Stati Uniti e Papua Nuova Guinea hanno firmato un accordo anti Cina. L’accordo darà alla Papua Nuova Guinea 45 milioni di dollari per cooperare con gli USA sia nel settore economico che di sicurezza.
A diffondere la notizia è stato il Dipartimento di Stato americano. L’accordo include anche il contrasto alla criminalità transnazionale e la collaborazione anche nella mitigazione sugli effetti della crisi climatica.
Nelle ultime ore è arrivata la notizia che gli Stati Uniti e la Papua Nuova Guinea hanno firmato un accordo di collaborazione tra le due nazioni che esclude completamente la Cina.
Con questo nuovo accordo gli Usa espandono la loro influenza nel tratto Indo-Pacifico dove la competizione con la Cina è altissima.
Il patto sulla Difesa e stato realizzato includendo un accordo sulla sicurezza marittima che è stato sottoscritto da Antony Blinken, segretario di Stato americano, e James Marape, primo ministro della Papua Nuova Guinea, nella capitale di Port Moresby.
L’accordo prevede che gli americani stanzieranno 45 milioni di dollari alla Papua Nuova Guinea che saranno destinati alla cooperazione economica e di sicurezza.
Nel patto sono incluse anche le operazioni di contrasto alla criminalità transnazionale e alle operazioni che si possono effettuare per mitigare gli effetti della crisi climatica.
Lo scopo è quello di rafforzare maggiormente la cooperazione tra le due nazioni migliorando la capacità delle Forza di Difesa della Papua Nuova Guinea e aumentando non solo la stabilità della nazione ma anche la sicurezza al suo interno.
James Marape, primo ministro, ha accolto l’accordo come un’ulteriore conferma della relazione intrapresa con gli Stati Uniti d’America.
Lo stesso primo ministro nei giorni prima della firma aveva affermato di non vedere alcuna complicazione geopolitica nell’accordo, dal momento che è nato per proteggere i confini territoriali e eliminare ogni minaccia emergente.
Questo accordo non impedisce alla Papua Nuova Guinea di poter lavorare con altre nazioni, ciò vuol dire che potrà lavorare, se lo desidera, anche con la Cina.
L’accordo è un modo per prepararsi e tutelarsi ulteriormente, attualmente la nazione non ha nemici ma potrebbe in futuro ritrovarsi coinvolta in una disputa territoriale come sta avvenendo tra Russia e Ucraina, queste le parole del primo ministro.
Nonostante l’accordo sia stato firmato però non è ancora entrato in vigore, è infatti stato contestato per la mancanza di trasparenza e per l’eccessiva possibilità di militarizzazione all’interno dell’area viste già le forti tensioni che si registrano tra Cina e Stati Uniti.
L’accordo sarà perciò messo al vaglio del parlamento dello Stato del Pacifico Meridionale, e solo dopo la sua approvazione diventerà effettivo.
Nella Papua Nuova Guinea sono già arrivati i leader dei vari Stati insulari che si trovano nel Pacifico in previsione del prossimo summit con gli Stati Uniti.
Nella Capitale, Port Moresby, è arrivato anche Narendra Modi, primo ministro indiano, per dare il via al terzo forum sulla collaborazione tra India e Stati insulari del Pacifico.
Dal momento che ora c’è Blinken in Papua Nuova Guinea è stata annullata la tappa di Joe Biden, presidente degli USA, nella nazione. Questa cancellazione ha ridotto la presenza del presidente americano in Asia solo alla partecipazione del G7 a Hiroshima.
Annullato anche il viaggio in Australia per il vertice Quad che si è scelto di tenere al margine del vertice del G7 di Hiroshima e che include Giappone, USA, Australia e India.
La firma dell’accordo tra USA e Papua Nuova Guinea non ha scaturito importanti reazioni da parte della Cina, che non ha mai fatto nascosto il suo scettiscismo sui comportamenti intrapresi dagli Stati Uniti.
Di fatti nelle recenti dichiarazioni di Mao Ning, ministero degli Esteri, si evince chiaramente questo scetticismo. Il ministro ha affermato che la Cina non ha obiezioni nei normali scambi e cooperazioni che sono paritarie e vantaggiose.
Ciò di cui si preoccupa la Cina sono i giochi geopolitici che vengono messi in atto da alcune nazione parlando di cooperazione, è ha poi affermato che qualsiasi accordo non dovrebbe in nessun modo mirare a colpire nessuna nazione terza.
L’influenza nel Pacifico è però un tema caldo sia per Pechino che per Washington, che da tempo si contendono la zona.
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