Stefano Massini, scrittore e drammaturgo fiorentino, conquista pubblico ed esperti nella serata che premia i migliori spettacoli teatrali.
Ai Tony Award (gli Oscar per il teatro si potrebbe definirli) di New York l’opera scritta dall’italiano conquista 5 statuette sulle 8 disponibili.
Un tripudio. È unanime la celebrazione della pièce di Stefano Massini che con il libretto “The Lehman trilogy” posa una pietra miliare per la storia del teatro nostrano.
Le categorie del trionfo sono tra le più importanti: Massini ottiene il premio per la migliore opera teatrale, Simon Russell Beale quello di miglior attore protagonista, Sam Mendes la statuetta quale miglior regista, El Devlin migliore scenografia e infine Jon Clark è premiato per le luci.
La competizione si è svolta al Radio City Hall di New York, per la prima volta di nuovo in presenza dopo la parentesi restrittiva dovuta all’epidemia da Covid-19.
Il testo narra in tre atti le vicende della famiglia tedesca Lehman, coprendo la parabola di una delle discendenze di banchieri e finanzieri più importanti al mondo. La storia difatti inizia nel 1844, anno in cui i Lehman emigrano negli Stati Uniti, fino al 2008, quando questi passarono agli onori della cronaca per essere stati il primo gruppo devastato dagli effetti della crisi finanziaria dello stesso anno.
È proprio quest’ultimo episodio a scatenare la vena creativa di Massini, che già nel 2009 comincia a stendere il fortunato libretto.
La prima volta sul palco non è però di un teatro italiano: avviene a Saint-Étienne, in Francia; mentre bisogna aspettare il 2015 per vedere la rappresentazione in Italia, al Piccolo Teatro di Milano. Poi Londra, Spagna, Germania e molti altri prestigiosi palcoscenici in giro per l’Europa; infine la consacrazione a Broadway al Nederlander Theatre nel 2021 (in realtà lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare nel 2020, ma le restrizioni pandemiche hanno ritardato la messa in scena).
Per il 46enne toscano è il battesimo internazionale grazie all’importante riconoscimento ottenuto alla premiazione dei Tony Awards. Alcuni mesi fa una piccola compagnia statunitense, Waterwell, ha presentato “Sette minuti”, altra pièce di Massini che denota l’interesse e l’attivismo del drammaturgo per i temi sociali ed i problemi della realtà economica segnata dal capitalismo.
Dopo l’attenzione quasi archeologica per le vicissitudini della dinastia di banchieri, tra i protagonisti della debacle economica del 2008, in “7 minuti” un gruppo di impiegati discute della proposta della dirigenza aziendale di ridurre di 7 minuti la pausa pranzo per favorire la produttività.
In un mondo sempre più incentrato sulla flessibilità dei lavoratori, tanto nelle competenze quanto negli orari, dove la distinzione e separazione tra vita privata e lavorativa è sempre più erosa e porosa, l’attenzione e la sagacia di Massini riserveranno probabilmente al Bel Paese altre glorificanti sorprese.
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