Le armi a Kiev continuano a creare crepe nell’ampia maggioranza che sostiene il governo Draghi. Lega e M5S in prima linea per cercare una via diplomatica e non bellica alla fine degli scontri.
Matteo Salvini, leader del Carroccio, e Giuseppe Conte, capo politico del Movimento 5 Stelle, proseguono la campagna comunicativa con cui cercano di prendere le distanze dalla linea condivisa dell’esecutivo sull’invio di armi a Zelensky.
Pur approvando i decreti e gli atti formali con i quali il Parlamento italiano sta sostenendo lo sforzo bellico ucraino e diplomatico occidentale, i leader dei due partiti più votati alle elezioni del 2018 continuano a esternare posizioni di dissenso dalla linea del governo, mantenendosi tuttavia, per ora, alle sole schermaglie dialettiche.
L’“avvocato del popolo”, definizione che il leader del movimento di Beppe Grillo sembra non amare più attribuirsi, auspica l’apertura di una seria via diplomatica con Mosca. Non prendendo in considerazione la contrarietà innanzitutto e soprattutto dello stesso Cremlino a trattare, Conte afferma un ruolo ponte per l’Italia quale nazione volta ad imprimere una svolta internazionale che porti al dialogo tra i belligeranti. Questo in quanto Kiev è ormai in grado di difendersi: le armi inviate dall’Occidente, Stati Uniti in testa, sono sufficienti per scoraggiare l’offensiva putiniana e costringere lo zar russo a modalità di approccio alla questione più miti e compromissive. Questa la lettura della guerra proposta dal capo M5S e la conseguente, a suo modo di vedere, strategia da adottare in questa fase.
Posizioni simili sono quelle propinate da Matteo Salvini, coinvolto pochi giorni fa nell’ennesimo maldestro scandalo: il viaggio organizzato assieme al proprio consigliere Antonio Capuano e all’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov per incontrare Putin nella stessa Mosca.
Lo scandalo successivo alla fuoriuscita dell’intento ha generato malumori nell’esecutivo, soprattutto perché quest’ultimo non era stato informato.
Nonostante ciò, il “Capitano” leghista rivendica le sue buone intenzioni nonché l’unica finalità che muove e motiva la sua linea d’azione: la pace il più velocemente possibile.
In tal senso l’esponente di punta del Carroccio si augura che non sia necessario varare nuovi aiuti di tipo militare da inviare a Kiev, riproponendo la visione contiana di uno Zelensky fin troppo ben armato. Anzi questi propone il Vaticano quali nuova sede in cui imbastire il tavolo negoziale, vista la difficoltà di prosecuzione di quello apertosi ad Ankara, in Turchia.
Insomma nuove mine sotto allo scranno di Mario Draghi, il quale il 21 e 22 giugno è atteso nelle due aule parlamentari per presentare le comunicazioni che l’Italia presenterà al vertice del Consiglio Europeo di fine mese.
Non resta che attendere: ci sarà una resa dei conti o la traballante maggioranza riuscirà anche stavolta a tenere?
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