Andare allo stadio e tifare per la propria squadra del cuore non significa assistervi passivamente, ma anzi, implica almeno due momenti cruciali: quando si esulta e quando si protesta. A questi, si aggiunge una generale eccessiva vicinanza tra le persone sedute sugli spalti. Per questo, riaprire gli stadi con più di mille persone “sarebbe una follia”. A dirlo è Agostino Miozzo, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts), che in un’intervista al Corriere della Sera appare preoccupato e ci tiene a mettere in guardia dirigenti, staff e comitati sportivi sulla ripresa dei grandi eventi.
Miozzo: “Ricordiamoci le conseguenze di Atalanta-Valencia”
“Poi ci sono gli ingressi, quando ci si accalca alle biglietterie e ai varchi di accesso, e il deflusso – continua Miozzo -. Aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile, il mondo del calcio è troppo importante per il nostro Paese”. Insomma, “a chi preme per riaprire gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso”, aggiunge il coordinatore Cts, mettendo in guardia i tanti tifosi che invece hanno voglia di ritornare allo stadio e insistono sulla riapertura a più spettatori.
Stadi aperti, il peso delle Regioni
Miozzo parla come tecnico della Salute e di Protezione civile, ma poi “dovrà essere la politica a decidere”. Ieri ad esempio, in Emilia-Romagna i tifosi sono tornati sugli spalti grazie ad una delibera firmata dal presidente Stefano Bonaccini, che ha concesso la deroga al numero massimo di spettatori previsti per gli eventi sportivi di portata nazionale e internazionale. Anche se ieri in occasione di Parma-Napoli e Sassuolo-Cagliari i tifosi erano 1.400 (di cui 400 addetti ai lavori); l’amministratore delegato del Bologna Fc, Claudio Fenucci, guarda già oltre, con il club che ha presentato il progetto per ottenere la capienza dello stadio Dall’Ara a un terzo, circa 9.000 persone, quando il Governo aprirà a ulteriori concessioni.