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Strage di Bologna: storia, vittime e colpevoli

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La strage di Bologna, con la sua storia, le vittime e i colpevoli, continua a far parlare di sé. Bologna non dimentica l’attentato più grave della storia del dopoguerra italiano e come ogni anno da quel due agosto 1980, si ferma e ricorda la strage alla stazione ferroviaria in cui restarono uccise 85 persone mentre altre 200 furono ferite, alcune mutilate. La stagione terroristica di quegli anni è finita ma non sono chiariti i misteri e le trame che hanno portato a quell’odioso attentato terroristico. E alle puntuali commemorazioni, insieme ai parenti delle vittime, anche quest’anno il governo ha deciso di inviare uno dei suoi uomini. A rappresentare le istituzioni alla 37esima giornata dedicata al ricordo della strage c’è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, bolognese, ma la notizia ha generato qualche polemica, soprattutto calcata dal presidente dell’Associazione familiari delle vittime, il deputato Paolo Bolognesi, che al governo aveva mandato a dire di essersi “comportato in maniera assurda e truffaldina nei confronti delle vittime della strage della stazione” e sull’intervento di Galletti aveva commentato: “Sono ancora sgraditi, non ho cambiato idea”, per concludere che “Il Governo si fa rappresentare da chi crede. Bisognerà vedere cosa Galletti viene a dire e a fare”.

“Sono orgoglioso ed emozionato di rappresentare il governo”, scrive Galletti in una nota. “Da bolognese ho vissuto quei giorni di 37 anni fa e ricordo il dolore e lo sgomento della città. Quell’episodio di terrorismo ha cambiato per sempre Bologna e la generazione di bolognesi della quale faccio parte. E’ dunque doveroso ricordare e fare in modo che quanti hanno più sofferto, mi riferisco ai familiari delle vittime, abbiano le risposte che meritano. Se così non è stato fino a oggi, bisogna riparare a queste mancanze. E’ questo lo spirito con cui sarò a Bologna a nome del governo”.

Purtroppo però, stando ai fatti, cinque gradi di giudizio non hanno ancora permesso di fare piena luce sulle responsabilità della strage che, come racconta Pietro Giurdanella, presidente della fondazione bolognese Ipasvi: ”fu il nostro 11 settembre”. In più, dopo la recente richiesta di archiviazione per le indagini sui mandanti della strage di Bologna, il presidente dell’organizzazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi, ha ribadito la sua contrapposizione al governo (“i rappresentanti del Governo restano sgraditi”), mentre il sindaco di Bologna Virginio Merola ha cercato di smorzare i toni: “Il terrorismo è un tema della nostra memoria, sulla quale lavoriamo nelle scuole tutto l’anno, ma anche tragicamente attuale e auspico che le celebrazioni si svolgano senza contrapposizioni, alla presenza di tutte le autorità invitate, e che gli impegni che il Governo si è assunto vengano rispettati”.

Gli eventi legati alla commemorazione

Il 2 agosto fu il nostro 11 settembre. All’epoca l’Italia non era preparata a gestire un così alto numero di feriti, non c’era il 118, che nacque proprio in seguito alla strage”, racconta Giurdanella. ”Sì, avevamo qualche ambulanza, ma fu l’imponente opera di solidarietà messa in atto da soccorritori e cittadini volontari ad avere un ruolo chiave in quella tragedia. Ed è questo ciò che vogliamo tramandare tramite la mostra, soprattutto in un momento in cui l’Europa si trova a fare i conti con fatti altrettanto drammatici”. Una mostra fotografica ‘annuale’ per non dimenticare, dunque, quella organizzata in occasione del 36° anniversario della strage di Bologna, dal Collegio Ipasvi di Bologna in collaborazione con il Collettivo Artisti Irregolari, dal titolo “Due minuti dopo”, un primo evento di un percorso annuale iniziato il 2 agosto 2016 e che si concluderà il 2 agosto 2017, che mira a sottolineare il prezioso e sostanziale contributo degli infermieri in quelle drammatiche ore. L’evento si inserisce in una cornice di altre manifestazioni condivise da altre realtà associative bolognesi.

Già la sera di martedì 1 si inaugura la due giorni della commemorazione delle vittime della strage di Bologna, con un appuntamento in piazza Nettuno con il “Cantiere di narrazione popolare 2 agosto”, dal discorso ai narratori pronunciato da Matteo Belli.

La mattina di mercoledì 2, fra le 6:30 e le 8:30 al Parco della Montagnola arrivano in città le staffette podistiche “Per non dimenticare”. In Stazione Centrale si apre uno stand commemorativo voluto da Poste Italiane. Dopo l’incontro dei familiari delle vittime con le autorità locali a Palazzo D’Accursio, tutti insieme in corteo si arriva a piazza Medaglie d’Oro, di fronte alla stazione di Bologna, per il consueto minuto di silenzio previsto per le 10:10, ora in cui scoppiò la bomba.

Sul primo binario sarà deposta una targa a memoria del ferroviere Silver Sirotti, scomparso nella strage del treno Italicus, e dal piazzale Est un treno speciale arriverà a San Benedetto Val di Sambro, dove saranno onorate le vittime dei treni Italicus e del 904 Napoli-Milano, mentre nella chiesa di San Benedetto di via dell’Indipendenza, l’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, celebrerà la Messa. Dalle 11 partirà anche il “Cantiere” di 85 narratori popolari sparsi per la città che racconteranno, fino alle 23, le vicende personali di chi perse la vita nella strage alla stazione.

Alle 11:30 gli autisti di Cotabo ricordano i colleghi deceduti per poi prendere parte al torneo triangolare di calcio “Lo sport ricorda”, alle 16:30 al Centro Sportivo Arcoveggio, dove si sfideranno le rappresentative di tassisti, ferrovieri e consiglieri comunali. Le commemorazioni si concluderanno in piazza Maggiore, con il 23esimo “Concorso internazionale di Composizione 2 agosto”, con la Fondazione Arturo Toscanini che eseguirà le composizioni vincitrici diretta dal maestro Alessandro Cadario.

La bomba alla stazione di Bologna, la strage del 2 agosto 1980

Era il 2 agosto del 1980. Alle 10:25 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna c’erano molte persone, perché la sala era affollata di turisti e di persone che partivano o ritornavano dalle vacanze. All’improvviso ci fu l’esplosione di una bomba contenuta in una valigia abbandonata. La detonazione determinò il crollo dell’ala ovest dell’edificio. Ancora oggi è possibile vedere lo squarcio nel muro del primo binario, dove una lapide ricorda i nomi di tutte le vittime.

Lo scoppio investì anche il treno Ancona-Chiasso, che, nel momento dell’esplosione, si trovava fermo sul primo binario. In tutto ci furono 85 morti, mentre più di altre 200 persone restarono ferite o mutilate. I cittadini si mobilitarono nel prestare i primi soccorsi alle vittime e aiutarono ad estrarre le persone sepolte sotto le macerie.

Per trasportare la grande quantità di feriti verso gli ospedali, furono impiegati anche degli autobus, auto private e taxi. Furono riaperti i reparti chiusi a causa delle ferie, i medici e il personale ospedaliero fecero ritorno, in modo da poter prestare le cure a tutti i pazienti. Nei giorni successivi alla strage ci furono molte manifestazioni di protesta da parte della popolazione, che rivolse aspre critiche nei confronti dei membri del Governo, che, il giorno 6 agosto, parteciparono ai funerali delle vittime. I funerali furono celebrati nella basilica di San Petronio. Differente comunque fu il comportamento del Presidente Sandro Pertini, che alle 17:30 del giorno della strage, arrivò a Bologna con un elicottero e si lasciò andare alle lacrime di fronte ai giornalisti.

La storia del processo sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980

La storia processuale della strage di Bologna è stata lunga, costellata di depistaggi, malumori e scontri politico-giudiziari. A portare avanti la battaglia in tribunale l’associazione dei familiari delle vittime, che non hanno mai smesso di chiedere la verità. Le prime risposte definitive arrivano con la sentenza della Corte di Cassazione il 23 novembre 1995: Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti dei Nar (sempre autoproclamatisi innocenti) vengono condannati all’ergastolo, perché esecutori materiali; condannati per il depistaggio delle indagini Licio Gelli (ex capo della P2), Francesco Pazienza (ex agente del SISMI), Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte (ufficiali del servizio segreto militare).

Il 9 giugno del 2000 arrivano nuove condanne: 9 anni per Massimo Carminati, estremista di destra, 4 anni e mezzo a Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e a Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare; infine 30 anni comminati a Luigi Ciavardini, esponente del gruppo neofascista NAR.

Gli ex terroristi neri Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (in foto) sono stati condannati definitivamente nel 2014. In base a ciò che ha disposto il tribunale civile, i due devono risarcire con 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno. I due ex Nar sono stati riconosciuti colpevoli di essere gli esecutori materiali, ovvero di avere piazzato la bomba alla stazione di Bologna quel 2 agosto del 1980, ma ancora oggi mancano ancora le risposte: i nomi dei mandanti, i volti di chi volle questa infame strage.

A maggio 2017, a quasi 37 anni di distanza dalla strage alla Stazione di Bologna, la Procura della città emiliana ha chiesto di mandare di nuovo a processo l’ex Nar Gilberto Cavallini, 64 anni, con l’accusa di concorso nella strage della stazione del 2 agosto 1980, per avere aiutato nella preparazione della bomba piazzata nella sala di aspetto della seconda classe, e per avere fornito ai condannati supporti pratici e logistici in Veneto.

Cavallini, che sta scontando l’ergastolo a Terni per altri omicidi politici, tra cui quello del giudice Mario Amato, dopo un’archiviazione nel 2013 per la strage, è tornato nel mirino dei pm sulla base del dossier presentato dall’associazione dei familiari delle vittime. L’ex Nar fu l’ultimo della banda di terroristi a essere catturato, a Milano, nel settembre 1983 e fu condannato per banda armata nello stesso processo che portò all’ergastolo Mambro e Fioravanti, mentre Ciavardini, minorenne nel 1980, ebbe una condanna a 30 anni. Di recente la stessa Procura di Bologna ha chiesto invece l’archiviazione per il fascicolo sui mandanti, rimasto contro ignoti.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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