Dal 1 aprile i datori di lavoro avranno la possibilità di lasciare a casa tutti i lavoratori resi “superflui” dalla crisi provocata da Covid-19. Il 31 marzo, infatti, si conclude il blocco ai licenziamenti in vigore dal 17 marzo scorso.
Il governo Conte aveva imposto lo stop alle risoluzioni del rapporto di lavoro per arginare gli effetti della pandemia, ma a quasi un anno dall’inizio della crisi sanitaria il nuovo governo, guidato da Mario Draghi, dovrà esprimersi in merito alla conclusione dello stop ai licenziamenti o ad una proroga.
Impossibile fare ipotesi sullo stop ai licenziamenti
In questa seconda ipotesi, spiega Francesco Sghezzi, presidente della Fondazione Adapt, il governo dovrebbe prevedere una serie di misure a sostegno sia dei lavoratori, che dei datori di lavoro.
Nel caso in cui, invece, l’esecutivo di Draghi dovesse decidere di dare il via libera ai licenziamenti, potrebbe trovarsi invaso dalle richieste di risoluzione del rapporto di lavoro.
“È impossibile fare una stima dei posti di lavoro che salterebbero in caso di mancata proroga al blocco dei licenziamenti il problema è che da un lato non sappiamo quante imprese decideranno di andare avanti con la cassa integrazione per non perdere le competenze costruite in questi anni e quante sono queste persone che le aziende considerano fondamentali e che non vogliono perdere”, spiega Sghezzi.
Proseguendo poi: “Dall’altro lato non sappiamo quante sono le aziende piccole che hanno completamente bruciato le loro offerte di mercato e che non possono fare altro che chiudere, anche se secondo me non sono tantissime perché oggi sarebbero già fallite probabilmente. Mettendo insieme questi due temi capiamo che la cosa è davvero troppo vasta“.
Sindacati: priorità a licenziamenti e Cig-Covid
I sindacati, quindi, hanno in cima alla lista degli impegni in discussione proprio quello dello stop ai licenziamenti. Insieme alla proroga della Cig-Covid, dal momento che 3,4 milioni di lavoratori hanno ricevuto la cig anticipata dalle aziende, poi conguagliata dall’Inps, mentre altri 3,6 milioni l’hanno ricevuta direttamente dal’Istituto nazionale di previdenza sociale.
I settori più a rischio dopo il 31 marzio
Francesco Seghezzi spiega poi, spiega all’agenzia stampa Agi, quali saranno i settori maggiormente compromessi da un eventuale mancata proroga allo stop dei licenziamenti: “È troppo difficile dare un numero, ma posso dire con certezza che quando lo sblocco dei licenziamenti arriverà, il problema vero sarà soprattutto nei servizi, nel turismo e nella ristorazione. In quei posti cioè che hanno già esaurito tutti i contratti a termine e non li hanno rinnovati. Credo che molti hotel e ristoranti stiano aspettando l’estate per provare a ripartire e senza un’altra proroga per parecchi quelli a venire saranno mesi più complicati“.