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Stati Uniti e armi: le statistiche dei morti sono un bollettino di guerra con una sparatoria al giorno

Se negli Stati Uniti ci sono più pistole che esseri umani, qualcosa significa. Lo permette la legge, lo impongono le lobbies, senza sottovalutare la mentalità degli americani, dura a morire, per cui è sempre meglio avere un’arma nel comodino. Ogni volta che negli Usa c’è una sparatoria eclatante, si torna a parlare della questione delle tante, troppe, armi, e della facilità con cui si possono acquistare. Sottolineiamo “eclatante”, perché di sparatorie, negli Stati Uniti, ce ne sono una al giorno.


Tanto che, a meno che non siano stragi come quella di Las Vegas del primo ottobre 2017 (58 morti, la più grave sparatoria nella storia degli Stati Uniti) o di Orlando del 2016 (49 persone uccise in un locale gay), nemmeno fanno notizia. O come la più recente, quella del 5 novembre 2017 in Texas, quando un ex soldato ha ucciso 26 fedeli in una chiesa battista. Le statistiche dei morti da arma da fuoco in Usa sono poco meno di un bollettino di guerra.

More guns than people: più armi che persone. Lo afferma uno studio del Congressional Research Service riportato dal Washington Post. Secondo questo report, gli abitanti degli Usa sono 318,9 milioni di persone. Le armi in circolazione 357 milioni. E ancora, il 65% delle armi è in mano al 20% dei possessori. Facendo un rapporto con la popolazione mondiale, in America vive il 4,4% di quella totale, ma il 42% delle persone con un’arma rispetto al totale mondiale.

[didascalia fornitore=”Ansa”]Armi in Usa[/didascalia]

Allo stesso modo, come mostra lo studio del sociologo Kieran Healy, le morti per un’arma da fuoco in America sono maggiori rispetto agli altri paesi occidentali: sei volte più del Canada, 16 più della Germania.
E non è un caso che in America si verifica, in media, una sparatoria al giorno. Secondo il calendario del 2015, su 336 giorni analizzati, ce ne sono state 355. Ecco perché ormai fanno notizia solo quando i morti superano le decine o se il responsabile urla il nome di Allah. Secondo i dati di Archivio Disarmo, ogni anno 30mila persone muoiono a causa di armi da fuoco negli Usa. La media è di trenta vittima al giorno (metà tra i 18 e i 35 anni), un terzo sotto i 20 anni. Inoltre, ottenere il porto d’armi negli Stati Uniti non è così difficile.

Liberare gli Stati Uniti dal problema delle armi è praticamente impossibile. Un po’ per la mentalità. Per tanti americani il Secondo Emendamento della Costituzione è Vangelo: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». («A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed»).

La lobby delle armi

E poi c’è lei, la potentissima lobby delle armi. Da sempre influenza, a suon di miliardi di dollari, le scelte della politica. NRA (National Rifle Association), Safari Club International, Gun Owners of America and the National Association for Gun Rights sono le principali. La NRA, in particolare, ha appoggiato la scalata di Donald Trump alla Casa Bianca. «La sparatoria in Texas è stata compiuta da un individuo che aveva enormi problemi mentali, semplicemente uno squilibrato», ha chiosato il presidente dopo la sparatoria in chiesa. Sostenendo la tesi (come fanno le lobbies e tanti americani, come l’uomo più armato d’America) che il problema non sono le armi (che, anzi, a quel punto diventano ancor più indispensabili), ma le persone con disturbi psichici. Quanto sono importanti le lobbies delle armi? Basti pensare che, nel 2014, come riporta un’inchiesta di Focus, 52 lobbisti hanno speso più di 12 milioni di dollari per influenzare le decisioni del Congresso.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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