Il vertice tra governo e sindacati sulla proroga degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti si è concluso ieri sera con un nulla di fatto.
Le trattative a Palazzo Chigi si sono svolte in serata, tra Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri e i ministri dell’Economia e del Lavoro Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo, e sono continuate per tutta la notte.
Stop dei licenziamenti fino a marzo 2020, il governo dice no
I leader di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto che la misura sullo stop ai licenziamenti vada avanti di pari passo con tutte le altre misure anti-Covid, puntando ad estenderla fino a marzo 2021. Il governo, invece, è rimasto fermo sulle sue posizioni: cassa integrazione fino alla primavera, come già previsto nella nuova legge di bilancio, e stop ai licenziamenti fino alla fine del 2020.
Secondo quanto riferito dal quotidiano La Stampa, il punto di caduta potrebbe essere un prolungamento del blocco almeno fino a gennaio, per poi prendere ulteriori decisioni in base soprattutto all’andamento dell’epidemia e all’impatto sul tessuto socio-economico del Paese.
In un nuovo decreto in via di definizione, il governo, recuperando risorse inserite nei decreti precedenti e fino ad oggi non spese, è pronto ad allungare, come detto, la cassa integrazione Covid fino alla fine dell’anno. In parallelo, si pensa di aggiungere nuovi aiuti in favore di bar, ristoranti, alberghi e commercianti.
Nuove iniziative di mobilitazione se la situazione non dovesse cambiare
Restano così distanti le posizioni di sindacati e governo. Nella notte, i sindacati hanno più volte riunito le segreterie unitarie per cercare di sbloccare la situazione. Solo intorno alle tre del mattino è arrivata la decisione di sospendere le trattative.
La condizione espressa dai sindacati è stata piuttosto chiara: finché dura la situazione straordinaria dettata dalla crisi sanitaria bisogna garantire la tutela dei lavoratori. Quindi è “inaccettabile” che, a partire da inizio 2021, le aziende possano ricominciare a licenziare. Se questo dovesse avverarsi, i sindacati sono pronti a mettere in campo altre iniziative di mobilitazione.
Dall’inizio della pandemia ad oggi persi 700mila posti di lavoro
“Siamo in emergenza e vale per tutti, quindi non ha senso licenziare. Bisogna coprire da metà novembre fino al 21 marzo”, ha detto il leader di Cgil Landini.
Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha ricordato che dall’inizio della pandemia ad oggi sono stati persi “700mila posti di lavoro. Sarebbe ingiustificabile e insopportabile allargare le maglie”. Alle parole della segretaria si è accodato anche Bombardieri della Uil: “La crisi sociale è dietro l’angolo e noi siamo molto preoccupati: chiediamo alla politica e al governo di non chiudere gli occhi”.