Si è conclusa la protesta dei minatori che a Silius, in Sardegna, hanno occupato alcuni pozzi a 600 metri di profondità per difendere il posto di lavoro.
Con l’aiuto dei sindacati l’area è stata liberata perché è stata trovata un’intesa dopo la notizia che aveva creato scompiglio, ovvero i trasferimenti di alcuni dipendenti a Lula, in provincia di Nuoro.
Nella giornata di giovedì 29 giugno dei minatori hanno occupato dei pozzi a Silius, per protestare contro le condizioni lavorative e le poche garanzie offerte dai datori di lavoro, che fra l’altro devono a queste persone ancora diversi stipendi arretrati.
Oggi però c’è stata una grande vittoria, infatti grazie alla mediazione dei sindacati di settore come Filctem, Femca e Uiltec, si è raggiunto un accordo e i minatori sono risaliti in superficie mettendo fine a una situazione spiacevole ma anche molto pericolosa per loro perché più tempo sarebbero stati e più l’ossigeno rarefatto poteva comportare dei problemi.
I minatori hanno visto di nuovo la luce nella serata di oggi e anche delle buone notizie, infatti oltre a evitare il trasferimento in altre città – si parlava ad esempio di Nuoro – riceveranno anche gli stipendi arretrati.
Importante è stata la mediazione dei sindacati che hanno riferito la buona evoluzione della situazione, spiegando ai minatori cosa avevano ottenuto dall’incontro con la Regione e quindi di fatto, risolvendo la situazione prima che degenerasse.
Da alcune ore il gruppo di minatori aveva deciso di barricarsi all’interno di due pozzi in una zona sita a 50 chilometri da Cagliari e alla profondità di 600 metri.
Le motivazioni del gesto sono da cercare nelle scadenti condizioni lavorative e nella scarsità delle garanzie offerte dall’azienda di lavoro. I dipendenti della miniera di Silius, nel sud della Sardegna, non intendevano salire in superficie finché le loro richieste non fossero state ascoltate.
Secondo la Cgil, il motivo principale della protesta sarebbe la stanchezza nei confronti di un futuro incerto, poiché appunto la classe dirigente non dà ascolto a questi lavoratori. In loro difesa ha parlato anche il segretario della Cgil di Cagliari, Giampiero Manca, che ha spiegato che i minatori sono stati sottoposti a situazioni spiacevoli, ad esempio lo scorso 23 giugno erano stati informati che non avrebbero ricevuto lo stipendio di luglio.
Ancora, nonostante una normativa stabilisce che non possono essere impiegati in luoghi lontani da Silius, l’azienda aveva disposto il possibile trasferimento fino a Lula, a circa 200 chilometri di distanza.
Ci sono poi altri elementi che hanno fatto discutere, ad esempio la mancanza di una degna presentazione del privato che subentrerà nella dirigenza dell’azienda, insomma, questi lavoratori non vengono rispettati ma già nell’articolo di ieri abbiamo presentato la gravità di questo tema per quanto riguarda l’Italia.
Nel nostro Paese infatti tanti settori lavorativi hanno problematiche di questo tipo, che gravitano intorno a salari inadeguati, orari di lavoro disumani e trattamenti degradanti. Senza l’intervento di oggi da parte dei sindacati, la protesta probabilmente sarebbe continuata ma ci chiediamo: serve davvero questo perché chi di competenza rifletta finalmente e prenda in mano le redini della situazione lavorativa in Italia?
I lavoratori, di ogni settore, vanno tutelati ed è paradossale che in un Paese dove il primo articolo della Costituzione parla del lavoro, non ci siano misure adeguate da parte delle istituzioni.
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