Starbucks apre a Milano ma il bar italiano resta un modello, i dati della Fipe

Starbucks a Milano

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“Più che una sfida, uno scambio reciproco”, così la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) commenta la prima apertura di Starbucks in Italia, che ufficialmente ha accolto i clienti nel suo primo grande store sul nostro territorio il 6 settembre. Gli addetti ai lavori però sono certi che per i bar italiani non ci sono preoccupazioni per il futuro dato che la nostra offerta non teme il confronto con il colosso americano.

”Le nuove iniziative commerciali come l’apertura di Starbucks trovano sempre il nostro favore, a maggior ragione quando creano posti di lavoro – è il commento della Federazione Italiana Pubblici Esercizi – Sarà il mercato a decretare ogni risultato, e da questo punto di vista i nostri bar non temono il confronto, che, anzi, sarà uno stimolo per migliorare qualità e servizio. Il tutto senza dimenticare che dal confronto i consumatori avranno anche l’opportunità di valutare meglio il prezzo di una tazzina di caffè al bar così da evitare dannose e ricorrenti polemiche”.

Starbucks, come detto da Kevin Johnson, aprendo in Italia ”realizza un sogno ed è pronto a imparare, adattandosi alla cultura italiana del caffè e non viceversa a conferma che il bar italiano resta un modello di grande attualità. Un proposito impegnativo proprio per i valori e la dimensione della nostra offerta: un universo di bar e caffetterie che svolgono una preziosa funzione sociale e che ogni anno servono 6 miliardi di tazzine di un caffè aromatico, pieno, corposo, preparato ad arte e, dato non trascurabile, lungo, corto, macchiato, schiumato e via di seguito.

E al proposito, ecco alcuni dati sullo scenario dei bar in Italia, che sappiamo, sono una vera e propria istituzione: i bar oggi in attività in Italia sono 149.154. Gli italiani consumano soprattutto bevande calde (36,6), aperitivi (13,3) e brioches (12,6) e la regione italiana con il maggior numero di bar è la Lombardia (16,9%), seguita da Lazio (10,4%), Campania (9,6%), Veneto (8,4%) e Piemonte (7,2%).

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