Arrivano nuovi rincari anche nel settore dei centri estivi, con una stangata di circa 2.000 euro per ogni bambino.
Fra i rincari con cui devono lottare le famiglie italiane, anche questo che coinvolge un settore molto attivo in estate, infatti tante famiglie si affidano ai centri estivi per far trascorrere ai bambini una bella estate in compagnia e con attività divertenti, prima che inizi la scuola a settembre. Purtroppo sta diventando sempre più caro affidare i bambini a strutture ad hoc, anche perché quasi sempre sono a gestione privata.
Fra le cattive notizie riguardanti i rincari, ne arriva oggi una che riguarda i centri estivi, strutture pensate per accogliere i nostri bambini durante il periodo estivo. In questi luoghi vengono organizzate attività, si conoscono persone nuove, si socializza e a volte ci sono anche dei saggi in cui i genitori possono applaudire i bambini in una coreografia piuttosto che in un musical e quant’altro. Tutto molto bene ma quanto cosa tutto ciò?
Una recente statistica ha evidenziato che questa bellissima esperienza sta diventando sempre più costosa, spingendo i genitori a scegliere altre opzioni perché non tutte le famiglie chiaramente possono permettersi un centro estivo, che nel 2023 tocca i 2.000 euro a bambino.
Spesso portare i bambini in questi posti è una necessità, perché i genitori lavorano e non ci sono persone a cui affidare i figli in attesa delle ferie. Così i centri estivi rappresentano la situazione migliore però non certo la più economica.
A questo si somma il fatto che la fine della scuola e la pausa estiva è la più lunga rispetto a quella di altri Paesi europei, parliamo infatti di 13 settimane a fronte delle 10 in Grecia e Svezia, 9 in Austria e Francia, 6 in Germania e Regno Unito.
I 3 mesi che spettano ai bimbi italiani si trasformano in un periodo molto complicato per i genitori che si trovano a gestirli in concomitanza con gli impegni lavorativi. Così ci si incastra fra baby sitter, parenti e amici ma chi può, preferisce far frequentare ai bambini i coetanei e fare attività all’aria aperta.
Dalle ricerche, la scelta del centro estivo non è semplice per chi cerca quello migliore per risparmiare, ad esempio a Milano e Roma il costo si aggira sui 2.160 euro, come dimostrato dall’indagine di Altroconsumo pubblicata sul Messaggero.
La maggior parte di queste strutture è a gestione privata, quindi ancora più esose. Ci sono poi oratori e strutture comunali, ma trovare posto è quasi impossibile proprio perché i costi sono più contenuti e quindi sono le prime a riempirsi.
Le soluzioni più presenti sul territorio sono i centri estivi comunali come quelli organizzati dalle scuole oppure le piscine, abbiamo poi le strutture private che solitamente sono legate a società e centri sportivi. Ci sono poi anche i centri estivi offerti dagli oratori ma esistono tante altre opzioni come corsi di lingue, campus nei musei e altre iniziative ma non sono così frequenti.
Il contributo economico dipende chiaramente da quale campus si sceglie e la politica di tariffe adottata varia in base all’Isee della famiglia. In relazione a questo dato, una famiglia può pagare anche solo 10 euro per un periodo di 10 giorni fino a un massimo di 210 euro. Nel primo caso ovviamente parliamo di un indicatore Isee molto basso che non supera i 4.000 euro mentre il contributo più alto è per coloro che hanno un Isee superiore ai 40mila euro.
Nelle strutture di tipo privato, è prevista generalmente una quota di iscrizione che va pagata a parte rispetto a quella settimanale. Anche qui l’importo è variabile e va dai 10 euro ai 60 euro.
Possiamo dire che per lo più le soluzioni maggiormente economiche sono quelle offerte dagli oratori cittadini, con una spesa settimanale che si aggira intorno ai 30-50 euro. Gli esborsi maggiori sono invece quelli dei centri estivi organizzati dalle strutture sportive private, che prevedono un contributo che oscilla fra i 100 e i 200 euro settimanali a Roma, la soglia si alza a 370 euro a Milano.
Per far fronte alla problematica il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha proposto di tenere aperte le scuole anche in estate, cosa che dovrà essere decisa su base volontaria. In questo modo molte famiglie avranno la soluzione e c’è da precisare che il periodo estivo unirebbe apprendimento e svago.
L’idea ha diviso molto i sindacati e l’opinione pubblica ma al momento rimane tale e non c’è nessuna decisione ufficiale. Ad oggi i fondi del Pnrr e del Pon stanziati per combattere la dispersione scolastica hanno consentito di rendere disponibili per diversi progetti circa 3.500 istituti italiani.
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