende troppo pericoloso per i subacquei umani‘, quando non è intenta a manifestare la sua forza sotto forma di eruzioni esplosive. Ebbene, grande è stato lo stupore quando gli scienziati hanno visto animali vivi e vegeti dentro e intorno al vulcano, in particolare un’ampia varietà di squali, tra cui squali seta, squali martello e il rarissimo squalo dormiente del Pacifico, finora fotografato solo due volte. La forte presenza di biodiversità all’interno del vulcano Kavachi ha già fatto ribattezzare i media anglosassoni la montagna Sharkcano, sulla scia del sopracitato film Sharknado: ma qui non si tratta del parto della fantasia di alcuni sceneggiatori patiti di B movies, ma un’incredibile manifestazione della Natura che sembra contraddire tutte le conoscenze sull’argomento attualmente a disposizione dell’uomo.
Il pool di sicenziati, finanziati dalla National Geographic e inviati a sud delle Vangunu nelle Isole Salomone, dove si trova il vulcano, è riuscito a filmare l’incredibile mondo sottomarino che prospera intorno alla caldera di Kavachi, protagonista di diverse eruzioni distruttive, le più recenti nel 2004 e nel 2007, mentre un’eruzione minore è stata registrata anche lo scorso anno. Spiega il ricercatore Brennan Phillips ai media: ‘Nessuno sa in realtà come spesso Kavachi erutta, e anche quando non lancia lava, cenere e vapore sopra la superficie, può risultare troppo estremo da esplorare per i subacquei‘, tanto che nei pressi della caldera gli uomini sono stati sostituiti da robot, visto che i sub stavano indietreggiando dal caldo sentendosi la pelle bruciare. Un problema che invece non avvertono le biodiversità presenti nel luogo, meduse, granchi, razze e gli squali sopracitati.
La spiegazione che si sono dati gli scienziati, tenendo conto anche che l’acidificazione degli oceani è ormai una realtà conclamata, è che questi animali si stiano adattando al nuovo habitat, e che stiano mutando le proprie caratteristiche naturali per sopravvivere in fondali marini che ormai ribollono anche quando non sono nei pressi di un vulcano sottomarino come Kavachi. Ma quali specie sono in grado di adattarsi? E soprattutto come fanno? Saranno in grado di fare lo stesso tali biodiversità anche negli altri mari del pianeta, messi a rischio dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici? Domande a cui la scienza proverà a rispondere prossimamente proprio partendo dal monitoraggio di Kavachi, per scoprire come gli squali e le altre specie riescano a sopravvivere quando il vulcano erutta, e comprendere come riescano a percepire e sfuggire al mare di lava e cenere prima che inizi l’attività magmatica. E chissà, magari spiegarci come l’evoluzione naturale possa dare delle risposte a dei mutamenti climatici che paiono irreversibili.