Donald Trump davanti ai suoi sostenitori preannuncia che sarebbe imminente la sua nuova discesa in campo per le presidenziali del 2024.
Secondo la CNN, il Dipartimento di Giustizia degli Usa starebbe valutando l’ipotesi di indicare un procuratore speciale per condurre le due inchieste sul tycoon se diventasse candidato per la Casa Bianca.
“Molto presto. Tenetevi pronti. Per rendere il nostro Paese sicuro, glorioso e di successo, io molto, molto, molto probabilmente lo farò di nuovo”. Così Donald Trump si è rivolto ai suoi sostenitori nel corso di un comizio in Iowa, anticipando la concreta ipotesi di una sua ricandidatura alle elezioni presidenziali del 2024.
Dopo la sconfitta mai del tutto digerita di due anni fa, che ha portato Joe Biden alla guida degli Stati Uniti, il tycoon rompe gli indugi e si avvicina gradualmente all’annuncio di una nuova discesa in campo che dal 2020 è sempre rimasta nell’aria. L’ufficialità potrebbe arrivare già dopo le elezioni di midterm che si terranno negli Stati Uniti tra quattro giorni, il prossimo 8 novembre.
Proprio sulla scia delle intenzioni paventate dall’ex presidente, i dirigenti del Dipartimento americano di Giustizia avrebbero discusso se la sua ricandidatura non crei la necessità di nominare un procuratore speciale. Una figura che sovrintenda le due inchieste federali collegate a Trump, ossia quella che indaga sull’assalto dei manifestanti a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e l’altra relativa ai documenti classificati, altamente confidenziali ritrovati nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida e poi sequestrati. A riportare l’ipotesi è stata la CNN citando fonti che sarebbero a conoscenza del dossier.
La questione è spinosa perché se Trump venisse incriminato durante la sua corsa alla Casa Bianca, sarebbe inevitabile il polverone politico che si scatenerebbe. Il Dipartimento di Giustizia si sarebbe chiesto se la nomina del procuratore sia funzionale proprio a evitare al dipartimento stesso eventuali accuse sul fatto che l’attuale amministrazione al potere, ovvero Biden e i democratici, stia colpendo il tycoon in quanto in quel momento rivale politico.
Nel recente passato, tuttavia, il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller non è rimasto immune agli attacchi politici e nemmeno John Durham che ha condotto la controinchiesta sulle ingerenze durante la campagna elettorale del 2016.
Il ministero della Giustizia non ha commentato le indiscrezioni anche perché nelle settimane precedenti alle elezioni di medio termine vige il silenzio elettorale. Tuttavia le inchieste che coinvolgono Trump non si sono mai fermate. Tra queste tra l’altro c’è anche l’indagine sulle presunte pressioni del tycoon in Georgia per ribaltare l’esito del voto in quello Stato durante il 2020.
Nella storia degli Stati Uniti non è mai successo che un ex presidente venisse incriminato. Inoltre, a complicare ulteriormente la vicenda, Trump non solo sarebbe un presidente emerito incriminato ma anche un candidato politico.
La decisione ricadrebbe sul procuratore generale Merrick Garland che segue anche l’indagine su Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, sotto la lente per reati fiscali e false dichiarazioni sull’acquisto di un’arma.
Da notare come la figura del procuratore speciale, prima del Russiagate, comparve per la prima volta quando fu chiamato a occuparsi dell’indagine sul caso Lewinsky, noto anche con il nome di Sexgate che coinvolse a fine degli anni Novanta l’allora presidente Bill Clinton e la relazione che ebbe con la stagista di 23 anni Monica Lewinsky. Come nel caso di Trump e dell’ex presidente Johnson, anche l’impeachment di Clinton finì senza la sua rimozione dall’incarico.
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