Il momento tanto atteso è arrivato: il lancio di Starship, la nave spaziale più grande del mondo costruita per poter raggiungere la Luna e Marte, è avvenuto. Peccato però che si sia bloccato dopo soli quattro minuti: pare, infatti, che qualcosa sia andato storto e che la navicella abbia preso fuoco. Ecco cos’è accaduto.
Il volo – tanto atteso – di Starship è finalmente avvenuto, ma così com’è iniziato così si è concluso nell’arco di pochi minuti (quattro per la precisione): la nave spaziale di Elon Musk, infatti, si è tramutata ben presto in una palla di fuoco. Ecco la dinamica dei fatti.
Brutte notizie per Elone Musk, il padre fondatore, tra le altre cose, di SpaceX. Tra le altre cose, sì, perché, cercando di riassumere brevemente tutti i possedimenti attuali dell’imprenditore, appena eletto da Forbes la seconda persona più ricca del mondo (dopo Bernard Arnault), con un patrimonio stimato di 202.4 miliardi di dollari, è: fondatore di The Boring Company, l’azienda operante nel settore delle infrastrutture, nata con il chiaro intento di superare il problema del traffico perenne a Los Angeles, co-fondatore di Neuralink, l’azienda di neurotecnologie, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili e OpenAI, l’ormai celebre organizzazione no-profit a cui dobbiamo l’arrivo sul mercato di ChatGPT, il prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale, amministratore delegato e product architect della Tesla, che non ha bisogno di presentazioni, ma per quei pochissimi che non la conoscessero ancora bene è in sostanza l’azienda che produce auto elettriche e, per non lasciare nessun settore tecnologico scoperto, ha ben pensato di proporre un sistema di trasporto superveloce, conosciuto come Hyperloop, che però oggi è ancora in fase di sviluppo.
Un uomo così potente, ricco, celebre, che vive per raggiungere il suo obiettivo “umile” di migliorare l’intero mondo e l’intera umanità, che sta tentando in tutti i modi di combattere il riscaldamento globale, potrebbe mai lasciarsi scoraggiare da un (piccolo ma grande) fallimento? Probabilmente no, neanche davanti a quello che è appena accaduto: basti pensare che Starship, la nave spaziale costruita per poter raggiungere la Luna e Marte, è esplosa dopo neanche cinque minuti di volo.
In sostanza è decollata da Starbase, è riuscita a restare in aria quattro minuti appena e poi si è tramutata in una palla di fuoco letteralmente. E menomale che lo spazioporto in cui volava era privato e il primo test non prevedeva alcun equipaggio, quindi nessuno quindi si è fatto male.
C’è da aggiungere che questo è avvenuto con Super Heavy, il razzo più grande esistente ad oggi nell’universo, lungo più di 100 metri (120 per essere precisi) e capace di ospitare più di cento persone e cento tonnellate di cargo a bordo. Evidentemente neanche questo è bastato per scongiurare il pericolo, altrimenti non si spiegherebbe come mai sia successo quello che, di fatto, è accaduto.
Elon Musk comunque era pronto a una tale evenienza: sapeva che avrebbe avuto solo il 50% di possibilità di raggiungere il suo obiettivo e cioè di far fare al razzo il giro intorno al mondo. Sapeva, quindi, che la sua impresa (titanica) era troppo complessa per essere portata a termine con facilità e, forse, sotto sotto si aspettava questo risultato.
Eppure, tornando alla domanda iniziale: poteva mai un uomo come lui lasciarsi scoraggiare da un “fallimento” (che, di fatto, non lo è neanche per i motivi di cui abbiamo appena parlato)? Ovviamente no, tanto che su Twitter l’imprenditore ha pensato di esprimere comunque il suo entusiasmo per quello che è accaduto, perché sì, sbagliando si impara anche quando si è ricchi e famosi come lui. Il suo post recita così: “Abbiamo imparato molto per il prossimo test, tra qualche mese”. Lui e il suo team hanno quindi qualche mese per perfezionare il tutto e ritentare l’impresa con un nuovo lancio. Adesso sanno quello che non è andato bene e sanno dove e come lavorare per migliorare i difetti e puntare sui pregi.
Non solo lui ha reagito in questo modo: anche gli ingegneri di volo, spettatori del test dalla sala controllo, vedendo il lancio (finito male) si sono abbracciati e hanno esultato come se tutto fosse andato benissimo. Il motivo di questa gioia è comparso sempre sullo stesso social, in un Tweet che dice: “Con un test come questo il successo deriva da ciò che impariamo e il test di oggi ci aiuterà a migliorare l’affidabilità di Starship mentre SpaceX cerca di rendere la vita multiplanetaria”. Anche in questo caso quindi vige la regola dello “sbagliando si impara” e probabilmente anche gli ingegneri lo sanno.
Ma cos’è successo esattamente durante e prima dell’inizio del test? Ecco tutte le informazioni, attraverso cui potremo capire di più.
Erano le 15:33 (ora italiana) quando il missile è partito. Lo scenario che si sarebbe dovuto presentare davanti agli occhi dei presenti è questo: la capsula si sarebbe dovuta distaccare dal razzo tre minuti dopo l’inizio del volo. Eppure qualcosa è andato storto, il distacco non c’è mai stato e il centro di controllo ha deciso di far esplodere il razzo per motivi di sicurezza, dal momento che, dopo aver ruotato più volte, avrebbe potuto fare seri danni cadendo a terra.
Dobbiamo precisare, per onore di cronaca, che il lancio era previsto tre giorni fa ed è stato rimandato per un problema tecnico. Il test, infatti, serviva proprio per comprendere quale fosse la capacità di lancio precisa, soprattutto alla luce del fatto che Starship sarà impiegato nel programma Artemis, quello cioè che condurrà l’uomo sulla Luna (il nome deriva da Ardemide, la gemella di Apollo e dea della luna appunto e della caccia). La missione dovrebbe avere luogo entro il 2024 (quindi tra un anno circa verosimilmente) e sarà, almeno agli occhi della NASA, il primo passo per riuscire a “colonizzare” la Luna e costruire un’economia lunare per poi permettere all’uomo di vivere su Marte.
Insomma, come si suol dire, un piccolo passo per Elon Musk – che per adesso si è rivelato “falso”, ma che a quanto pare nell’arco di qualche mese dovrebbe portare a dei frutti veri – un grande passo per l’umanità (ah, non era così)?
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