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“Dobbiamo far si che la morte di Stefano non sia vana per la costruzione di una società in cui i diritti dei deboli, i diritti delle vittime, siano rispettati perché questo è il compito di uno Stato che si definisce civile“. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo l’incontro con Ilaria Cucchi, la sorella del geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e deceduto nell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Grasso è apparso molto commosso e ha espresso solidarietà alla famiglia della vittima.
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Intanto Nicola Minichini, uno degli agenti di polizia penitenziaria assolto per il caso Cucchi, ha rilasciato alcune dichiarazioni in un’intervista. Ha detto che Stefano Cucchi “aveva già quei segni sotto gli occhi, lamentava mal di testa. Al medico che lo ha visitato ha detto di avere anche mal di schiena. E quel medico l’ho chiamato io, cinque minuti dopo averlo preso in consegna. Fu lui a notare che, oltre ai segni, aveva anche un livido sullo zigomo. Gli chiese come mai e Stefano rispose di essere caduto dalle scale“. “Io non ho visto il pestaggio – ha continuato Minichini -, se c’è stato io non c’ero. Quello che so per certo è che da noi non è successo niente. Ma poi è veramente possibile riempire di calci e pugni una persona senza essere notati? E per cosa? Perché ci aveva chiamato ‘guardie’? Perché Cucchi era un rompiscatole? Quaranta arrestati al giorno e sa quanti rompiscatole ci sono. E io sarei così pazzo da menare uno davanti a tutti? Io quel reparto l’ho aperto nel 1993 e da allora non ho mai avuto un problema“.