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Il 26 aprile 1986 avveniva la cosiddetta strage di Chernobyl, il più grave incidente nucleare della storia dell’umanità, diventato il simbolo di tutti i timori e le paure legate a questa fonte di energia tanto preziosa quanto potenzialmente distruttiva. A 31 anni di distanza dal disastro, nel giorno esatto delle commemorazioni per le vittime, scopriamo che poco o nulla è cambiato intorno all’area: la città di Pripyat, nella zona nord dell’Ucraina, resta ancora una realtà fantasma, e secondo diverse indagini effettuate le radiazioni continuano a uccidere nonostante siano progressivamente diminuite.
Né le istituzioni né gli scienziati si pronunciano con certezza sugli effetti nel tempo delle polveri e delle radiazioni nel terreno, ma a parlare chiaro son il numero di bambini malati di tumore, di donne sterili e di altre malattie compatibili con la presenza di radiazioni, in un numero ben superiore alla media. Oggi, persone anziane e qualche famiglia sono tornate a vivere intorno all’area di Chernobyl, gente economicamente impossibilitata a spostarsi altrove, mentre incredibilmente vengono organizzati tour in alcune zone di Pripyat, tramite alcune agenzie autorizzate a portare i turisti nella zona rossa per alcune ore, monitorando costantemente i livelli di radioattività a cui vengono esposti i visitatori.
L’incidente
Quel tragico giorno una forte esplosione provocò lo scoperchiamento del reattore, che a sua volta fece da detonatore per un vasto incendio da cui si sprigionò una nuvola radioattiva, contaminando vaste porzioni di territorio intorno alla centrale. Le ragioni per cui avvenne un tale disastro sono molteplici: secondo gli esperti l’impianto presentava numerosi problemi già in fase di progettazione e successivamente anche nella costruzione della struttura, ma a determinare l’incidente ci sarebbe stata anche una grave carenza di personale. Più di 300mila persone furono evacuate, e il numero delle vittime incalcolabile, mentre l’area tutto intorno, vasta per circa 30 chilometri, venne ribattezzata ‘zona di morte’, ed ancora oggi continua a produrre radiazioni.
Numero di morti
A tutt’oggi infatti è impossibile stabilire il numero esatto di mortiper le conseguenze dell’incidente: alcuni morirono subito, molti altri hanno subito nel tempo gli effetti delle radiazioni. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di 9mila decessi, mentre altri rapporti bielorussi azzardano 115mila vittime: tuttavia diverse organizzazioni ambientaliste come Greenpeace sostengono che una valutazione complessiva delle conseguenze sulla salute umana sia impossibile da stimare, essendo inclassificabile il numero di malattie e l’impatto sulla mortalità di un evento di tali proporzioni.
Impatto ambientale
Per chi come vi scrive è stato un ragazzino negli anni Ottanta, il ricordo più vivido del disastro era l’impossibilità di mangiare insalata o di altri prodotti che ‘venivano dall’Unione Sovietica’, o erano stati ‘contagiati’ da Chernobyl: se i livelli di contaminazione si sono propagati fino a noi in Italia, seppur in maniera flebile, si può avere un’idea di quale possa essere stato l’impatto ambientale nell’area del disastro. Gli esempi sono molteplici: il bosco di pini nei pressi assunse il nome di Foresta Rossa dopo che gli alberi presero un colore rossiccio, prima di morire, come morirono cavalli, bovini ed altri esemplari della fauna, che oggi sono tornati timidamente a ripopolare la zona. Tracce di contaminazione sono state riscontrate anche in piante ed animali in Paesi lontani come Germania e Norvegia, e numerosi studi hanno segnalato nel corso del tempo la presenza di malformazioni e riduzioni delle capacità cognitive di diverse specie, soprattutto nell’area intorno all’incidente.
Chernobyl oggi
Proprio nel 2016 sono finalmente partiti i lavori per realizzare un nuovo sarcofago, che fungerà da copertura per il reattore numero quattro della centrale, che continua incessantemente a bruciare, almeno per i prossimi 100 anni: la nuova copertura sarà in acciaio, a prova di terremoti e tornado, e rivestirà anche il vecchio sarcofago in cemento armato che ha iniziato a deteriorarsi. Il costo complessivo sarà di circa un miliardo e mezzo di euro, e i lavori dovrebbero completarsi entro il 2017: la struttura avrà la forma di un arco della lunghezza di 162 metri e 108 di altezza, e grazie ad esso sarà finalmente possibile contenere il materiale radioattivo e successivamente smantellare il reattore, mediante l’ausilio di ponti mobili. Oltre 6mila lavoratori sono coinvolti nel progetto, i quali indossano speciali tute da lavoro ed hanno un contratto di lavoro dalla durata variabile, a seconda delle quantità di radiazioni a cui saranno esposti.
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