Ricordate l’incidente avvenuto a Tarragona, in Spagna, che ha coinvolto un bus con a bordo studentesse italiane in Erasmus all’Università di Barcellona, lo scorso marzo? Ebbene, secondo il giudice di Amposta che doveva decidere in merito sull’eventuale colpevolezza dell’autista del pullman, non c’è nessun colpevole e l’inchiesta penale è stata quindi archiviata. Eppure il conducente del mezzo aveva confessato di essersi addormentato alla guida, e all’inizio dell’indagine era stato perfino incriminato con l’accusa di pluriomicidio per imprudenza.
Il tribunale spagnolo, nella persona del giudice Gloria Granell Rul ha deciso che l’autista, il sessantaduenne dipendente della Autocares Alejandro che stava riportando a Barcellona gli studenti dopo una giornata di festa a Valencia, nonostante la confessione da lui stesso rilasciata poco dopo il tragico incidente mortale avvenuto all’alba del 20 marzo scorso a Freginals, non è da ritenersi colpevole perché non ha commesso alcun reato. I giudici hanno appurato che guidava ad una velocità adeguata, non stava usando il telefono cellulare, non era alterato da sostanze e ha rispettato i tempi di riposo imposti dal regolamento.
Tutto questo sembra davvero una beffa, dato che le risultanze della scatola nera parlano di anomali cambiamenti di velocità del bus accaduti diverse volte prima che si ribaltasse. Dettaglio che fa pensare che ci sia stato sul serio l’addormentamento dell’autista, come già per altro confermato anche dalla polizia, lo scorso luglio. “Si tratta di una decisione molto grave presa senza portare a termine l’istruttoria e senza che nessuno abbia chiesto l’archiviazione, né le difese né il pm. Non è stato sentito neppure l’indagato”, ha denunciato l’avvocato Christian Maiolo, che assiste in Spagna le famiglie delle vittime.
E sempre lo scorso luglio i parenti delle vittime avevano subito la decisione dei risarcimenti irrisori per la morte delle giovani ragazze, perché la compagnia assicuratrice della società del pullman aveva ridotto del 25% l’indennizzo, per il fatto che le ragazze non avevano le cinture di sicurezza, mentre ora i familiari delle ragazze morte devono accettare la ben più grave notizia dell’archiviazione dell’inchiesta penale.
“Ora ci verranno a dire che le nostre figlie si sono buttate da sole sotto quel bus. Voglio essere chiaro: una condanna ad uno, cento, mille anni di carcere non riporterebbe in vita le nostre figlie. Al tempo stesso giustizia deve essere fatta. Non è una frase fatta, non è uno slogan. Vogliamo che qualcuno paghi per quello che è successo. Faremo certamente ricorso” commenta Paolo, il padre di Francesca Bonello, la studentessa genovese di Castelletto che ha perso la vita in quell’incidente insieme a Serena Saracino, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Elisa Valent, Lucrezia Borghi ed Elisa Scarascia Mugnozza. Con loro, due ragazze tedesche, una rumena, una dell’Uzbekistan, una francese e una austriaca. Tutte tra i 19 e i 25 anni.