Fedez è comparso in aula stamattina per testimoniare nel processo sulla strage di Corinaldo in cui morirono 6 persone.
Era la notte tra il 7 e l’8 dicembre quando un concerto di Sfera Ebbasta presso il Lanterna Azzurra Clubbing a Corinaldo si trasformò in tragedia. E oggi, 24 marzo 2023, il rapper Fedez è stato interpellato come testimone all’udienza del secondo filone del processo.
Fedez testimone al processo sulla strage di Corinaldo, le dichiarazioni
Perché Fedez è stato chiamato a testimoniare? Il rapper si era esibito in quella stessa discoteca qualche anno prima della tragedia, il 27 febbraio 2016. Il processo in corso riguarda la parte amministrativa dell’incidente, cioè gestori e proprietari del locale, operatori della sicurezza e vigilanti.
Per questo Fedez, chiamato a rispondere riguardo alla sua esperienza al Lanterna Azzurra, ha dichiarato di non avere un ricordo nitido, ma di non ricordare quella data come una di quelle gestite male. In più, ha affermato che non è mai stato testimone di episodi in cui qualcuno abbia spruzzato spray al peperoncino ad un suo concerto.
Il rapper ha poi aggiunto una sua valutazione personale, sostenendo che episodi del genere siano riconducibili ad un filone artistico ben definito, quello trap, che negli ultimi anni spopola tra i giovani.
Sebbene a nessuno dei suoi concerti gli spettatori abbiano usato spray urticante al peperoncino, infatti, tutte le volte in cui è successo secondo il rapper si trattava di concerti di artisti trap. Secondo Fedez, quindi, gli episodi dello spray al peperoncino sono “concomitanti con l’esplosione del genere trap”.
Surreale che non si conoscesse il numero di biglietti venduti
Il processo in atto mira ad individuare le responsabilità dietro le carenze in materia di sicurezza all’interno del locale la notte della tragedia. Chiamato a commentare la questione, Fedez ha definito “surreale e strano” il fatto che chi lavorava con Sfera Ebbasta per la realizzazione di quell’evento non sapesse quanti biglietti avessero venduto.
E poi, ha sottolineato che generalmente prima dell’arrivo dell’artista che deve esibirsi un incaricato del management si reca sul posto per controllare le condizioni del locale. Tutto ciò rende ancora più dubbio il fatto che sia i gestori del locale che i coordinatori dell’evento e l’artista stesso non fossero a conoscenza delle condizioni di sicurezza precaria che ci sarebbero state quella sera.
Fedez ha poi concluso la testimonianza commentando che lo scenario peggiore, che si è poi verificato, era prevedibile. Per immaginarlo, bastava considerare la combinazione tra cachet stellare destinato al cantante, prezzo basso dei biglietti e capienza limitata del locale.
Strage di Corinaldo, condannati i componenti della “banda dello spray”
La strage di Corinaldo è costata la vita a 5 minorenni e una mamma. 200 sono stati i feriti. Tutto causato da una fuga di massa provocata dalla diffusione di spray al peperoncino all’interno del locale. L’ambiente era pieno di persone, molto oltre le capacità di capienza del locale.
La calca quindi ha iniziato a spingere verso un’uscita di sicurezza, che dava su una rampa. La balaustra laterale della rampa non ha però retto al peso di tutte quelle persone, e cedendo ne ha fatte precipitare a decine. Alcune di loro sono state travolte dalla folla, e 6 non ce l’hanno fatta.
Le indagini hanno poi rivelato che a spruzzare lo spray urticante fu una banda di baby rapinatori, che lo utilizzò nel tentativo di fuggire dal locale. A distanza di un anno e mezzo dalla tragedia, il 30 luglio 2020 i 6 membri della banda sono stati condannati in primo grado, con pene che vanno dai 10 ai 12 anni.
Adesso invece, va avanti la parte amministrativa del processo, per stabilire le responsabilità della scarsa gestione della sicurezza all’interno del locale. Le accuse contemplate sono, tre le altre, di cooperazione in omicidio colposo plurimo e disastro colposo aggravato.