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Storia di una ladra di libri è la trasposizione cinematografica della trama del libro di Markus Zusak, uscito nel 2005, diventata film, nel 2013, per la regia di Brian Percival. Conosciuto con il titolo ‘La bambina che rubava i libri‘, l’opera del giovane scrittore australiano, originariamente destinata ai ragazzi, è diventata oggi uno dei romanzi più letti in assoluto: otto milioni di copie vendute nel mondo, sette anni nella classifica del New York Times tra i migliori bestseller di tutti i tempi e almeno una decina di premi letterari.
Un testimone per niente facile da raccogliere per Brian Percival, conosciuto ai più come il regista della fortunata serie tv Downton Abbey che, nonostante l’ottima verve dimostrata sul piccolo schermo, nella realizzazione di questa pellicola è risultato – a detta di molti – forse un po’ troppo piatto e a tratti addirittura inespressivo. Ma come spesso accade, dopo aver letto un libro, originale ed appassionante come quello di Zusak, difficilmente se ne riesce ad apprezzare la trasposizione cinematografica che, per forza di cose, impone limiti alla storia che non può essere raccontata, e rappresentata, alla stregua dell’opera letteraria.
La storia, per chi non avesse letto il libro, è quella di Liesel e della forte attrazione che prova nei confronti dei libri: non può resistere, li deve possedere, e per questo li ruba. E il primo libro rubato, sul quale imparerà a leggere, è un manuale per necrofori, che sottrae durante il funerale del suo fratellino.
Siamo nella Germania nazista e Liesel è in viaggio con il fratello verso la loro nuova famiglia: ma la piccola arriverà sola e da sola scoprirà il potere delle parole attraverso i pochi libri che la fortuna, e una buona dose di coraggio, le consentono di fare suoi. Quegli stessi libri che le danno forza durante le interminabili notti di bombardamenti e che lei stessa salverà, rubandoli, dai tanti roghi accesi dai nazisti. E grazie ai quali supererà anche l’iniziale diffidenza nei confronti di Max, un giovane ebreo nascosto in casa sua con il quale la giovane condividerà la lettura, unico modo per sfuggire all’orrore nazista che si scatena intorno a loro.
Il tema del film, dunque, è uno di quelli maggiormente affrontati nella storia del cinema: l’Olocausto e l’orrore nazista. Pertanto, oltre alla difficoltà di rendere la pellicola all’altezza dell’opera a cui si ispira, vi è anche quella di riuscire ad allontanarsi da un filone già ampiamente inflazionato. Ma, nonostante i limiti che la pellicola inevitabilmente possiede, la scelta del cast da parte del regista e dei produttori si è rivelata, invece, azzeccatissima: a cominciare dalla protagonista, Sophie Nélisse, nel ruolo di Liesel Meminger, e da Ben Schnetzer, in quello di Max, che hanno saputo rendere al massimo i personaggi mirabilmente strutturati da Zusak nel libro. Oltre a loro, anche altri due attori d’eccezione: Emily Watson e Geoffrey Rush che interpretano i coniugi Max e Rosa Hubermann ai quali viene affidata Liesel.
Il film, uscito negli Stati Uniti nel 2013 e nelle sale italiane il 27 marzo scorso, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali una nomination al Saturn Award e al Critics’ Choice Movie Award 2014 a Sophie Nélisse, come miglior attrice emergente e diverse nomination, tra cui l’Oscar e il Golden Globe 2014, alla colonna sonora realizzata da John Williams.
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