Disposto l’esame autoptico sul corpo di Marta Azzaro, la 17enne di Corigliano-Rossano morta nella notte tra domenica e lunedì scorsi, qualche ora dopo le dimissioni dall’ospedale, dove si era recata per alcuni malesseri, tra cui vomito e mal di testa.
I medici della struttura calabrese l’hanno sottoposta ad alcuni controlli, per poi dimetterla. Qualche ora dopo, la situazione è precipitata, e Marta è stata accompagnata una seconda volta in ospedale, ma inutilmente. La ragazza è deceduta, tra lo strazio dei parenti. Sono proprio i familiari che ora vogliono vederci chiaro e capire se l’adolescente potesse essere salvata.
La corsa in ospedale, la rassicurazione dei medici e quel secondo ricovero terminato in maniera drammatica. È la storia di Marta Azzaro, una brillante studentessa di 17 anni di Corigliano-Rossano, deceduta nella notte tra domenica e lunedì scorsi, qualche ora dopo le dimissioni dall’ospedale ausonico. Stando alla ricostruzione dei fatti, Marta si sarebbe recata in ospedale domenica mattina, per via di un malessere generale, con nausea e mal di testa.
Dopo essere stata visitata, alla 17enne sarebbe stato quindi consentito il ritorno a casa, ma qualche ora dopo la situazione è precipitata. Così, in una disperata corsa contro il tempo, i genitori della ragazza hanno accompagnato nuovamente la figlia in ospedale, ma per Marta non c’era ormai più nulla da fare. Sul corpo dell’adolescente è stato quindi disposto l’esame autoptico, che servirà a chiarire se vi sia stata una qualche negligenza da parte del personale sanitario del nosocomio cosentino.
Per conoscere i risultati dell’esame autoptico occorreranno 90 giorni, mentre questo pomeriggio la comunità di Corigliano-Rossano si prepara a dare l’ultimo saluto a Marta. Alle 16 saranno celebrati i funerali nella chiesa Beato 23°di Via San Francesco di Sales.
La tragedia di Marta riporta alla mente quanto accaduto a Valeria Fioravanti, 27enne di Roma, deceduta a causa di una meningite batterica, diagnosticata forse troppo tardi. La giovane ha fatto la spola tra vari ospedali del capoluogo, fino a che il 10 gennaio scorso sono state staccate le macchine, perché la situazione era ormai irreversibile.
Il calvario di Valeria inizia il 25 dicembre scorso, quando la ragazza si fa rimuovere un ascesso sotto l’ascella al Campus Bio-Medico di Roma. La ferità prende infezione, e 4 giorni dopo Valeria si reca al Pronto soccorso del Policlinico Casilino, ma viene rimandata a casa. A quel punto la 27enne inizia a stare male, e torna per la seconda volta al Casilino.
Le sue condizioni peggiorano, fino a che il 4 gennaio la giovane viene trasferita al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni, da cui viene dimessa con la diagnosi di una protrusione alla colonna vertebrale. Per la terza volta Valeria torna a casa, con una nuova prescrizione di antinfiammatori e un collare. La mattina seguente cambia tutto, Valeria non riesce neanche più a parlare, finché il 10 gennaio non viene dichiarata morta.
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