Domenica 29 maggio il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, si recherà a Uvalde, in Texas, per commemorare le 21 vittime della strage del 24 maggio nella scuola elementare cittadina.
Il leader democratico sta sostenendo l’ennesima battaglia per vincolare con maggiore forza la vendita di armi nel paese. Tra interessi lobbistici e leggi vecchie di 3 secoli, sono ormai anni che al presentarsi di una nuova efferata carneficina il presidente U.S.A. di turno promette cambiamenti legislativi significativi che vengono poi purtroppo disattesi.
Anche in questo caso Biden ha promosso un’iniziativa parlamentare che prevederebbe controlli più severi anteriori alla vendita: esami e test volti a determinare lo stato psico-fisico e relazionale del compratore. Una misura questa che può apparire blanda, soprattutto ad occhi europei, ma che ha già turbato molti ed ha costretto la portavoce della Casa Bianca a rassicurare i più conservatori sul fatto che il secondo emendamento non sarà modificato.
Nonostante l’opinione pubblica americana sembri favorevole a porre limitazioni al mercato interno degli armamenti, qualsiasi riforma si è per ora infranta sempre su due aspetti: giudiziario e parlamentare.
Il primo punto concerne il famigerato secondo emendamento relativo al diritto individuale di portare le armi. Tale articolo formalizza una legge del 1776 redatta dall’allora parlamento a stelle e strisce quale contromisura a possibili attacchi ed invasioni dell’Impero Britannico, dal quale gli Stati Uniti aveva da poco dichiarato l’indipendenza.
Non sembra necessario dire che il contesto, come il tipo di armi in commercio, sia assai diverso dal periodo in cui l’emendamento venne formulato; probabilmente gli stessi padri costituenti, se si trovassero a vivere oggi, ne accerterebbero l’anacronismo e la dannosità (la sua unica funzione odierna sembrerebbe infatti quella di favorire proprio le stragi, se si vuole escludere il ludibrio suscitato dai raduni dei suoi fanatici sostenitori).
Naturalmente nessuna legge è eterna ed immodificabile, ma qui interviene il secondo dei due aspetti problematici, quello parlamentare. Se fino ad oggi non si è riusciti a cambiare o eliminare questo “diritto” lo si deve all’opposizione in primo luogo del Partito Repubblicano.
I conservatori americani, oltre che per convinzione ideologica di alcuni suoi membri, sono i principali beneficiari di ingenti somme provenienti dal National Rifle Association (NRA), la potentissima lobby degli armamenti. Quest’ultima, seguendo un modello pienamente legittimo negli Stati Uniti, finanzia lautamente politici e governatori affinché il loro mercato continui a prosperare. A tal proposito vedasi la presenza alla convention texana dell’associazione, che si sta tenendo proprio in questi giorni ad Houston, di personaggi quali Donald Trump, Ted Cruz e Greg Abbott (il governatore del Texas).
Finché tali ostacoli non saranno in qualche modo risolti o ridimensionati nel loro peso contrattuale, appare difficile che qualcosa di significativo possa accadere per fermare questa piaga sociale.
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