Spunta per Stefano D’Orazio dei Pooh una possibile figlia segreta, che ha addirittura richiesto il test del DNA per provare che il batterista è veramente suo padre. Il musicista ha da sempre negato la paternità della 31enne, ma a stabilirlo sarà l’esame genetico, come ordinato dal Tribunale di Marsala, dove D’Orazio ha la residenza. Francesca Michelon scoprì che l’uomo che l’ha cresciuta non era il suo genitore biologico nel 2006, quando la madre Oriana Bolletta le raccontò della relazione avuta con D’Orazio tra il 1983 e il 1984. Nel 2013, il Tribunale di Venezia ha confermato il disconoscimento di paternità verso Diego Michelon e da allora per Francesca è iniziata la caccia al vero padre.
La richiesta del test del DNA per Stefano D’Orazio dei Pooh potrebbe, quindi, far luce sul mistero della figlia segreta, che ha intrapreso un’azione legale di riconoscimento di paternità, seguita dai legali Luca Pozzolini, Francesco Stefanelli e Francesca Ursoleo. Già nel 2006, D’Orazio e Francesca Michelon si erano conosciuti a Roma, dove la 31enne si era traferita per lavorare come grafica pubblicitaria. Il batterista ha però sempre negato il coinvolgimento, come dichiarato al Resto del Carlino, sostenendo che con Oriana Bolletta ci furono solo due fugaci incontri nell’83 e nell’84, prima che la donna tornasse stabilmente con il marito.
L’ordine di comparizione per il test genetico, emanato da un giudice del Tribunale di Marsala, non è stato rispettato da Stefano D’Orazio, che ha invece richiesto, tramite i suoi legali, che venga annullata la sentenza di disconoscimento ottenuta da Francesca Michelon. Senza questo primo risultato, considerato inammissibile dalla difesa perché fatto oltre i termini di legge, la donna non potrà chiedere il riconoscimento di paternità al musicista, ma il DNA parla chiaro: Diego Michelon non è il padre biologico di Francesca.
Se la paternità segreta di Stefano D’Orazio dovesse essere confermata, per il musicista ci sarebbero pesantissime conseguenze, soprattutto economiche. I legali di Francesca Michelon chiedono, infatti, che le venga corrisposto il mantenimento retroattivo fin dal giorno della sua nascita, più i danni esistenziali, per un totale che ammonta a circa 2 milioni e mezzo di euro. La risposta del batterista è ancora un secco no, accompagnato dall’insinuazione secondo cui l’intero procedimento sarebbe soltanto un’astuta manovra per appropiarsi dell’ingente somma di denaro.