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Statue coperte: così abbiamo rinunciato alla cultura

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La vicenda delle statue coperteè una questione giornalistica. Non ci sono stati contatti a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo”. Il presidente iraniano Hassan Rohani risponde così ai giornalisti in conferenza stampa dopo la sua visita a Roma. Il fatto è ormai noto: in occasione della sua visita ai Musei Capitolini, alcune celeberrime statue di nudi sono state coperte per non urtare la sensibilità del Capo di Stato. La polemica è stata immediata e ha valicato i confini nazionali: com’è stato possibile che l’Italia, Paese della bellezza, abbia coperto opere d’arte di valore inestimabile solo perché nude?

L’irritazione arriva da tutte le parti politiche, a partire dai vertici del governo. Il ministro Dario Franceschini e il premier Matteo Renzi hanno definito il gesto “incomprensibile” e si sono detti irritati per questo “eccesso di zelo” di cui non erano stati informati. Esponenti di destra e di sinistra si sono infuriati per quello che viene visto come un’offesa all’identità culturale italiana più che rispetto per la sensibilità iraniana.

A dire il vero, l’Italia ha vissuto momenti simili nel passato. Il più conosciuto riguarda un assoluto capolavoro dell’arte italiana e mondiale. In piena Controriforma, i vertici della Chiesa decisero di coprire i nudi della Cappella Sistina. Il capolavoro di Michelangelo viene deturpato con le cosiddette “braghe” nel 1564: a dipingerle è Daniele da Volterra, allievo prediletto del grande artista.

Viste le polemiche di oggi, sembra passata un’eternità. Invece, il Giudizio Universale ritrovò il suo splendore solo nel 1994, al termine del più grande restauro mai fatto sulle pareti della Cappella Sistina: alcuni nudi sono coperti ancora oggi per ricordare la censura.

Il caso della Venere Capitolina e delle altre statue coperte è diverso. Si è trattato davvero di un eccesso di zelo da parte dell’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le onorificenze, organo che organizza le visite di stato per il governo italiano? Di certo, la cultura e il credo sciita (come tutte le religioni) non vede di buon occhio la nudità femminile. Lo ha confermato l’imam iraniano Ali Faeznia nell’intervista che ci ha concesso. “La donna è come una perla e va coperta, come la perla è coperta dalla conchiglia“. A conti fatti, coprire le statue sembra sia stato davvero gradito al presidente iraniano, cosa che non toglie nulla alla gravità della vicenda. Non è tanto una questione di rispetto e di religione, è una questione di cultura.

Non si parla di “difesa dell’italianità” (dobbiamo davvero ricordare che in questo Paese una persona su due non legge neanche un libro l’anno o che i musei e teatri, a parte casi che fanno notizia, sono luoghi sconosciuti per milioni d’italiani?), ma di cultura in senso ampio.

Quelle statue sono la rappresentazione artistica del passato, patrimonio della nostra conoscenza: noi siamo quello che siamo anche grazie alle loro perfette nudità, levigate nella pietra per elevare il corpo umano al divino. E non è una questione di Italia o Iran.

Il museo d’arte contemporanea di Teheran ospita opere d’arte che, per la prima volta dal 1979 usciranno dal Paese per un mostra in programma nel 2017 al MAXXI di Roma: tra quadri di Picasso, Wharrol, Pollock, c’è anche lo splendido trittico di Francis Bacon “Two figures lying on a bed with attendants” con ben due nudi (qui sopra nella foto). Non è una questione di religione, si tratta solo di ottusità. Da una parte e dall’altra.

Lorena Cacace

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