Società quotate in Borsa, testate giornalistiche e amministrazioni locali. Il vertice è riservato agli uomini. Poche le donne al potere. Per l’equilibrio di genere c’è ancora tanto da fare.
I dati emergono dal dossier “Sesso e potere” curato da Info.nodes e onData.
In Italia chi detiene il potere? Quello decisionale sicuramente una donna e è la prima volta nella storia repubblicana di questo Paese. Eppure Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio dei ministri non colma il disequilibrio di genere che tutt’oggi permane nei ruoli apicali della società civile. Il potere è ancora in mano quasi esclusivamente maschile. A dimostrarlo sono i dati emersi dalla nuova edizione 2022 del dossier “Sesso è potere” curato da Info.nodes in collaborazione con onData.
Lo studio ha analizzato tre settori: economico, informativo e amministrativo, in cui risiedono tradizionalmente sacche di potere per capire chi vi è alla guida e in percentuale quante donne siano al comando sul totale generale. Il risultato è che l’impronta maschile è predominante e la parità appare ancora molto lontana da raggiungere, forse anche perché le donne incontrano molti più ostacoli sul cammino rispetto agli uomini che continuano a avere più opportunità.
Il primo comparto preso in considerazione è quello economico-finanziario. Sulle 100 più grandi società italiane per capitalizzazione quotate alla Borsa di Milano, gli amministratori delegati sono 95 uomini e 5 donne. La prima azienda che in questo ranking ha una donna alla guida si trova al 31esimo posto per capitalizzazione a Piazza Affari. Si tratta di Tatiana Rizzante CEO di Reply, società torinese che si occupa di consulenza e reti IT.
Al 41° posto troviamo l’ad Veronica Buzzi che dirige la Buzzi Unicem, azienda piemontese operante nella produzione di materiali per l’edilizia. Segue Laura Zanetti al 73° posto a capo di Italmobiliare, Monica Mondardini di Cir al 97° e Valentina Volta di Datalogic al 100°.
Andando poi a vedere le società controllate o partecipate dal MEF, il Ministero di Economia e Finanza, di 35 aziende 28 sono guidate da uomini. Le 6 società quotate (Eni, Enel, Leonardo, MPS e Poste italiane) non hanno AD donne. Amco Spa e Sace Soa, che hanno strumenti finanziari quotati, sono guidate rispettivamente da Marina Natale e Alessandra Ricci. Le altre 4 sono non quotate: Eur Spa con Angela Maria Cossellu, Giovanna Della Posta di Invimit Sgr, Francesca Reich dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato Spa e Fiamma Spena di Sogin.
Anche nel mondo dell’informazione le cose non vanno meglio. Su 27 testate nazionali con tiratura media certificata superiore alle 30mila copie, nell’81,5% dei casi il direttore è un uomo. I giornali diretti da donne sono solo 5. Agnese Pini dirige tre quotidiani: Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno che fanno tutti parte del gruppo QN. Norma Rangeri dirige Il Manifesto e Nunzia Vallini il Giornale di Brescia. Nel resto dei casi ci sono uomini alla guida e nella stragrande maggioranza dei giornale una donna non ha ancora mai ricoperto il ruolo di direttrice.
Nei telegiornali nazionali generalisti che sono 10, le direttrici sono 2: Monica Maggioni al Tg1 e Simona Sala al Tg3.
Infine il dossier riprende i dati dell'”Anagrafe degli amministratori locali e regionali” del Ministero dell’Interno. Città e regioni, ancora una volta, hanno una guida prevalentemente al maschile. Nel giugno 2022, su tutti i Comuni censiti, su 121.231 eletti in sedi comunicali o regionali, gli uomini sono 80.240, quindi il 66.19%. Le donne sono 40.991 pari al 33.81%. La provincia di Benevento è quella con più eletti uomini (74.6%). La regione con meno donne elette è il Molise con il 73.04% degli uomini.
Per quanto riguarda i sindaci, gli uomini a ottobre 2022 sono l’84.96%. Solo 1.157 sindache in Italia attualmente. Nei 20 comuni capoluogo di regione, l’unica sindaca è Valeria Mancinelli a Ancona. Presidente di regione donne è solo una, Donatella Tesei in Umbria.
Per ultimo, sulle 19 autorità indipendenti dello Stato, solo due sono a guida femminile. Una è l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che fa capo a Carla Garlatti e l’altra è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio presieduto da Lilia Cavallari.
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