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Strage Bruxelles: l’uomo con il cappello non è il reporter Faycal Cheffou, riparte la caccia all’uomo

Voci e indiscrezioni ma anche operazioni di polizia a tappeto e indiscrezioni seguite da smentite. La caccia ai responsabili delle stragi di Bruxelles sta andado avanti tra mille difficoltà. Blitz delle forze speciali e dell’esercito a Schaerbeek e Jette hanno portato all’arresto di sei persone, un’altra è stata fermata a Forest, mentre si cerca di capire il ruolo di Salah Abdeslam. Tra gli arrestati c’è anche Faycal Cheffou, che in un primo momento è stato identificato coon l’uomo con la giacca bianca e il cappello visto nella foto dell’aeroporto Zaventem, con il cui arresto sembrava essere definitivamente chiusa la caccia ai responsabili degli attentati del 22 marzo. Inoltre un altro presunto jihadista è stato fermato in Francia, e nel primo pomeriggio di venerdì 25 marzo, a Schaerbeek è stato ferito e arrestato un uomo, definito un pesce grosso, Abderamane Ameuroud. I media belgi hanno invece diffuso l’identikit di un altro sospettato: si tratterebbe di Naim Al Hamed, un siriano di 28 anni, ricercato per le stragi della capitale belga e per quelle di Parigi. Le indagini stanno però concentrandosi anche su Abdeslam: gli inquirenti sono convinti che avrebbe dovuto partecipare agli attacchi sparando per strada, come già successe il 13 novembre a Parigi. Mentre in Belgio continua la caccia all’uomo, anche la Francia fa la sua parte, rendendo ancora più complessa la situazione. La Polizia ha arrestato una persona in una banlieue parigina perché “stava organizzando attentati”: nella sua abitazione è stato ritrovato un vero e proprio arsenale, segno del rapporto tra i gruppi terroristici nelle due capitali.

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Chi è Faysal Cheffou

Si chiama Faysal Cheffou e per alcuni giorni sembrava proprio lui la terza persona ripresa dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto internazionale di Zaventem mentre trasporta un carrello con sopra un bagaglio accanto ai due complici che poco dopo si faranno esplodere è già in cella da tre giorni. Anche lui viene da Molenbeek. Cheffou è stato arrestato dopo essere stato identificato grazie alla testimonianza chiave del tassista che il giorno della strage a Bruxelles aveva accompagnato il commando a Zaventem, ma per sapere se si tratta davvero di lui bisognerà aspettare altri dati. Cheffou è un reporter indipendente già conosciuto dalle forze dell’ordine belghe. Nel 2015 si metteva davanti all’Ufficio stranieri e tentava di fare proselitismo, cioè convincere i richiedenti asilo a fare la Jihad. ”Instabile, facile a scatti d’ira incontrollati, emarginato dai suoi stessi compagni” si legge sulle note del suo dossier. Eppure nonostante Yvan Mayeur, il borgomastro della Ville de Bruxelles avesse denunciato il suo attivismo considerandolo ‘pericoloso’, la procura gli aveva risposto che non si poteva procedere nei suoi confronti. Eppure era stato già coinvolto in crimini. Il fratello Karim era stato ucciso nel 2002 durante una sparatoria con gli agenti che stavano perquisendo la sua casa di Schaeerbek in cerca degli autori di una rapina. Nell’abitazione venne trovata una borsa piena di granate. L’anno seguente Cheffou fu condannato per ricettazione e associazione a delinquere scampando un’accusa di omicidio: aveva solo 18 anni. Insieme al fratello di Salah, Brahim Abdeslam, si ero reso colpevole anche di alcuni furti.

Il ruolo di Salah Abdeslam: ”Doveva sparare per strada”

Gli inquirenti sono sempre più convinti del ruolo centrale di Salah Abdeslam anche nel duplice attentato di Bruxelles. Il terrorista avrebbe dovuto replicare l’orrore delle “terasses” parigine, sparando all’impazzata per le strade della capitale belga. Con lui avrebbero dovuto esserci i suoi complici, Mohammed Belkaid e Amine Choukri: armati di kalashnikov, avrebbero dovuto seminare morte e distruzione tra la gente. La data fissata era il 28 marzo: una scelta non casuale visto che è il giorno di Pasquetta. Tutto sarebbe saltato dopo le operazioni di polizia delle settimane precedenti al 22 marzo: Mohammed Belkaid è stato ucciso nel blitz di Forest il 15 marzo, Choukri e Abdeslam sono stati arrestati a Molenbeek il 18 marzo. A quel punto, gli altri membri del commando hanno anticipato i loro piani, forse anche per vendicare la morte e gli arresti dei compagni. Lo stesso Ibrahim El Bakraoui, il kamikaze dell’aeroporto, lo aveva scritto nel suo testamento: bisognava fare in fretta. Un altro dettaglio getta ombre sull’operato delle forze dell’ordine belghe: secondo i media locali, un poliziotto avrebbe avuto il suo indirizzo dal 7 dicembre.

Un nuovo sospettato

I media belgi hanno diffuso l’identikit di un nuovo sospettato ricercato sia per le stragi di Parigi che per quelle di Bruxelles. Come scrive il quotidiano belga la Dernière Heure, i servizi antiterrorismo europei avrebbero ricevuto una lista di cinque persone ricercate per gli attacchi del 13 novembre 2015 e del 22 marzo 2016. Unico non conosciuto finora, è Naim Al Hamed, siriano di 28 anni. Di lui si conosce la data e il luogo di nascita (1° gennaio 1988 ad Hama, in Siria), i nomi dei genitori (Khaled e Fawzih Al Hamed) e poco altro. Non è stata riportata alcuna informazione sul ruolo avuto negli attentati, ma la foto è accompagnata da un avviso: è pericoloso e probabilmente armato. La stessa descrizione accompagna la foto segnaletica di Mohamed Abrini, il complice di Salah Abdeslam per le stragi di Parigi, tuttora ricercato.

L’Identificazione dei tre kamikaze

Da sinistra, Salah Abdeslam, Naim Al Hamed, Faycal Cheffou e il secondo kamikaze del metro

Le autorità hanno identificato tre kamikaze: si tratta dei fratelli Khalid e Ibrahim El Bakraoui. Il primo, Khalid, si è fatto esplodere nella metropolitana di Maalbeek, mentre Ibrahim ha azionato l’ordigno all’aeroporto di Zaventem. Ha un nome anche il terzo attentatore suicida: è Najim Laachraoui, considerato dagli inquirenti come l’artificiere delle stragi di Parigi. All’appello però mancano almeno altri due terroristi: il secondo kamikaze della metropolitana e l’uomo con il cappello nero e la giacca bianca ritratto nel video di sorveglianza dell’aeroporto di Zaventem. Del primo non si sa neppure se sia morto durante l’esplosione dell’ordigno o se sia riuscito a scappare. Secondo la radio belga Rtbf, è stato comunque intercettato dalle telecamere di sorveglianza mentre trasportava una grossa borsa, probabilmente con dell’esplosivo. L’ultimo è Faycal Cheffou, il fantomatico terzo uomo dell’aeroporto. Che le indagini siano davvero complesse è ormai chiaro. Il procuratore federale del Belgio, Frederic Van Leeuw, nella conferenza stampa di mercoledì 23 marzo aveva parlato di un commando di 4 uomini, mentre ora sarebbero almeno 5 i terroristi implicati nel duplice attacco. Secondo la Procura, la borsa lasciata in aeroporto conteneva esplosivo ed era destinata a scoppiare: Khalid El Bakraoui ha attivato la bomba mentre si trovava nel secondo vagone del treno che proveniva dalla stazione di Schuman (fermata per le sedi della Commissione europea e del Consiglio europeo) in direzione della stazione di Arts-Loi.

L’identikit diffuso dalle autorità belga del secondo uomo ripreso dalle telecamere in metropolitana, Faycal Cheffou

Quella persona è ancora in fuga, è attivamente ricercata e ancora non è stata identificata. Ha lasciato un borsone ed è andato via. Il borsone conteneva la carica esplosiva più potente, che è stata fatta esplodere in seguito dagli artificieri“, ha confermato riferendosi al terzo uomo della foto.

Erdogan: ‘Il Belgio sapeva di uno dei kamikaze’

A rendere ancora più complesso il quadro, è arrivata la dichiarazione di Recep Erdogan in merito a Ibrahim El Bakroui, il kamikaze dell’aeroporto. L’uomo era stato fermato in Turchia, arrestato e rimandato in Belgio come terrorista: Bruxelles, secondo il presidente turco, sapeva di aver ripreso un potenziale kamikaze. “Uno dei terroristi degli attacchi a Bruxelles è stato arrestato nel giugno 2015 a Gaziantep ed è stato espulso 14 luglio 2015 dopo aver informato l’ambasciata del Belgio“, ha dichiarato in una conferenza stampa, aggiungendo che le autorità belghe non hanno mai confermato che avesse legami con cellule terroristiche “nonostante i nostri avvertimenti“.

Le autorità belga hanno però smentito, chiarendo che Ibrahim El Bakroui era stato estradato in Olanda, come ha precisato il ministro della giustizia belga, Koen Geens. “Allora non era noto per terrorismo, ma era un criminale comune in libertà condizionata“.

Colpire le centrali nucleari

Fonti di polizia hanno riferito al quotidiano la Dernière Heure che il vero obiettivo dei kamikaze sarebbero state le centrali nucleari. La notizia è da confermare, ma nel giorno degli attacchi almeno una centrale, quella di Liegi, è stata chiusa. A far cambiare i piani sarebbe stato l’arresto di Salah Abdeslam e dei suoi complici che ha fatto precipitare la situazione. I terroristi avrebbero rinunciato a colpire le centrali nucleari per rivolgersi a obiettivi più facili e meno controllati. Secondo Dh, i fratelli El Bakraoui avrebbero piazzato una macchina fotografica davanti alla casa del direttore del programma nucleare, per controllarlo e probabilmente avere accesso alle centrali. Il video della fotocamera, di 10 ore, era già stato recuperato dalle autorità a dicembre in occasione dell’arresto di Mohammed Bakkali, ritenuto un componente della cellula di Bruxelles e che, secondo i media locali, comparirebbe anche nel testamento di Ibrahim El Bakraoui. “Sappiamo dove volevano arrivare. La situazione è precipitata e si sono sentiti sotto pressione e hanno dovuto optare per l’obiettivo più facile“, ha rivelato la fonte.

Il testamento del terrorista in un pc

Gli inquirenti hanno poi trovato il computer di Ibrahim El Bakraoui in un cestino della spazzatura vicino al covo di Schaerbeek: al suo interno era conservato il testamento dell’attentatore suicida che contiene elementi molto importanti. “Mi devo sbrigare, non so che fare, non sono più sicuro, sono ricercato ovunque. Sono nel panico“, scriveva. Il passaggio chiave è però un altro. “Se continuo in questo modo mi ritroverò in una cella con Salah Abdeslam“, si legge nel testo. Il legame con il terrorista sfuggito alla morte alle stragi di Parigi si fa sempre più solido. Nella casa perquisita sono stati trovati “15 chili di esplosivo, acetone, acqua ossigenata e chiodi“, ha concluso il procuratore.

La testimonianza del tassista

Per l’identificazione è stata fondamentale è stata la testimonianza di un tassista che li aveva accompagnati all’aeroporto Zaventem di Bruxelles e che li ha riconosciuti dalla foto segnaletica: l’uomo ha dato agli inquirenti l’indirizzo in cui li ha prelevati e ha specificato che i tre avevano un numero eccessivo di bagagli, tanto da costringerli a lasciare delle valigie a casa. Arrivati in aeroporto, il tassista avrebbe ricevuto l’ordine di non toccare i bagagli perché troppo pesanti: tutti elementi che hanno permesso di risalire all’identità dei terroristi.

La foto segnaletica

Le telecamere di sorveglianza poste all’interno dell’aeroporto di Bruxelles Zaventem avevano catturato le immagini dei sospetti terroristi responsabili degli attentati, poco prima delle esplosioni che hanno provocato decine di vittime innocenti.

I media locali in Belgio hanno subito diffuso le immagini dei presunti attentatori grazie ai frame provenienti da telecamere di sorveglianza a circuito chiuso poste nei locali dell’aeroporto nazionale, dove gli investigatori hanno pure trovato un fucile Kalashnikov abbandonato in mezzo ai feriti.

Nel frame che anche noi vi proponiamo, e che ritraggono i terroristi kamikaze, si vedono alcuni uomini che spingono, ciascuno, un carrello dei bagagli. I presunti attentatori sarebbero non solo i due uomini che appaiono alla sinistra della foto, quelli che indossano due maglioni scuri, ma anche il terzo uomo sulla sinistra, quello con abiti chiari.

Nella foto si notano i due uomini vestiti di scuro che hanno una mano con un guanto. Secondo le fonti, proprio sotto a quel guanto ci sarebbe stato nascosto l’innesco per una bomba, con tutta probabilità una cintura esplosiva. I due uomini di sinistra sarebbero dunque i presunti autori degli attentati suicidi mentre la persona a destra è attualmente e attivamente ricercato.

In alcune immagini rilanciate dai media belgi viene ripreso anche il fermo di due uomini sospetti da parte della polizia fuori della Noordstation, la stazione nord di Bruxelles.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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