Si sta profilando ricco di novità il palinsesto di Rai Tre in questi primi mesi del 2018. Nella seconda serata del giovedì è arrivato Storie del genere: il primo factual italiano dedicato interamente ad un tema delicato e, tendenzialmente, ancora poco conosciuto nelle sue molteplici sfaccettature, quello della disforia di genere. Uomini che si sentono donne, donne che si sentono uomini, più o meno giovani. Qualcuno ha già affrontato la transizione da diverso tempo, altri sono all’inizio del loro percorso. Questi sono i protagonisti di Storie del genere.
Una lunga anteprima ci introduce nelle loro storie, il racconto si snoda attraverso le loro testimonianze, quelle dei familiari e attraverso interviste in studio dove Sabrina Ferilli, nelle vesti ben calzate di conduttrice, pone loro quelle domande che probabilmente molti spettatori vorrebbero porre.
Tanti sono gli aspetti che emergono e di cui si discute: l’esigenza irrinunciabile di intraprendere la transizione, percorso descritto non come scelta ma come necessità assoluta per avere un futuro, i pregiudizi o le difficoltà di essere capiti, l’evoluzione dei rapporti con i propri familiari.
Parole e riflessioni che aiutano a conoscere più da vicino una realtà complessa, delicata, che viene affrontata spesso con eccessiva superficialità. Storie del genere non scivola su toni pruriginosi, non strizza l’occhio al voyeurismo: racconta percorsi di vita mettendo al centro l’anima dei protagonisti.
Lo studio in cui si svolgono le interviste riproduce un caldo salotto di casa, con tanto di camino acceso, ad evocare quella accoglienza, quella serenità, quella normalità che i protagonisti meritano.
Sabrina Ferilli, sebbene appaia un po’ troppo impostata nei momenti in cui si rivolge direttamente allo spettatore, risulta naturale e spontanea nei dialoghi con i protagonisti delle storie.
Riesce a introdurre note ironiche e autoironiche, ma sempre con grande rispetto e delicatezza. Incarna spesso il punto di vista dello spettatore, evidenziando che lei per prima non conosceva molti aspetti o termini legati alla disforia di genere. Così si ha la sensazione di essere accompagnati per mano alla scoperta di questa realtà.
Altro elemento degno di nota è che i protagonisti delle storie raccontate sono stati seguiti nel loro percorso dai professionisti del Saifip (Servizio per l’adeguamento identità fisica e identità psichica) del San Camillo-Forlanini di Roma.
Nel corso della puntata vengono fornite brevi spiegazioni dai medici della struttura, informazioni che non solo completano l’approfondimento della tematica, ma che possono probabilmente risultare utili anche a chi intende intraprendere il percorso della transizione.
In conclusione, Storie del genere pecca forse di eccessivo buonismo per i modi e i toni con cui le storie vengono raccontate, ma ha il grande merito di dare voce e approfondire un tema importante, su cui spesso aleggia ancora l’ombra dell’ignoranza.
Si viene così a creare quasi una linea di continuità con altri programmi proposti dalla rete, come Stato Civile, dedicato alle unioni di coppie omosessuali. Programmi che hanno il pregio di sfatare tanti tabù e di farci entrare, con rispetto e delicatezza, in realtà troppo spesso trattate con superficialità o, peggio, con sguardo malizioso.
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